Le incertezze sul futuro del Referendum abrogativo della Riforma dell’Autonomia Differenziata dopo la pronuncia della Corte Costituzionale di giovedì 14 novembre che, di fatto, ha svuotato di contenuti il Ddl Calderoli, ha riportato di attualità anche la questione relativa ad un altro referendum, il Referendum per la modifica della legge 91/1992, la legge che regolamenta il conferimento della cittadinanza italiana ai cittadini stranieri residenti in Italia.
Un referendum promosso da +Europa con il sostegno di una parte dei partiti di centrosinistra e numerose associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei migranti e a sostegno del quale sono state raccolte 635mila firme nell’arco di pochi giorni, a riprova dell’attenzione dei cittadini nei confronti di un tema che tocca nell’immediato la quotidianità di tutti gli italiani e che non viene affrontato in maniera sistemica dal legislatore da 32 anni.
Ad oggi la legge prevede il diritto alla cittadinanza italiana per coloro i cui genitori siano cittadini italiani (Ius sangunis). Gli stranieri possono fare richiesta di ottenimenti della cittadinanza solo se risiedono regolarmente in Italia da dieci anni.
Sul Referendum sulla cittadinanza italiana e sulla necessità di riformare la legge, Tag24.it ha intervistato il senatore del Partito Democratico, Francesco Giacobbe, eletto nella circoscrizione estera che raggruppa Oceania, Asia, Africa e Antartide che ha raccontato la sua esperienza in Australia nei primi anni ’80 e come il Paese ha affrontato il tema dell’immigrazione trasformandolo in un punto di forza e di sviluppo.
Che fine ha fatto il Referendum sulla cittadinanza italiana?
I fuochi d’artificio della scorsa estate, con l’acceso scontro in seno al Governo tra Forza Italia e Lega sulla necessità di rivedere la legge per il conferimento della cittadinanza italiana agli stranieri residenti in Italia, hanno avuto il merito di riportare l’attenzione su un tema tanto delicato quanto divisivo.
All’interno del dibattito si inserisce anche la proposta di un Referendum che vuole dimezzare – portando da 10 a 5 – gli anni di soggiorno obbligatorio in Italia necessari per poter richiedere la cittadinanza italiana.
Lo scorso 30 settembre il comitato referendario ha depositato, presso la Corte di Cassazione il quesito referendario e le 635mila firme raccolte tramite la piattaforma on-line del Ministero della Giustizia. Entro il 15 dicembre – in concomitanza con la pronuncia per l’ammissibilità del referendum sull’autonomia differenziata link – l’Ufficio Referendario presso la Suprema Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità del referendum e sul quesito referendario.
Dopodichè il Referendum passerà al vaglio della Corte Costituzionale che dovrà valutare la costituzionalità della proposta referendaria entro il 20 gennaio 2025. La sentenza, infine, è attesa entro il 25 febbraio. Qualche dubbio sulla tenuta costituzionale del quesito è stato anche sollevato da alcuni costituzionalisti, ma si attende la pronuncia della Consulta per tirare le somme.
Se la Consulta dovesse dare il via libera, allora, con molto probabilità la consultazione popolare dovrebbe svolgersi in primavera, tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Cittadinanza, il senatore Giacobbe: “Italia segua modello Australia”
Secondo il senatore del Partito Democratico Francesco Giacobbe è necessaria una riforma urgente della legge che regola il conferimento della cittadinanza italiana.
Una legge ferma al 1992 e che di consenguenza non tiene conto dell’evoluzione della società italiana negli ultimi 30 anni. Una legge, in sintesi, che non consentirebbe al nostro paese di rispondere alle sfide imposte dai cambiamenti sociali e delle dinamiche globali in corso.
Il senatore eletto nella circoscrizione estera ha raccontato la sua esperienza e come l’Australia abbia affrontato il tema adottando un modello di integrazione basato sul multiculturalismo, che riconosce e rispetta le differenze culturali, ma cerca anche di trarre benefici da queste diversità per arricchire la società.
Il paragone con l’Italia evidenzia, invece, una resisistenza da parte del nostro paese a conferire la cittadinanza a chi è nato e cresciuto nel nostro paese ma non ha genitori italiani o a chi vi vive e lavora da anni.
“Sono emigrato in Australia nel 1982 in un periodo in cui il governo australiano addirittura incoraggiava a diventare cittadini australiani perché i processi di integrazione avvengono anche con la partecipazione diretta alla vita sociale, culturale e politica del paese. A partire dalla metà degli anni ’70 il governo ha portato avanti un cambio di paradigma nella definizione dell’identità del paese, da un paese che riportava la sua identità alla propria origine anglosassone ad un paese che invece cercava la sua identità in una nuova società multiculturale”.
Spiega il senatore Giacobbe che illustra come, dalla metà degli anni 70 fino ad oggi, l’Australia ha costruito una propria identità basata sul multiculturalismo e “su questa convivenza pacifica di oltre 150 culture diverse che caratterizza lo stile di vita australiano.”
Giacobbe: “Non avere paura di dare la cittadinanza”
Secondo il senatore democratico l’Italia dovrebbe guardare al modello Australiano di integrazione per rispondere alla sfida rappresentata dalla trasformazione della società in una società multiculturale.
“Io non vedo perché noi italiani dobbiamo avere paura di dare la cittadinanza a chi in questo paese è nato, è cresciuto, ha fatto le scuole (il riferimento è alle polemiche per proposta dello ius scholae di Forza Italia, ndr). Anzi io lo incoraggerei. Bisogna cambiare la legge? Certo, che bisogna cambiare la legge perchè c’è una percentuale di cittadini che vivono, lavorano e sono addirittura nati in Italia e che non possiamo escludere dalla vita del Paese, ma che dobbiamo coinvolgere all’interno della società italiana tramite processi di integrazione”.
Cos’è la proposta di un Testo Unico di Cittadinanza?
E quindi come si risolve il problema? Secondo il senatore italo-australiano la soluzione sarebbe la revisione totale delle leggi sulla cittadinanza italiana fino ad arrivare ad un testo unico della cittadinanza che affronti, in maniera sistemica, tutte le problematiche di un tema molto più complesso e che vanno al di là della semplice scelta tra ‘ius soli’ e ‘ius sangunis’ o ‘ius scholae’.
“In effetti il problema principale è che in Italia, come nel resto del mondo, la società è andata avanti, la società è cambiata e le leggi non sono riuscite a stargli appresso e adesso bisognerebbe fare questo scatto in avanti anche dal punto di vista legislativo”
spiega il senatore Giacobbe che poi conclude
“Oggi c’è una grande confusione su questo tema, però, siccome è un tema molto sensibile nessuno ci vuole mettere mano. Quindi andare a creare un testo unico di cittadinanza secondo me non sarebbe una cosa negativa. Rivedere la questione della cittadinanza sulla base di come si è evoluto il mondo poichè collegate al problema della cittadinanza ci sono mille altre cose che purtroppo ignoriamo.”
L’idea sarebbe quella di creare un Testo Unico di Cittadinanza che raccolga tutte le norme in un unico corpo legislativo al fine di rendere il sistema più chiaro e coerente, facilitando anche l’accesso alla cittadinanza per chi ha effettivamente un legame con l’Italia.
Tutte le proposte legislative in campo
La proposta referendaria è solo una delle numerose proposte iniziative nate negli ultimi tre mesi intorno al tema della cittadinanza del conferimento della cittadinanza italiana agli stranieri.
A sollevare il tema fu in piena calura estiva il leader di Forza Italia Antonio Tajani che lanciò nel dibattito agostano l’ipotesi di promuovere l’introduzione in Italia adello ‘Ius scholae’ ovvero, la possibilità di conferire ai minori nati in Italia ma figli di cittadini stranieri la cittadinanza italiana al completamento di un ciclo di studi. La proposta, poi convertita in una proposta di legge poi ribattezzata ‘Ius Italiae’, non piacque al leader della Lega Matteo Salvini.
Oggi la proposta di legge di Forza Italia è stata depositata alla Camera e il leader azzurro è convinto di riuscire a farla accettare anche agli alleati.
Lega che, invece, ha presentato una proposta di legge di segno opposto che punta a togliere la cittadinanza italiana a chi si macchia di reati particolarmente gravi. C’è poi tutto il fiorire di proposte di legge per la revisione della norma dello ‘ius sangunis’, che è la norma che regola il conferimento della cittadinanza in Italia, in base al quale si è italiani se si è figli o discendenti di italiani e non se si nasce in Italia, come nel caso dello ‘ius soli’.
Tra le proposte di legge sulla revisione del meccanismo di conferimento della cittadinanza ricordiamo anche quella presentata dalla deputata del Pd Ouidad Bakkali che prevede anche il dimezzamento degli anni di residenza continuativa richiesti per l’ottenimento della cittadinanza.
In conclusione
Il referendum sulla cittadinanza italiana, promosso da +Europa, mira a ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza necessario per ottenere la cittadinanza. Dopo aver raccolto 635.000 firme, il quesito è stato depositato presso la Corte di Cassazione e sarà esaminato per l’ammissibilità entro il 15 dicembre 2023. Se approvato dalla Corte Costituzionale, il referendum potrebbe svolgersi nella primavera del 2024.
Il senatore Francesco Giacobbe, sostenitore di una proposta per un “testo unico della cittadinanza”, per unificare le leggi esistenti e rispondere alle sfide della società multiculturale. Giacobbe sottolinea la necessità di guardare a modelli come quello australiano, che promuove l’integrazione culturale.
Diverse proposte legislative sono in corso, tra cui lo Ius Scholae di Forza Italia e leggi più restrittive della Lega. Il dibattito resta acceso, con posizioni contrastanti sul futuro della cittadinanza in Italia.