La scelta del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di autorizzare l’utilizzo da parte dell’Ucraina di missili americani a lungo raggio contro obiettivi in Russia è un copione ormai consolidato.

Per mesi, la Casa Bianca ha respinto le richieste simili avanzate da Kiev, temendo di alimentare un’escalation del conflitto. Tuttavia, dopo le pressioni e le critiche ucraine, e quando ormai la questione sembra essere stata accantonata, l’amministrazione Biden finisce per approvare ciò che inizialmente aveva rifiutato.

Richieste di armamenti come i lanciarazzi HIMARS, i carri armati Abrams e gli F-16 hanno seguito un andamento simile: iniziale resistenza e tentennamenti da parte degli Stati Uniti, seguiti poi dall’approvazione, spesso in ritardo rispetto alle necessità ucraine.

La domanda ora è: l’arrivo dei missili ATACMS americani in Ucraina sarà sufficiente a cambiare gli equilibri della guerra, colpendo obiettivi strategici in profondità nel territorio russo? La risposta è complessa e spiega almeno in parte la cautela mostrata dall’amministrazione Biden.

Biden autorizza l’Ucraina a usare gli ATACMS in Russia

Un funzionario americano ha precisato che gli ATACMS saranno utilizzati principalmente contro obiettivi nella regione di Kursk, con l’obiettivo di aiutare Kiev a mantenere il controllo il più a lungo possibile.

L’impiego di migliaia di soldati nordcoreani da parte di Mosca rappresenta una nuova dinamica nel conflitto, preoccupando Biden e i suoi consiglieri. Questo schieramento, secondo un comandante ucraino, fornisce a Mosca un vantaggio strategico, consentendo alle truppe russe di concentrarsi su operazioni offensive altrove.

La possibilità di fornire all’Ucraina missili ATACMS per attacchi in territorio russo è stata discussa per mesi. Gli Stati Uniti inizialmente si erano opposti, citando rischi di escalation e limitate riserve di armi. I missili, complessi e costosi da produrre, erano stati consegnati solo nel 2024 per l’uso in Ucraina. Tuttavia, Kiev ha spinto con forza affinché ne fosse autorizzato l’impiego contro obiettivi in Russia, presentando a Washington un piano dettagliato per colpire infrastrutture critiche.

Durante un incontro alla Casa Bianca lo scorso settembre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha presentato a Biden una lista di bersagli in Russia, inseriti nel suo “piano di vittoria”. Biden non ha immediatamente approvato la richiesta, ma ha lasciato aperta la porta a ulteriori discussioni.

Dopo l’annuncio dell’autorizzazione, Zelensky ha commentato su Telegram con una frase sibillina: “I missili parleranno da soli”.

L’Ucraina avrà accesso a un numero limitato di ATACMS, che, sebbene abbiano una gittata massima di circa 100 chilometri (62 miglia), difficilmente potranno causare un cambiamento radicale sul campo di battaglia. Analisti hanno identificato numerosi obiettivi russi nel raggio d’azione di questi missili, ma l’effetto pratico è attenuato dalla scarsità di unità disponibili. Inoltre, i russi avrebbero già trasferito risorse strategiche, come aerei d’attacco, più lontano, fuori dalla portata di questi sistemi.

Rischi di escalation

Autorizzare l’uso di missili americani per attacchi più profondi in Russia comporta un potenziale rischio di escalation. Nonostante la debolezza militare attuale di Mosca, il Cremlino potrebbe decidere di reagire in modo più aggressivo, anche al di fuori del teatro ucraino. Accuse di sabotaggio da parte dei servizi segreti russi contro obiettivi civili in Europa, come i recenti episodi di pacchi esplosivi su aerei cargo, evidenziano la possibilità di ritorsioni indirette.

La decisione di Biden arriva anche in risposta alla crescente internazionalizzazione del conflitto. Lo schieramento di truppe nordcoreane a supporto delle forze russe nella regione di Kursk è stato interpretato dagli Stati Uniti come un’ulteriore escalation, portando a una risposta mirata. Secondo i funzionari occidentali, l’intervento della Corea del Nord rende il conflitto sempre più globale, coinvolgendo anche attori dell’area indo-pacifica.

L’eredità di Biden per Trump

Nonostante la lunga attesa, la scelta di Biden sottolinea il significato simbolico di questa autorizzazione. La decisione sembra rappresentare un cambio di passo, segnalando una maggiore determinazione degli Stati Uniti nel conflitto.

Tuttavia, il ritardo nel prendere questa posizione ha amplificato la portata della scelta. Quello che è certo è che il neo presidente eletto Donald Trump, che ha promesso di porre fine al conflitto in breve tempo, erediterà una guerra in cui le implicazioni geopolitiche e strategiche sono ormai ancora più rilevanti.