Giovedì 14 novembre la Corte Costituzionale si è pronunciata sul ricorso di incostituzionalità contro la Legge sull’Autonomia Differenziata proposto da cinque regioni italiane: Campania. Puglia, Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna.
In estrema sintesi i giudici della Consulta – sulla base di quanto riportato nel comunicato stampa diffuso subito dopo la decisione – non hanno giudicato incostituzionale l’intero impianto della legge ma solo alcune sue parti che sono quindi state ‘cassate’ dal testo della legge.
Il giudizio di incostituzionalità, però, ha colpito al cuore il Ddl Calderoli – approvato in via definitiva dal Parlamento lo scorso mese di giugno – poiché ha coinvolto i pilastri stessi della legge, ovvero, la possibilità del Governo di trattare direttamente con le Regioni per la ‘devoluzione’ delle materie, il meccanismo di determinazione dei Lep, ovvero i livelli essenziali delle prestazioni che non potranno più essere decisi con un semplice Dpcm, ma soprattutto ha stabilito la necessità di restituire al Parlamento un ruolo centrale nell’intero processo di trasferimento delle funzioni agli enti regionali.
L’intervento dei giudici romani, infine, ha messo in discussione anche la celebrazione del Referendum abrogativo della Legge Calderoli su cui la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi il prossimo 15 dicembre.
Sulle conseguenze immediate e a lungo termine della decisione dei giudici costituzionali sul futuro dell’Autonomia Differenziata in Italia, Tag24.it ha intervistato il costituzionalista Federico Girelli, docente di Diritto Costituzionale presso l’università Unicusano.
Autonomia differenziata cosa ha deciso la Consulta
Quella che i giudici della Consulta hanno restituito al Parlamento italiano è una legge ‘gruviera’ con una serie di ‘buchi’ procedurali e normativi su cui le Camere saranno chiamate a intervenire per ‘salvare’ la norma e renderla applicabile. In altre parole, il Parlamento dovrà riscrive in buona parte il testo della legge.
La decisione dei giudici della Corte Costituzionale potrebbe di fatto imprimere fin da subito un deciso ‘stop’ all’iter di trasferimento delle funzioni già avviato da alcune regioni del Nord, ma bisognerà attendere di leggere nello specifico la sentenza per capire se le parti di legge cancellate coinvolgano anche le materie che non prevedono la determinazione dei Lep.
“Come prima cosa bisogna premettere che quello su cui stiamo ragionando è un comunicato stampa e non il testo della sentenza, ma in base ai contenuti che anticipati, qualche considerazione la possiamo fare. La legge che dà attuazione all’autonomia differenziata non viene dichiarata incostituzionale in toto, vengono dichiarate tali solo alcune disposizioni che, però, colpiscono contenuti centrali dell’impianto della legge. Ciò che si evince è che la legge non funzionava perché si poneva in contrasto con principi costituzionali fondamentali”.
La Corte ha sottolineato – spiega Girelli – che la legge si poneva in contrasto con alcuni principi fondamentali della Costituzione, come il principio di uguaglianza, l’unità della Repubblica, l’equilibrio di bilancio e la solidarietà tra le regioni.
Si tratta di aspetti che toccano direttamente l’idea di un’Italia unitaria e coesa, e l’autonomia differenziata non può essere solo una questione di “riparto di potere”, ma deve essere funzionale alla migliore gestione dei diritti dei cittadini e al buon funzionamento degli apparati statali.
“L’autonomia differenziata, dice la Corte – e questo è un po’ il punto che ci fa pensare che sia un problema sistemico – non deve servire semplicemente a fare un riparto di potere tra i vari segmenti del sistema politico, ma deve servire a far funzionare meglio gli apparati pubblici in vista della migliore garanzia dei diritti dei cittadini previsti dalla Costituzione”.
La legge sull’Autonomia Differenziata è applicabile?
Come spiga il professore Girelli, la Consulta ha sottolineato che nella legge deve trovare applicazione il criterio di sussidiarietà verticale, ovvero, quel criterio che stabilisce il trasferimento di una certa funzione a un determinato livello di governo perché quel livello la esercita meglio di un altro.
“Lo Stato non può dismettere, così come prevede la legge, semplicemente le 23 materie, ma la diversificazione della distribuzione delle funzioni deve essere fatta in ragione delle specifiche vigenze territoriali, cioè delle specifiche vigenze delle singole regioni.”
Quindi la legge sull’Autonomia Differenziata di fatto al momento è inapplicabile? Secondo il costituzionalista ci sono buone possibilità che lo sia senza l’intervento del Parlamento.
“Diciamo che se vogliamo farla funzionare dovrà intervenire il Parlamento per colmare quelle lacune conseguenti alla dichiarazione di incostituzionalità, ma queste lacune vanno colmate seguendo i principi che la Corte Costituzionale ha indicato nella sua sentenza.”
Referendum Autonomia, la sentenza cambia le carte in tavola?
La sentenza della Consulta, infine, potrebbe influire in maniera determinante sulla decisione della Corte di Cassazione, attesa per il 15 dicembre, in merito allo svolgimento del Referendum abrogativo del Ddl Calderoli, per il quale in poche settimane sono state raccolte circa un milione e trecentomila firme.
Ciò che bisogna capire è se l’intervento della Consulta, con lo stralcio di diversi pilastri della legge, non abbia reso ‘inutile’ lo svolgimento della consultazione popolare privandola dell’oggetto, ovvero della norma da abrogare.
“Adesso entra in gioco l’Ufficio Centrale per il Referendum presso la Suprema Corte di Cassazione. L’Ufficio Centrale per il Referendum nel complesso iter referendario svolge funzioni di controllo di legittimità-regolarità. Controlla che formalmente la procedura sia stata corretta e soprattutto, per quello che a noi interessa, ha un potere delicatissimo e cioè controllare che la normativa oggetto di referendum sia in vigore, perché chiaramente i cittadini devono pronunciarsi se per abrogare o meno una legge che deve essere in vigore.”
Spiega Girelli che sottolinea come a questo punto, quindi, sia necessario un confronto tra la legge, la sentenza e i quesiti referendari. Se la legge, così come rimane dopo la decisione della Corte, non ha più un oggetto chiaro, o, se è stata sostanzialmente modificata, il referendum potrebbe essere annullato o rimodulato.
“L’ufficio centrale potrà fare questa sua valutazione solo quando avremo il testo definitivo della sentenza della Corte Costituzionale e si potrà raffrontare la normativa che resta ancora in piedi e la normativa oggetto di referendum. Alcuni costituzionalisti hanno detto che, essendo stato colpito il cuore della disciplina, non ha più senso fare il referendum. Io però sarei più prudente poiché dal punto di vista formale, bisogna aspettare e fare questo raffronto.”
Le reazioni di Governo e opposizione
La decisione della Corte Costituzionale seppur in qualche modo attesa, dal momento che diversi dubbi di incostituzionalità erano già stati sollevati da diversi giuristi, non si pensava potesse incidere così pesantemente sul cammino della riforma.
Una doccia fredda per la Lega di Matteo Salvini per la quale rappresentava un provvedimento bandiera, un po’ meno per gli alleati di Governo a cui in realtà – pur avendola approvata – non è mai veramente piaciuta troppo per le temute ripercussioni sul consenso nelle regioni meridionali.
Un post di oggi del leader i Noi Moderati Maurizio Lupi esprime forse meglio di tante dichiarazioni lo stato d’animo della maggioranza circa la pronuncia della Consulta.
“Accogliamo le osservazioni che sono state fatte e le porteremo in Parlamento per apportare delle migliorie a quella che non è una legge “Spacca-Italia” come la definisce la Sinistra, ma un’opportunità per rendere sempre più protagoniste le Regioni, a cui verranno garantiti a tutte lo stesso livello di servizi, nonché una leva economica per l’Italia, da Nord a Sud.”
La prossima settimana, intanto, arrivano alla Camera cinque mozioni contro la legge Calderoli presentate dai partiti di opposizione che hanno fin da subito contrastato l’entrata in vigore della norma.
Cinque mozioni rispettivamente presentate dai gruppi parlamentari di Movimento 5 Stelle, Avs, Partito Democratico, Azione e Italia Viva.
Anche in merito al possibile referendum, maggioranza e opposizione si trovano in disaccordo. Nella prima in molti hanno tirato un sospiro di sollievo davanti alla fondata possibilità che la Cassazione annulli la consultazione popolare sull’abrogazione dell’Autonomia differenziata che in caso di vittoria del ‘Sì’ avrebbe rappresentato un duro colpo per l’esecutivo. I secondi, invece, sostengono la sussistenza dei termini per poter andare avanti con la strada referendaria.
La decisione spetterà alla Cassazione, mentre adesso sarà interessante capire come Giorgia Meloni vorrà gestire la questione, cioè se accelerare sulle modifiche della legge e quindi fare da sponda alla a Matteo Salvini o se, invece, lasciare che le cose seguono il loro corso e quindi lasciare che i tempi siano quelli lunghi del Parlamento e come dire impantanare la riforma nelle aule parlamentari.
Le conseguenze della sentenza in 5 punti
- Pronuncia della Corte Costituzionale: La Corte ha dichiarato incostituzionali alcune parti fondamentali della legge sull’Autonomia Differenziata, in particolare quelle relative al trasferimento delle funzioni alle Regioni, alla determinazione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni) e al ruolo centrale del Parlamento nel processo. Tuttavia, non ha bocciato l’intera legge.
- Inapplicabilità della legge: Secondo il professor Federico Girelli, la legge così com’è potrebbe non essere applicabile. Il Parlamento dovrà intervenire per correggerla seguendo i principi costituzionali.
- Impatti sul referendum: La decisione della Corte potrebbe influenzare l’iter del referendum abrogativo della legge Calderoli. Se la legge è sostanzialmente modificata dalla Corte, il referendum potrebbe essere annullato o rimodulato, poiché non esisterebbe più un oggetto chiaro da abrogare.
- Reazioni politiche: La decisione ha diviso la politica: la Lega ha subito un duro colpo, mentre l’opposizione (M5S, PD, Azione, Italia Viva) ha intensificato l’opposizione alla legge, presentando mozioni contro di essa alla Camera. La maggioranza spera che la Cassazione annulli il referendum.
- Futuro dell’autonomia differenziata: La legge potrebbe subire modifiche sostanziali per essere applicabile, ma le tempistiche sono incerte. Il governo e il Parlamento dovranno decidere se accelerare le modifiche o se rallentare il processo, con il rischio che la riforma venga ulteriormente rallentata.