Il termine hikikomori indica una condizione caratterizzata da un estremo isolamento volontario, spesso associato a una dipendenza dalla tecnologia. Originario del Giappone, il fenomeno coinvolge principalmente adolescenti e giovani adulti che, incapaci di far fronte alle pressioni della società, si rifugiano nel mondo virtuale. L’avvento di internet e dei videogiochi ha amplificato il problema, offrendo un’alternativa apparentemente più confortevole alla realtà.
Hikikomori in Italia
Hikikomori: in Italia sono migliaia i giovani che vivono questa realtà, spesso sentendosi soli e incompresi. Il governo ha creato un gruppo di esperti per capire meglio questo problema e trovare soluzioni concrete. L’obiettivo è far sì che tutti i ragazzi, anche quelli più introversi, possano tornare a sorridere e a sentirsi parte della comunità. Marco, oggi un giovane professionista, ha raccontato la sua esperienza: “Mi sentivo come intrappolato in un bozzolo. Il mondo esterno mi faceva paura e preferivo rifugiarmi nei videogiochi. È stato un percorso lungo e difficile, ma grazie al supporto di un terapeuta e della mia famiglia sono riuscito a uscirne.’’
Che ruolo ricopre il web?
Il web rivela così un volto inaspettato, oltre ad essere un luogo di evasione, trasformandosi in un prezioso strumento di sostegno. Sono sempre più numerose le piattaforme online che offrono spazi di confronto e condivisione per ragazzi che si sentono soli e isolati. Questi ambienti virtuali permettono ai giovani di entrare in contatto con altre persone che vivono esperienze simili, favorendo la creazione di una rete di supporto fondamentale per superare le difficoltà. Inoltre, i genitori trovano in queste piattaforme preziose risorse e consigli per affrontare al meglio la situazione dei propri figli.
La rete libera o incatena?
Per molti giovani hikikomori, la propria stanza è diventata un rifugio sicuro, lontano dalle aspettative e dalle pressioni della società. La sospensione delle attività quotidiane ha offerto loro la possibilità di dedicarsi a ciò che veramente li appassiona, ma questa apparente libertà ha un rovescio della medaglia: un ritiro prolungato può diventare una prigione dorata, impedendo di sviluppare le competenze sociali necessarie per affrontare le sfide della vita