Dopo il grande successo di “Don Matteo”, Raoul Bova fa il suo debutto in teatro con lo spettacolo “Il nuotatore di Auschwitz” in scena al Teatro Parioli Costanzo dal prossimo 27 novembre. Uno spettacolo intenso, ispirato alla vera storia del primatista mondiale francese Alfred Nakache e al libro “Uno psicologo nei lager” dell’austriaco Viktor E. Frankl, entrambi tra i prigionieri nel campo di concentramento nazista.
Raoul Bova Il nuotatore di Auschwitz, com’è nata l’idea dello spettacolo
Raoul Bova ha raccontato che l’intenzione era di fare uno spettacolo che facesse riflettere, che parlasse finalmente di vita. E paradossalmente, per farlo, si è scelto di prendere due personaggi che hanno sofferto, hanno visto la morte, sono sopravvissuti, sono caduti in depressione, hanno vissuto il peggio che un essere umano possa vivere. L’attore ha sottolineato come l’esperienza nel campo di concentramento sia solo un “escamotage” per far capire come nella vita sia possibile superare gli ostacoli, le grandi avversità:
“Un po’ quest’idea è partita anche dal mio fatto di essere genitore, dal fatto che comunque vediamo continuamente e sentiamo continuamente notizie anche abbastanza forti di violenze, violenze sulla donna, bullismo, omicidi, femminicidi e via dicendo. Questo è un po’ un modo per affrontare la difficoltà di questo momento, per dire e comunicare a chi è anche in difficoltà che c’è una via d’uscita, che ci si può salvare, che bisogna comunque trovare, avere la forza di superarlo quel momento”.
Uno spettacolo che va in scena in un momento storico particolarmente complicato. In questi giorni si sta assistendo ad un rinfocolarsi dell‘antisemitismo. Raoul Bova, come attore e come uomo, contrasta ogni forma di violenza:
“Questo spettacolo, però, è, ripeto, non è una denuncia, è una richiesta di vita, una voglia di vita, una voglia di vivere, uno spunto per sopravvivere, uno spunto per accettare questo mondo, nel bene o nel male che sia, però viverci in questo mondo, non lasciarsi andare. E quindi se è il momento di combattere, di protestare o di fare qualcosa, che si faccia”.
L’amore per il nuoto
Alfred, il protagonista dello spettacolo “Il nuotatore di Auschwitz” e Raoul Bova hanno in comune la passione per il nuoto. Prima di fare l’attore, Raoul era un campione in questa disciplina. Durante la conferenza stampa, ha raccontato quanto lo sport sia importante nello spirito di condivisione di un gruppo:
“Lo spirito di gruppo è importantissimo, anche se il nuoto può sembrare una disciplina singola, ma ci sono le staffette che comunque fanno prendere in consegna con il testimone lo sforzo e l’impegno degli atleti precedenti. E se tu sei un ultimo frazionista a partecipare alla staffetta, tu hai una grande responsabilità sulle spalle. Questo ti dà un senso di appartenenza maggiore, ti dà un senso di cooperazione”.
La collaborazione con il figlio Stefano
Per la prima volta, in questo progetto teatrale, Raoul Bova si è trovato a lavorare con il figlio Stefano che ha curato le musiche originali dello spettacolo. L’attore ha raccontato che Stefano ha studiato per tre anni e mezzo a Berlino e che proprio quest’anno si è laureato a Katowice. E’ un papà orgoglioso e si è detto felice di aver avuto il sostegno del figlio:
“Per quanto mi riguarda, non solo c’è l’orgoglio, ma in questo momento lui ci ha messo la sua arte. Io mi emoziono tutte le sere su questa musica, mi dà un aiuto non indifferente, e lì per lì la sento come una mano, ecco, un sostegno, il sostegno di tuo figlio è una cosa bella, è buona, e mi sento orgoglioso di averla, questa mano. E poi sono contento che lui abbia messo anche la sua esperienza in uno spettacolo del genere, che sta qui tutti i giorni, che fa le prove”.
Raoul Bova: dalla tv al teatro
- Il debutto teatrale di Raoul Bova: Dopo il successo di Don Matteo, Raoul Bova debutta in teatro con lo spettacolo Il nuotatore di Auschwitz, ispirato alla vera storia di Alfred Nakache, primatista mondiale di nuoto e prigioniero nel campo di concentramento, e al libro di Viktor E. Frankl, Uno psicologo nei lager. Lo spettacolo affronta temi di sofferenza, resistenza e speranza, cercando di trasmettere un messaggio di vita e di superamento delle difficoltà.
- Il significato dello spettacolo e la sua attualità: Bova ha sottolineato che lo spettacolo non è una denuncia, ma una richiesta di vita e speranza, particolarmente significativo in un momento storico segnato dall’antisemitismo e da altre forme di violenza sociale. Il messaggio principale è che, anche nelle situazioni più dure, esiste sempre una via di uscita e che è fondamentale avere la forza di superare gli ostacoli.
- La collaborazione con il figlio Stefano: In questa produzione, Raoul Bova ha lavorato per la prima volta con suo figlio Stefano, che ha curato le musiche originali dello spettacolo. L’attore ha espresso il suo orgoglio e la sua emozione nel vedere il figlio contribuire con la sua arte a un progetto così significativo, rivelando anche il sostegno che la musica di Stefano gli offre durante le performance.