Un colpo molto forte, l’ennesimo all’istruzione pubblica italiana. Questo emerge dal dialogo con la coordinatrice nazionale di Link Coordinamento Universitario Arianna D’Archivio che fa parte anche del comitato per il Referendum contro l’autonomia differenziata. Il ddl Calderoli è stato approvato dalla Camera lo scorso 19 giugno con 172 voti favorevoli e 99 contrari.
La proposta del ministro degli Affari regionali prevede un rafforzamento dell’autonomia che potrebbe costare caro alle Regioni con un Pil più basso. Gli effetti del ddl Calderoli si vedranno su molti settori, tra tutti c’è anche l’università e più in generale il mondo dell’istruzione. Non è un caso che al centro delle piazze del No Meloni Day, dello scorso 15 novembre 2024, l’autonomia differenziata sia stata presa di mira assieme alla contestata legge di bilancio.
Arianna D’Archivio si occupa di diritto allo studio in qualità di coordinatrice nazionale del sindacato universitario Link e spiega in esclusiva a Tag24 quali potrebbero essere gli effetti negativi di questo disegno di legge. Negli scorsi giorni la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime sette previsioni centrali del progetto. Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, la recente sentenza della Consulta sul ddl eliminerebbe addirittura la possibilità di un referendum.
D’Archivio (Link): “L’autonomia differenziata stravolge l’università”
“Noi l’autonomia differenziata per certi versi la viviamo già” spiega D’Archivio parlando in esclusiva a Tag24 “è già in atto dall’entrata in vigore di un’altra riforma, quella voluta dal ministro Gelmini nel lontano 2008“. Stando a quanto racconta la coordinatrice nazionale di Link Coordinamento Universitario, gli atenei oggi sono già atomizzati e hanno direttive diverse per ogni Regione. L’eventuale entrata in vigore dell’autonomia differenziata voluta dal ministro Calderoli non farebbe altro che aumentare un divario già abbastanza evidente.
“Sono le Regioni che sopperiscono alle mancanze dello Stato” prosegue D’Archivio “soprattutto in termini di diritto allo studio“. Il problema è che non tutte le Regioni hanno la potenza economica per poter garantire il diritto allo studio e lasciarle sole a sé stesse potrebbe rivelarsi una mossa estremamente pericolosa e lesiva nei confronti degli studenti, lascia intendere la coordinatrice nazionale di Link.
“Lasciando ulteriormente in mano alle Regioni tutto quello che è l’istruzione e il finanziamento che avviene attraverso enti regionali, ci troveremo in una situazione in cui vedremo sempre di più il diritto allo studio attaccato” spiega D’Archivio. Quali potrebbero essere le conseguenze di questa scelta? Non solo un impoverimento di alcuni atenei ma anche dell’intero territorio regionale.
“Questo vuol dire studenti senza borse di studi o senza residenze pubbliche gestite dagli enti regionali che sono comunque pochissime rispetto a quelle private” prosegue “si arriva un impoverimento ulteriore non solo delle università ma anche del territorio perché ci saranno Regioni pronte a sopperire alla mancanza di fondi e altre che invece saranno sempre più indebolite“.
Anche gli atenei del Nord vanno in affanno?
Da molti esponenti dell’opposizione, il ddl Calderoli è visto come un completamento del sogno irrealizzato della Lega Nord: un federalismo volto a vantaggio delle Regioni settentrionali. Ma davvero l’autonomia differenziata non sortisce effetti negativi anche sul Nord Italia? Secondo D’Archivio, le università settentrionali sono andate di recente in affanno a livello economico e non sono riuscite a garantire servizi che fino a qualche anno fa le distinguevano da quelle del Centro e del Sud del nostro Paese.
“Al contrario della retorica che si vuole far passare sulle Regioni del Nord, l’anno scorso il Piemonte e il Veneto, che erano due Regioni che storicamente erano riuscite a coprire tutte le borse di studio e tutte le richieste, si sono trovate con un migliaio di idonei non beneficiari a testa” spiega D’Archivio “di conseguenza il Piemonte ha dovuto ricorrere a dei soldi che erano adibiti al bilancio dell’anno dopo e ora ancora non si sa da dove verranno presi i soldi, mentre il Veneto si è trovato con migliaia di studenti idonei non beneficiari“.
L’Università è reduce da tagli e difficoltà già portate dalla manovra di bilancio, oggetto di tantissime manifestazioni studentesche lo scorso 15 novembre, e ora la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente. In sintesi, D’Archivio spiega così il ddl Calderoli e gli effetti che potrebbe avere sull’Università italiana: “Un cane che si morde la coda” prosegue “si dice che le Regioni debbano avere in qualche modo in mano le decisioni in merito alla gestione dei propri fondi, dopodiché non vengono effettivamente dati dei fondi alle Regioni per gestire l’istruzione“.
L’opposizione all’autonomia differenziata al di là del referendum
Anche se, come ha ipotizzato il Guardasigilli Carlo Nordio, il referendum non dovesse esserci le parti sociali non demorderanno. D’Archivio spiega che il tema dell’autonomia differenziata ha unito per comunità d’intenti tante realtà del mondo dei sindacati e dei partiti di opposizione in un grande polo per dire ‘no’ a una misura considerata pericolosa.
“Da un sacco di tempo, come Link, ci diciamo che i livelli essenziali delle prestazioni almeno sull’università devono essere più stringenti per mettere di fronte le Regioni a tutte le mancanze che si hanno nei luoghi della formazione” dice la coordinatrice nazionale “poi si è creato anche un dialogo tramite le varie parti d’opposizione. L’autonomia differenziata si sta provando a portare avanti da tempo e noi la contestiamo da anni“.
La promessa è quella di una battaglia che continuerà al di là di qualunque decisione si possa prendere in merito al referendum. Per ora tutto resta sospeso e, nonostante l’ottimismo della maggioranza in merito alla possibile assenza di un referendum, bisognerà attendere.
“Continueremo a metterci ancora in connessione, creando spazi di contrattazione anche all’interno delle Regioni, per ricordare che i soldi si trovano quando bisogna finanziare la guerra ma non si trovano mai quando si parla di università” conclude D’Archivio.
Autonomia differenziata e università: quali sono i timori?
- Effetti negativi dell’autonomia differenziata sull’istruzione: Il ddl Calderoli, approvato il 19 giugno 2024, attribuisce maggiore autonomia legislativa alle Regioni in settori cruciali, tra cui l’istruzione. Questo potrebbe ampliare il divario tra le regioni economicamente forti e quelle più deboli, con un impatto pesante sul diritto allo studio, borse di studio e servizi universitari, secondo Arianna D’Archivio di Link Coordinamento Universitario.
- Problemi anche nelle Regioni settentrionali: Contrariamente alle aspettative, l’autonomia differenziata non favorisce esclusivamente il Nord. Regioni come Piemonte e Veneto, tradizionalmente efficienti nel finanziare le borse di studio, stanno affrontando difficoltà crescenti, con migliaia di studenti “idonei non beneficiari”.
- Opposizione sociale e politica: Il ddl Calderoli è fortemente contestato da sindacati, studenti e partiti d’opposizione, che lo considerano lesivo per l’unità nazionale. Anche senza il referendum, le realtà coinvolte promettono di continuare la battaglia per difendere l’uguaglianza nell’accesso all’istruzione e per ottenere finanziamenti adeguati per le università.