“Essere o non essere, questo è il dilemma“. Il dubbio di Amleto sembra particolarmente adatto a descrivere il momento attuale della saga di “Star Wars“, dopo l’annuncio di nuovi film e serie tv per il grande e piccolo schermo.
Lo psicodramma che attraversa negli ultimi mesi gli uffici della Lucasfilm è, infatti, molto simile a quello di shakespeariana memoria. In altri termini: la space opera deve continuare a seguire (alcuni direbbero ‘imitare’ o, addirittura, ‘copiare’…) le orme del creatore George Lucas, o deve, invece, distaccarsene percorrendo strade nuove e prendendo solo ispirazione dalle molteplici possibilità narrative aperte in passato dal cineasta?
Il problema riguarda principalmente il futuro della serie sul grande schermo, dal momento che il percorso tracciato nei vari progetti sviluppati per la tv è molto diverso. Qui i realizzatori hanno cercato concretamente di ‘smarcarsi’ dal canone ufficiale della ‘Saga degli Skywalker’. Un percorso creativo non sempre fortunato ma che ha dato prova, almeno, di ampliare lo sguardo sulla “galassia lontana, lontana“.
Star Wars, il problema dei film annunciati sul personaggio di Rey
Un dato di fatto è certo: sono ormai 6 anni che l’iconica scritta “Star Wars“, accompagnata dalla fanfara di John Williams, non compare sui grandi schermi di tutto il mondo.
Tanti i progetti annunciati, tutti naufragati, a testimonianza di una confusione ormai evidente su come portare avanti l’eredità certamente pesante ma anche rigogliosa e stimolante lasciata da George Lucas alla Disney con la vendita della sua società dalla Casa di Topolino nel 2012.
L’ultimo film arrivato nelle sale è stato, infatti, “L’Ascesa di Skywalker“, nono episodio che avrebbe dovuto chiudere la ‘Saga degli Skywalker’ iniziata da Lucas nel 1977. Condizionale d’obbligo visto l’annuncio di una nuova trilogia affidata a Simon Kinberg e con protagonista proprio Rey, la protagonista dei tre sequel interpretata da Daisy Ridley.
E proprio qui sta il problema principale che affligge la presidente di Lucasfilm Kathleen Kennedy e i suoi collaboratori. Rey rappresenta, infatti, l’anello di congiunzione tra il passato glorioso della saga e il futuro che potrebbe essere sviluppato a partire da esso. Il dubbio è se lasciare che l’ombra lunga di quella storia e quei personaggi continui a pesare come un macigno sulle possibili innovazioni che la saga potrebbe abbracciare.
La questione potrebbe sembrare quasi ‘filosofica’ ma non lo è affatto. Parlando di affari, Hollywood sa bene che la nostalgia vende, specialmente in questo 21° secolo di continui remake/sequel/prequel/reboot che sfruttano fino all’osso il già noto e il già visto. Tuttavia, come fa notare all’Hollywood reporter una fonte vicina alla produzione, con l’eliminazione dei personaggi della serie classica, “Star Wars” ha perso tutte le sue “fonti per creare nostalgia“.
Facendo piazza pulita dei personaggi storici (Luke Skywalker, Han Solo e la Principessa Leia) per dare spazio a una nuova generazione di eroi, la trilogia sequel (gli episodi VII, VIII e IX, usciti nelle sale tra il 2015 e il 2019) aveva il compito di risolvere questo dilemma. Tuttavia, a causa di una pianificazione sbagliata (e, forse, quasi del tutto assente) dello sviluppo della storia, complicata da imprevisti drammatici (la morte di Carrie Fisher, interprete di Leia, nel 2016, che ha costretto la produzione a riscrivere interamente l’Episodio IX), i nuovi film hanno fallito nel loro intento. Il risultato è stata una via di mezzo in cui la nostalgia per il passato si è tradotta per molti in mera imitazione, limitando di molto lo sviluppo dei nuovi personaggi che, di conseguenza, non sono riusciti a farsi amare dai fan quanto quelli classici.
Daisy Ridley e il paradosso di Rey, ‘ponte’ tra vecchio e nuovo
Rey è, dunque, ciò che resta della ‘Saga degli Skywalker’ ma ha senso affidare all’ultima superstite di una trilogia poco amata il futuro della saga con il progetto di Kinberg? E, se la risposta è sì, le nuove pellicole incentrate sulla Jedi interpretata da Daisy Ridley dovrebbero continuare a posarsi sulle fondamenta del passato o lasciarsele definitivamente alle spalle?
The most coveted weapon in the #StarWars movie arsenal is the character Rey Skywalker.
— The Hollywood Reporter (@THR) November 12, 2024
Since the reveal that Simon Kinberg has signed on for a new trilogy, debate has focused on whether or not it would be a continuation of the Skywalker Saga: https://t.co/0zdjIAKKPs pic.twitter.com/EVGNulEKVm
Ad aggiungere confusione a confusione, non è chiaro se la nuova trilogia di Kinberg sarà un progetto separato rispetto al film diretto dalla regista Sharmeen Obaid-Chinoy, annunciato nel 2023 e anch’esso incentrato sul futuro del personaggio dopo i nove film della storia principale. Se questo sia stato ora ‘assorbito’ nella nuova trilogia (il che spiegherebbe l’addio di Steven Knight alla sceneggiatura), non è dato saperlo e le recenti affermazioni della Ridley non hanno aiutato a fare chiarezza. Al momento, però, i due progetti sembrano procedere distinti e paralleli, in uno scenario paradossale che li porterebbe a raccontare, di fatto, la stessa storia!
Un paradosso, tra l’altro, del tutto contrario all’idea che George Lucas ha sempre avuto della sua saga di fantascienza. Un affresco epico che ha sempre avuto l’obiettivo di innovare il racconto per immagini, sia a livello tecnologico sia a livello narrativo. Innovazione che, per chi è chiamato a tracciare il futuro della saga, si scontra inevitabilmente con il lavoro straordinario fatto da Lucas, generando una paralisi dalla quale sembra difficile uscire, come riporta una fonte che ha lavorato ai film precedenti.
“Ti viene chiesto di creare il nuovo Nuovo Testamento. Ma nessuno riesce a mettersi d’accordo su nulla e ci sono molti ripensamenti sul significato di alcuni concetti”.
Diverso sembra essere il discorso per gli altri film attualmente in sviluppo. I progetti di Taika Waititi, del produttore di “Stranger things” Shawn Levi, di Donald Glover sul personaggio di Lando Calrissian e di James Mangold sembrano liberi di poter osare di più, almeno sulla carta.
Il film di Mangold, in particolare, che dovrebbe essere intitolato “Dawn of the Jedi” (“L’Alba dei Jedi“) è potenzialmente quello più in grado di riuscire a trovare un equilibrio tra passato e futuro, usando quanto è già noto e amato dai fan come punto di partenza per una storia completamente nuova. Lo suggeriva lo stesso Mangold alla Star Wars Celebration di Londra dello scorso anno, raccontando a Empire i suoi propositi per la storia.
La sua idea di un racconto che indaghi l’origine della Forza si ricollegherebbe, infatti, ai temi della Vecchia Repubblica e della nascita dei Jedi sviluppati nella serie di videogame “Knights of the Old Republic“, di cui da tempo gli appassionati invocano un adattamento sul grande o sul piccolo schermo. Aggiungendo, però, elementi di sicura innovazione legati al mistero di quel “campo di energia mistica che tiene unita tutta la Galassia“, per citare Obi-Wan Kenobi.
Star Wars, i film dovrebbero prendere esempio dalle serie tv?
A ben guardare, è proprio questo che è stato fatto nei progetti televisivi legati alla saga. Dave Filoni, storico collaboratore di Lucas dai tempi della serie animata “Star Wars – The Clone Wars” e artefice di alcune delle serie di successo legate alla saga, ha capito, infatti, una cosa molto semplice, cioè che “Star Wars” è, prima di tutto, un universo ricco di storie da esplorare a partire da quelle che già sono state scritte.
Non è un caso, infatti, che uno dei film per il grande schermo più amati degli ultimi anni sia stato “Rogue One” del 2018 diretto da Gareth Edwards.
La pellicola andava a raccontare una vicenda solamente accennata in poche righe di sceneggiatura nel primissimo film della serie, relativa alla missione dei Ribelli per impadronirsi dei piani della prima Morte Nera. Ciò ha permesso a Edwards di sviluppare una storia completamente nuova, capace di mostrare un lato della saga mai visto prima (le ‘guerre stellari’ vissute sul campo dalla gente comune e dai soldati), pur muovendosi in un territorio simbolico e narrativo già noto al pubblico. Fattori che hanno portato, poi, al successo della serie tv “Andor“, prequel diretto di “Rogue One“.
Ma lo stesso si può dire per “The Mandalorian” e “Ahsoka“, entrambe ideate da Jon Favreau (regista di “Iron Man“) e sviluppate insieme allo stesso Filoni. Le due serie sono ambientate nel periodo, mai narrato finora sullo schermo, tra l’Episodio VI (“Il Ritorno dello Jedi“) e l’Episodio VII (“Il Risveglio della Forza“). Una libertà di cui i due autori si sono serviti per dare sfogo alla propria creatività.
La serie del Mandaloriano, infatti, indaga più da vicino il sottobosco criminale dell’universo di “Guerre Stellari“, raccontato con un’estetica e una narrazione tipicamente ‘western’, genere da cui la saga ha sempre attinto. Quella dedicata alla ex discepola di Anakin Skywalker, invece, si concentra sui complotti interni alla Nuova Repubblica nata dalle ceneri dell’Impero e sulla minaccia del Lato Oscuro della Forza, rimasto ad agire nell’ombra dopo la morte di Darth Vader e dell’Imperatore.
Al netto di alcuni insuccessi (la serie “The Acolyte” e le reazioni discordanti su quella dedicata a Obi-Wan Kenobi con Ewan McGregor), il cammino tracciato dai progetti televisivi sembra quello giusto da seguire anche sul grande schermo. Pena un’irrilevanza nel panorama dell’industria culturale globale che la saga di “Star Wars” e i sui numerosi appassionati di certo non meritano.
Star Wars, il futuro dei film della saga in tre punti
- Il dilemma creativo di Star Wars: la Lucasfilm è divisa su come proseguire la saga di Star Wars: mantenere il legame con l’eredità di George Lucas o intraprendere nuove strade narrative. Il futuro cinematografico è segnato dalla difficoltà di innovare senza restare intrappolati nella nostalgia, come evidenziato dalla confusione riguardo ai progetti sul personaggio di Rey;
- Il paradosso di Rey e la trilogia sequel: Rey, come ‘ponte’ tra il vecchio e il nuovo, è al centro del dibattito sul futuro della saga. La trilogia sequel non è riuscita a sviluppare pienamente i nuovi personaggi, di conseguenza, il futuro di Rey nei nuovi progetti cinematografici è incerto, con più film che potrebbero raccontare storie simili, ma senza una visione chiara;
- Le serie tv come modello per il futuro: i progetti televisivi, come “The Mandalorian” e “Ahsoka“, hanno avuto successo perché hanno esplorato nuovi aspetti dell’universo di “Star Wars“, senza vincolarsi al canone degli Skywalker. Questo approccio più libero e creativo potrebbe essere la strada giusta da seguire anche per i film, suggerendo che “Star Wars” debba abbracciare nuove storie piuttosto che restare ancorato al passato.