“Psycho”, “Non aprite quella porta”, “Il silenzio degli innocenti”: sono alcuni dei film basati sulla vera storia di Ed Gein, il serial killer necrofilo soprannominato “macellaio di Plainfield”, attivo negli anni Cinquanta negli Stati Uniti d’America. Una storia che in molti conosceranno: per ricostruirla dobbiamo fare un passo indietro.
Chi era Ed Gein? L’inizio della storia
Edward Theodore Gein nasce il 27 agosto del 1906 a La Crosse, in Wisconsin, da una famiglia di umili origini: il padre, George, è un uomo alcolizzato e violento, che vive all’ombra della moglie Augusta, una donna forte e rigida che, essendo convinta che il mondo sia un posto pieno di malvagità e di peccato, cresce i figli in uno stato di totale isolamento.
È soprattutto con Henry, il minore, che ha un rapporto conflittuale; con Edward, “Ed”, la donna, sviluppa, invece, un legame ai limiti dell’ossessione. I due stanno spesso insieme. Ed, per questo, viene preso in giro dai coetanei, bullizzato. Lo chiamano “mammone”, ma anche sleepy guy, “il ragazzo che dorme”, perché lo ritengono un tipo poco sveglio.
È ancora un bambino quando, con la famiglia, si trasferisce in una fattoria di Plainfield. Poco dopo, praticamente per caso, assiste all’uccisione di un maiale da parte dei genitori in un capanno. Alla vista del sangue, invece di sentirsi turbato, ha il suo primo orgasmo. È un campanello d’allarme. Il segnale che qualcosa, in lui, non va. Nessuno, però, ci fa caso.
All’età di 14 anni lascia la scuola e inizia a lavorare la terra. Ha intanto le prime pulsioni sessuali: un giorno la madre lo sorprende a trastullarsi nella vasca da bagno con un giornaletto erotico. Una cosa gravissima, per la donna, che, da fanatica religiosa, respinge il sesso in tutte le sue forme, arrivando a concepire gli organi genitali maschili come l’origine del male e a far giurare i figli di restare per sempre vergini.
La morte del padre, del fratello e della madre
Ed cresce, quindi, completamente solo: non ha amici, tanto meno ragazze. Dopo la morte del padre a causa di un’insufficienza cardiaca, nel 1940, inizia ad avere problemi anche con il fratello, che sente all’improvviso il bisogno di svincolarsi dal controllo materno.
Frequenta una donna, per di più divorziata. Agli occhi di Augusta si tratta di una trasgressione gravissima. I rapporti si fanno tesi. Nel 1944, poi, Henry muore in un incendio. È Ed, che è con lui, a dare l’allarme e ad indicare alla polizia dove si trova il suo corpo.
Ancora oggi molti pensano che possa averlo ucciso lui. Per Ed, comunque, si tratta del secondo lutto in pochi anni. L’anno successivo muore anche la madre, il suo punto di riferimento. Questo evento lo stravolge.
Con il passare delle settimane, nonostante continui a lavorare, Ed inizia quindi a trascurarsi: non si lava, nella sua casa accumula oggetti su oggetti. Lascia intonsa, però, la stanza della madre. E legge sempre di più libri gialli, horror o sulla Germania nazista. Ce n’è uno, in particolare, che sembra ossessionarlo: quello di Ilse Koch, moglie del comandante del campo di concentramento di Buchenwald e ufficiale delle SS.
Conosciuta anche come “strega”, la donna è ricordata per le sue “follie” sadiche: sembra che facesse uccidere i prigionieri tatuati per poi scuoiarne la pelle e che conservasse alcune delle loro teste. La sua storia lo colpisce. Si sarebbe scoperto solo qualche tempo dopo che anche lui faceva cose simili.
Le vittime e i macabri oggetti ritrovati nella casa di Ed Gein
È il 1957 quando un certo Frank denuncia alle autorità l’improvvisa scomparsa della madre Bernice, proprietaria di un negozio di ferramenta di Plainfield. È la seconda sparizione in poco tempo: qualche anno prima, nel 1954, a sparire era stata la titolare della taverna del paese, Mary Hogan.
I sospetti si concentrano subito su Ed Gein: Frank racconta, infatti, che l’uomo da un po’ aveva preso a frequentare il negozio della madre, chiedendole, forse, di uscire. Quando i poliziotti si recano da lui per una perlustrazione, scoprono il corpo decapitato della donna appeso alla trave di un capanno, come un trofeo.
Tutt’intorno ci sono sacchi contenenti i resti di almeno dieci donne diverse: teschi, ossa, ma anche pelle. “Materiali” che Ed ha usato per realizzare gli oggetti più disparati: un paralume, sedie, maschere, ciotole, cinture. L’arresto è immediato. L’uomo, interrogato, confessa di aver ucciso solo Bernice e Mary. Delle altre donne, spiega, ha rubato i corpi nel cimitero.
Dice di aver preso di mira solo persone di sesso femminile non per una pulsione sessuale, ma per i “capelli”, per poterli usare nelle sue creazioni. E dice anche di aver fatto tutto in una sorta di stato confusionale, tenendosi costantemente in contatto con lo spirito della madre morta. Molte cose, a suo dire, nemmeno le ricorda.
Gli psichiatri lo giudicano incapace di intendere e di volere. Il processo a suo carico si apre, alla fine, nel 1968, chiudendosi in appena una settimana. La condanna prevede la reclusione a vita in un istituto psichiatrico giudiziario. Nel 1984 Gein muore per un tumore ai polmoni. Su di lui sarà incentrata la terza stagione della serie tv “Monsters” di Ryan Murphy, che ha già scandagliato le vite di Jeffrey Dahmer e dei fratelli Menendez.
La storia di Ed Gein in tre punti
- Crescita: Ed Gein nasce nel 1906 in Wisconsin. Il padre, alcolizzato, lo picchia; la madre, donna severa e rigida, fanatica religiosa che demonizza il sesso, proibisce a lui e al fratello al minore di avere contatti con i loro coetanei, tenendoli isolati.
- Lutti in famiglia: tra il 1940 e il 1945 Ed perde il padre, il fratello e la madre. Soprattutto l’ultimo lutto lo sconvolge, portandolo a chiudersi sempre di più in se stesso.
- I crimini: negli anni Cinquanta si macchia di due omicidi e trafuga diverse tombe. Nella sua casa i poliziotti trovano oggetti in pelle umana e altri resti. Viene arrestato e, dopo essere stato dichiarato incapace di intendere e di volere perché affetto da schizofrenia, viene rinchiuso in un istituto psichiatrico giudiziario, dove nel 1958 muore a causa di un tumore.