Le scelte di Donald Trump riguardo alla squadra di governo hanno destabilizzato Washington e sorpreso anche alcuni senatori repubblicani. Tuttavia, c’è chi sostiene che lo shock generato sia intenzionale, parte di una strategia volta a mantenere alta l’attenzione su di sé e sulle sue politiche provocatorie.

“Alcune di queste nomine hanno l’obiettivo di scuotere profondamente Washington,” ha dichiarato Scott Jennings, un commentatore politico repubblicano di spicco su CNN. Jennings ha sottolineato che non bisogna sottovalutare la capacità di Trump di far approvare alcuni di questi candidati dal Senato, ora che rivendica un mandato forte dopo la vittoria elettorale.

Trump e le nomine che indignano l’establishment

Mercoledì, il presidente eletto ha annunciato la nomina di Matt Gaetz, repubblicano della Florida e suo fedele alleato, come candidato al ruolo di procuratore generale, suscitando reazioni forti e divisive. Gaetz, noto per essere sotto indagine del Dipartimento di Giustizia per questioni etiche e legali, è considerato da Trump un baluardo della lotta contro quello che lui definisce l’establishment della giustizia partigiana.

Oltre a Gaetz, Trump ha annunciato la nomina di Tulsi Gabbard, ex candidata democratica, come direttrice dell’intelligence nazionale. Condivide con Trump la visione critica verso le agenzie di intelligence, considerate da entrambi come strumenti di persecuzione politica.

La scelta ha creato un grande clamore, così come quella di Pete Hegseth, conduttore di Fox News, per il ruolo di segretario alla Difesa. Anche se Hegseth ha esperienza militare, alcuni criticano la sua mancanza di competenze in politica di difesa di alto livello, reputandolo più adatto alla guida di un “conflitto culturale” interno al Dipartimento della Difesa piuttosto che alla gestione delle questioni strategiche.

Il cambiamento parte dalle provocazioni

Le scelte di Trump sembrano in linea con il suo stile politico e la sua promessa di portare cambiamento a Washington. Questo approccio “anti-establishment” entusiasma molti sostenitori conservatori, che vedono nelle sue nomine una rottura rispetto alle politiche tradizionali. Per loro, Trump rappresenta il leader che mette in discussione le strutture burocratiche e lotta contro quelle che considerano ingiustizie radicate. Molti elettori di Trump condividono la convinzione che le inchieste su di lui e sui suoi alleati siano frutto di una persecuzione politica e supportano le sue scelte come una forma di “risarcimento” politico.

Le recenti nomine di Trump, tuttavia, sollevano interrogativi non solo per le competenze dei candidati, ma anche per le motivazioni che vi stanno dietro. Scegliendo Gaetz, ad esempio, Trump sembra voler sfidare apertamente il Dipartimento di Giustizia e i suoi critici, anziché scegliere qualcuno con un profilo orientato alla tutela dell’equità. Gaetz è stato un attivo sostenitore di Trump nel contestare i risultati delle elezioni del 2020 e ha chiesto pubblicamente di smantellare agenzie come l’FBI e il Dipartimento di Giustizia, a meno che non seguano una linea di condotta “corretta”.

Le reazioni nel Partito Repubblicano

Alcuni esponenti repubblicani, di solito sostenitori di Trump, si sono mostrati critici o perlomeno preoccupati per queste nomine. La senatrice Lisa Murkowski ha definito Gaetz “non adatto” per il ruolo di procuratore generale, mentre la senatrice Susan Collins ha espresso shock per la sua nomina. La leadership repubblicana al Senato, sotto pressione, deve ora decidere come gestire queste scelte, bilanciando la fedeltà al presidente con la necessità di mantenere una certa indipendenza istituzionale.

Con queste nomine, Trump sembra voler testare la fedeltà della nuova maggioranza repubblicana al Senato. È probabile che continui su questa linea anche per altre posizioni chiave del governo, come i segretari del Tesoro e della Salute. La strategia di Trump potrebbe quindi condurre a un confronto diretto tra il presidente e il Senato repubblicano, mettendo alla prova la capacità di quest’ultimo di esercitare un ruolo di controllo.

L’impressione generale è che queste nomine siano orientate più a scatenare reazioni emotive tra i sostenitori di Trump e a irritare i suoi oppositori piuttosto che a formare un governo basato sulla competenza.