Ragazzi con il braccio alzato dietro a striscioni durante i cortei del 15 novembre contro il governo Meloni che fanno il gesto di una pistola con il pollice, l’indice e il medio. Un ‘linguaggio’ ben noto, purtroppo, a chi ha vissuto gli Anni di Piombo: si tratta del famigerato “gesto della P38”, la pistola semiautomatica utilizzata dai gruppi armati tra gli anni ’60 e gli anni ’70 ma anche il saluto dei militanti del gruppo di sinistra extraparlamentare Autonomia Operaia.

Spavalderia e cattivo gusto o un vero e proprio richiamo a un passato che ha segnato profondamente il nostro Paese? Al di là di tutto si tratta di un gesto deplorevole, fatto senza pensare alle vittime del terrorismo di quegli anni bui, come spiega Potito Perruggini Ciotta – presidente dell’Osservatorio Nazionale Anni di Piombo per la Verità storica. Potito ha un ricordo nitido di quel periodo: è nipote del brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso dal gruppo di estrema sinistra Prima Linea il 12 marzo 1977 a Torino.

Oggi, come spiega Perruggini Ciotta, gli echi dei “cattivi maestri” non sono andati perduti bensì sono stati amplificati dalla velocità nella comunicazione.

Il ritorno del gesto delle P38 nelle piazze

Succede tutto a Torino, tra i fumogeni e le bandiere delle tantissime associazioni che hanno affollato la piazza nella giornata di ieri 15 novembre 2024 nel ‘No Meloni Day’. Un ragazzo alza in alto un braccio come per mimare una pistola: è il gesto della P38, il saluto dei militanti di Autonomia Operaia nei cortei di più di quarant’anni fa. Gesti simili, fatti generalmente da chi è alla testa del corteo, vengono emulati anche da altri giovani.

Le immagini circolano sulle agenzie ormai da due giorni, i volti dei giovani – sebbene scoperti a differenza di quelli dei militanti dei vari movimenti degli anni ’70 – sono censurati: molti di loro sono minorenni eppure conoscono quel gesto che porta alla mente tanti brutti ricordi. Il presidente di Osservatorio nazionale Anni di Piombo per la Verità storica Potito Perruggini Ciotta racconta in esclusiva a Tag24 come si è sentito dopo aver visto certi simboli nelle piazze dopo 50 anni.

Per chi come me ha superato i cinquant’anni, e quindi ricorda determinate situazioni, quello visto nelle piazze è un gesto spregevole e da brividi” spiega Perruggini Ciotta “si tratta di fenomeni iniziati esattamente nella modalità in cui adesso si stanno ripetendo: scontri di piazza, facinorosi, studenti che non comprendono il motivo per cui si trovano lì…“.

Perruggini Ciotta sposta poi l’attenzione sull’Università di Trento dove ieri non è stato consentito l’accesso alla facoltà da parte di alcuni studenti ad altri tramite l’utilizzo della violenza.

Il pensiero alle famiglie delle vittime degli Anni di Piombo

Aver visto quel gesto sulle prime pagine di giornali e nelle agenzie di stampa online non mi ha permesso di dormire sereno” ribadisce a Tag24 il presidente dell’Osservatorio nazionale Anni di Piombo. Perruggini Ciotta si chiede se gli autori del gesto della P38 sappiano cosa sia accaduto oltre quarant’anni fa nelle piazze d’Italia e il dolore che il terrorismo ha portato a migliaia di famiglie italiane.

La maggior parte delle vittime erano soggetti deboli, alla fine chi paga le conseguenze? Bisogna considerare prima di fare questi gesti i figli che oggi sono diventati padri, i mariti, le mogli che hanno perso l’opportunità di una vita…” spiega Perruggini Ciotta.

Lo stesso presidente dell’Osservatorio ha perso suo zio, brigadiere a Torino, per mano del terrorismo nel 1977: “Oggi ho 60 anni, quando mio zio è morto ne avevo tredici, il suo killer è in completa libertà da circa venti anni. Oggi dico di avere 13 anni più 47 di esperienza“.

La scorta a Tajani, Valditara e Bernini

Nelle scorse ore è stata rafforzata la scorta di tre ministri del governo Meloni dopo una lettera minatoria da anonimi: Antonio Tajani, Giuseppe Valditara e Anna Maria Bernini. Il timore è che le proteste possano prendere nel tempo una deriva sempre più pericolosa. Secondo Perruggini Ciotta queste sono le immediate conseguenze di una gestione di una comunicazione irresponsabile: “Mentre tempo fa negli anni ’70 la comunicazione andava avanti con il ciclostile e con il passaparola oggi gira attraverso la velocità della luce e quindi l’eco dei cattivi maestri raggiunge soggetti incontrollabili le cui reazioni nessuno può prevedere” spiega.

Purtroppo è necessario aumentare le scorte in un momento simile” prosegue Perruggini Ciotta che ricorda come durante le ultime elezioni generali del 2022 si respirasse un simile clima di tensione “poi si chiede scusa…ma queste scuse possono essere tardive, non dobbiamo aspettare che ci siano morti da piangere“.

Infine il presidente dell’Osservatorio sugli Anni di Piombo ribadisce come nella giornata di ieri a Torino membri delle forze dell’ordine siano stati aggrediti con un ordigno preparato scientificamente da alcuni manifestanti: “Bisogna stare attenti, quanto ci circonda è gravissimo. Non dobbiamo aspettare situazioni gravi dalle quali non potremo più tornare indietro” conclude.

Il ritorno del gesto della P38: cosa succede

  • Il ritorno del gesto della P38 nei cortei: Durante i cortei del 15 novembre 2024 contro il governo Meloni, alcuni manifestanti hanno mimato con il braccio alzato il gesto della pistola, un simbolo legato ai gruppi armati degli anni ’70, come Autonomia Operaia. Questo gesto, tristemente noto a chi ha vissuto gli “Anni di Piombo”, ha suscitato forte preoccupazione, soprattutto per il suo richiamo a un passato segnato da violenze e terrorismo.
  • Reazioni e memoria storica: Potito Perruggini Ciotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Anni di Piombo, ha espresso indignazione per il ritorno di questo gesto, ricordando le vittime del terrorismo e il dolore che ha segnato molte famiglie italiane. Perruggini Ciotta, che ha perso suo zio nel 1977 per mano del terrorismo, sottolinea la necessità di riflettere prima di compiere gesti che evocano un passato tragico.
  • La crescente tensione e le precauzioni: La crescente violenza nelle piazze e il ritorno di gesti simbolici come la P38 hanno portato a un rafforzamento delle misure di sicurezza per i membri del governo Meloni. Perruggini Ciotta avverte che l’intensificazione della comunicazione, resa possibile dalla velocità dei media moderni, sta amplificando i messaggi di “cattivi maestri”, con conseguenze difficilmente prevedibili.