Attesissima per oggi, 14 novembre 2024, l’uscita nei multisala italiani de “Il Gladiatore II, acclamata fatica del molto british Ridley Scott, alla soglia degli 87 anni (da compiere il prossimo 30 novembre), e attorniato da un cast di superstar hollywoodiane.

Per stavolta, invece, saranno gli Stati Uniti ad aspettare la proiezione in sala, prevista per il 22 novembre. Pochi fortunati, però, hanno potuto assistere all’anteprima della pellicola, della quale sono uscite già numerose reazioni.

Tantissimi i commenti positivi, che hanno fatto ottenere al film sull’Antica Roma un punteggio di 7.1 su 10 su IMDB.

Punteggio de “Il Gladiatore II” su IMDB: 7.1/10

Sull’aggregatore Rotten Tomatoes si è conquistato un 75% di recensioni positive da parte della critica. Ad esempio, Griffin Schiller di FilmSpeak ha commentato:

Ridley Scott torna al Colosseo per dimostrare al mondo che Ci. SA. ANCORA. FARE. Assolutamente entusiasmante dopo Il Gladiatore II! Un’epica storia shakespeariana di speranza, futilità e potere all’interno di un sistema in disfacimento… Che film!

Eppure, sarà che Paul Mescal non è il bel Russel Crowe insaguinato in un’arena polverosa, ma altrettanto numerose critiche sono piovute sull’opera Scottiana. Ecco perché.

“Il Gladiatore II”, dove siamo rimasti

Prima di capire cosa è andato storto secondo la critica statunitense, riprendere i punti principali de “Il Gladiatore II” non fa male. Dunque, dove siamo rimasti? Dal genio di “Blade Runner” e “Alien“, l’inglese regista Ridley Scott riporta gli spettatori nell’Antica Roma.

L’Impero continua a espandersi fra sanguinose (e ingiuste) conquiste, con altrettanti imperatori che si succedono e contendono il trono. Ne “Il Gladiatore II” a vestire i panni dei viziati Geta e Caracalla troviamo Joseph Quinn e Fred Hechinger, che come tutti i sovrani del tempo passano il tempo fra bagordi e congiure. E proprio in una di quest’ultime rimangono invischiati, capitanata da un generale freddo e senza scrupoli, Macrinus, interpretato da un grandioso Denzel Washington.

È per conquistarsi il potere e il controllo su tutto l’Impero, Macrinus decide di sfruttare il suo prigioniero migliore – nonché protagonista – Lucio (Paul Mescal), catturato in Numidia e figlio illegittimo di Lucilla e Massimo Decimo Meridio, il Gladiatore del primo film.

Guidato dalla rabbia per la morte della sua compagna, sconvolto dalla notizia della sua vera identità e animato dall’odio verso Roma e tutto ciò che rappresenta, Lucio non si fa troppi problemi a combattere nell’arena del magnifico Colosseo, tornato integro grazie alla CGI.

Questa in soldoni la trama della non-ancora-ultima fatica di Ridley Scott, che ricalca quasi pedissequamente quella del primo film. Veniamo adesso a cosa è andato storto.

Cosa pensa la critica? Dubbi d’Oltreoceano

Indubbiamente magnifico visivamente e con sequenze action brutali e adrenaliniche, il “Gladiatore II” pare non convincere interamente la critica. In particolare proprio quella statunitense. Non bastano, quindi, le lodatissime interpretazioni degli attori principali, Paul Mescal e Denzel Washington su tutti.

David Rooney di The Hollywood Reporter

Direttamente dal The Hollywood Reporter arriva l’epiteto “divertente ma imitativo sequel. Il critico cinematografico David Rooney, infatti, non va giù leggero, seppur riconosce al film una “brutale spettacolarità, elaborate ricostruzioni e vigorose scenografie con complesse coreografie. Dunque, il film dà allo spettatore ciò che lo spettatore vuole: battaglie, duelli, spargimenti di sangue e intrighi. Ma c’è un ma, una fastidiosa sensazione di déjà vu:

La sceneggiatura di David Scarpa pare più un remake che un sequel. Il boost arriva (solo) con Denzel Washington. Mescal è fisicamente convincente, ma la sua performance a volte sembra un po’ piatta: cupa intensità e rabbia ribollente e nulla più.

Ross Bonaime di Collider

Ross Bonaime, critico, scrittore e editor di Collider, invece, usa toni più pacati, seppure non troppo positivi:

Il Gladiatore II” è una strana bestia. Richiama frequentemente la grandezza del primo e, nel farlo, mette in evidenza tutti i modi in cui non potrà mai competere. Il problema principale è che “Il Gladiatore II non può fare a meno di prendere in prestito la storia di Maximus per creare la storia di Lucio.

Per il critico, infatti, questo non può non far inevitabilmente nascere paragoni tanto fra i due protagonisti, Mescal e Crowe, quanto fra i due film, rendendo ancora più evidente il divario fra i due. E di nuovo sorge qui il problema di una trama che non riesce a dare a Lucio-Paul il modo di conquistarsi davvero uno spazio tutto suo nella memoria collettiva.

Owen Gleiberman di Variety

Malcontento in Owen Gleiberman di Variety, che definisce il film una “mera ombra del precedessore. Anche per il critico le maggiori perplessità riguardano il fatto che Scott – pare – abbia preferito dare agli spettatori qualcosa di grandioso da vedere, ma senza fare il passo successivo e dare quel “qualcosa in più”. Così, Paul Mescal diventa un “micetto smarrito che si trasforma in rabbioso e:

Il film si distingue ancora in modo sorprendente dal mercato dei blockbuster. È un’epopea di evasione da sabato sera. Ma è grandioso? Un film da amare come alcuni di noi amano il “Gladiatore”? No e no. In definitiva, è una mera ombra di quel film. Ma è abbastanza divertente da giustificare la sua esistenza.

Jake Cole di Slant

Duro e diretto quanto Rooney, anche Jake Cole di Slant non apprezza il film nella sua interezza. I punti di forza rimangono, ma quelli negativi gli valgono un bel demerito, considerando che si parla di una produzione da milioni di dollari. In particolare, per Cole:

Concentrandosi su un periodo così tumultuoso della storia romana, il film spesso sottovaluta la pura assurdità dei perpetui rovesci di fortuna tra l’élite romana assetata di potere e riduce alcuni dei leggendari segni di marciume mentale e morale ai vertici dell’impero (nomina di animali come consoli di rango, lotte intestine letali tra i pretendenti al trono) a semplici scorci di decadenza. Come molti altri film di Scott dell’ultimo periodo, Il Gladiatore II” sembra allo stesso tempo un film incompleto e sovraccarico, e la mancanza di coerenza interna priva l’azione di una tensione sostenuta e la commedia di mordente.

“Il Gladiatore II” convince poco la critica italiana

Perplessità, frammista a lodi, anche in Italia. La critica nostrana, però, si è soffermata su aspetti diversi rispetto a quella d’Oltreoceano. Commento negativo, soprattutto, per l’utilizzo eccessivo e “pacchiano” della CGI, considerata da alcuni talmente artefatta da stonare all’interno del film.

Elisa Giudici di Game Surf, ad esempio, si sofferma a ragionare su quale sia il vero scopo de “Il Gladiatore II”, che per la critica non è “essere migliore del primo, ma intrattenere”. È puro spettacolo, con sequenze grandiose, combattimenti come piacciono alle nuove generazioni succedutesi in 24 anni dall’originale.

Il Gladiatore II” attualizza alla perfezione “Il Gladiatore“, realizzando un grandissimo spettacolo. Il che non significa che sia un film bello o riuscito, ma che punta sempre al colpo di mano, alla spettacolarità, al divertimento.

Ma i problemi del sequel vanno al di là di qualche buco o una trama poco riuscita. Riassumendo il suo giudizio si può dire che i punti deboli siano elencabili in 3 categorie: il protagonista,

  • Paul Mescal non convince:

Dove trovare oggi un nuovo Russell Crowe? La risposta è: da nessuna parte, perché non esistono più star che funzionano da sole, che attraggono le masse al cinema, che seducano davvero gli spettatori. “Il Gladiatore II” dà a ciascuno la sua star ed è senza un vero e proprio protagonista.

A rubargli la scena, infatti, Pedro Pascal, reale “copia” di Massimo Decimo Meridio quanto a fisicità e possanza, e Denzel Washington, fine mentalità crudele e calcolatrice con un carisma palpabile.

  • Trama insapore:

La storia è ipertrofica, ricchissima di espedienti ma poverissima di coerenza interna. Idee riciclate a piena mani dal primo film. La storia inizia come quella di uno Spartaco ma si trasforma ben presto in una ribellione capitanata da un predestinato che è Nepobaby finale della secolare storia dell’impero romano.

  • Troppa CGI (fatta male):

La prima volta che Mescal viene testato come combattente viene attaccato da una scimmia rasata, creata con una CGI così brutta che per un paio di secondi mi sono davvero interrogata sulla possibilità che Scott ci avesse messo pure gli animali zombie nell’antica Roma. Però non si ferma lì e rilancia all’infinito in campo animale: prima con un rinoceronte cavalcato da un gladiatore star, poi con degli squali che sfrecciano velocissimi nel Colosseo allagato, tutti figli di un’effettistica speciale tremenda. A proposito di sabbie e arena: com’è possibile che le scimmie bianche di John Carter, un film di dodici anni fa, facciano impallidire d’imbarazzo l’effettistica del kolossal Universal 2024?

“Il Gladiatore II” valido sequel o “nostalgia canaglia”?

A fronte di tutto ciò e delle voci che si rincorrono (ormai) da mesi sul web, l’unica certezza è che Il Gladiatore II” è un film divisivo: o lo ami alla follia o storci il naso. Ovviamente, le 2 ore e mezza non sono così malvage, altrimenti critica e spettatori starebbero passando il tempo a piangere i soldi buttati del biglietto.

Riassumendo, quindi, si può dire che accanto a punti di forza validi, come alcune interpretazioni, scene montate a opera d’arte e una grandiosità visiva, coesistano negatività impossibili da ignorare e che lasciano a metà il godimento.

Eppure, a questo punto, una domanda viene spontanea: queste criticità sono reali o è tutto frutto di un senso di “nostalgia” dovuto al fatto che “il primo film non si batte mai“? Spulciando tutti i commenti, pare che il senso di déjà vu sia reale e si origina dalla volontà di Scott di rivangare e rimestare in una cosa già vista.

Probabilmente, se avesse fatto una storia ex novo e magari senza richiami così insistenti, forse la nostalgia si sarebbe limitata al ricordo dell’originale nel titolo. La storia dell’Antica Roma copre secoli di guerre, congiure e battaglie, quindi, il materiale da cui attingere non mancava. Qualsiasi altra trama avrebbe potuto essere più funzionale allo sviluppo di personaggi più coerenti e profondi e li avrebbe costruiti davvero attorno all’interprete, piuttosto che infilare a forza un attore dentro un ruolo preconfezionato.

Se a questo si fosse un pizzico di attenzione in più per i dettagli, che non sono quelli dell’accuratezza storica o dei costumi ricercati, ma quelli che formano la potenza di un’opera cinematografica nel suo complesso, forse tutta quella eccessiva (posticcia) CGI si sarebbe potuta evitare.

Il Gladiatore II” vale la pena di essere visto? In generale la risposta è affermativa, a patto di soprassedere e chiudere gli occhi davanti ai punti deboli, qui elencati. Il film rimane un “bello spettacolo“, con attori belli e bravi, che assolve lo scopo per cui è stato creato: intrattenere.