A un anno esatto dal terribile femminicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa padovana uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, il padre della 22enne ha lanciato un appello alla nazione, ma soprattutto ai giovani e a chi questo Paese lo governa.
Un papà addolorato, che ancora lotta con il dolore di aver perso una figlia, ma animato dalla speranza che le cose possano ancora cambiare. Per farlo, però, serve un’azione concreta ed è per questo che, ormai da mesi a questa parte, si discute dell’inserimento di un’ora di educazione all’affettività nei programmi scolastici.
Decisione, o meglio, volontà, molto criticata e – per certi versi – osteggiata da chi la reputa inutile per fermare l’orrendo fenomeno dei femminicidi. Eppure, secondo altri il potenziale di questa “materia” potrebbe rivelarsi enorme, se ben organizzata e gestita.
Sulla questione è intervenuto il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che il prossimo 16 novembre 2024 presenterà alla Camera il progetto che, secondo quanto riportato dal sito Orizzontescuola, sarebbe coordinato dal dott. Paolo Crepet, psichiatra, sociologo ed educatore spesso ospite di trasmissioni televisive.
Lo psichiatra è intervenuto a “Che rimanga tra noi”, il programma di Radio Cusano Campus condotto da Alessio Moriggi e Francesca Pierri, per dire la sua in merito a questa fantomatica “ora all’affettività”. E non tutto è come sembra.
Paolo Crepet capo del progetto per “l’affettività a scuola”?
L’educazione al rispetto verso le donne deve permeare l’intera attività didattica, non limitarsi alle 33 ore annuali di educazione civica previste per legge, anche attraverso laboratori
Così, il ministro Valditara al Corriere del Veneto per parlare del progetto di aggiungere un’ora di insegnamento per l’educazione affettiva ed emotiva nei programmi scolastici di tutta Italia. L’annuncio, che risale allo scorso 2023, ha destato non poche perplessità e qualche polemica.
Già l’anno scorso, infatti, alcuni – fra cui anche esperti in vari campi – non hanno visto di buon occhio la cosa, sostenendo che “non si può insegnare l’affettività e i sentimenti a scuola“. Dopo un anno, invece, pare proprio che l’idea sia quasi pronta per arrivare sul tavolo della Camera (il prossimo 16 novembre 2024) e ricevere l’approvazione definitiva.
Ma cosa prevede il piano? Secondo le informazioni disponibili, pare che esperti, magistrati delle Procure minorili e insegnanti dovranno unire le forze per dar vita a laboratori e attività per gli studenti e, così, contribuire a formare una intelligenza emotiva.
L’obiettivo è quello di fare in modo che le nuove generazioni imparino a capire, analizzare e gestire le proprie emozioni e a riconoscere prontamente i segnali di pericolo. Tuttavia, stando ai dettagli diffusi inizialmente, l’adesione delle scuole è facoltativa e i ragazzi e le ragazze si sottoporrebbero a 30 ore extra-scolastiche, al di fuori, quindi, del consueto orario scolastico.
Con l’aiuto del Fonags e della Direzione generale per lo studente, anche le famiglie saranno coinvolte per incrementare la diffusione della sensibilizzazione contro la violenza di genere. A ciò si aggiungerà la coordinazione del dott. Paolo Crepet, personalità ormai consueta nelle principali trasmissioni televisive.
Psichiatra, sociologo, saggista ed educatore, Crepet è chiamato a supervisionare l’andamento del progetto. Eppure non è così. L’esperto, intervenuto al programma radiofonico condotto da Alessio Moriggi e Francesca Pierri “Che rimanga tra noi” di Radio Cusano Campus, ha negato proprio l’attribuzione di questo presunto ruolo.
La smentita dello psichiatra: “Non esiste alcun progetto e io sarei la persona sbagliata”
In collegamento con i due giornalisti, nella puntata del 12 novembre 2024, Paolo Crepet nega con forza di essere a capo del coordinamento del progetto di Valditara. Un no, arrivato chiaro e tondo e che mette a tacere anche le polemiche che sono sorte all’annuncio del suo coinvolgimento:
“Io non coordino nessun progetto, perché il progetto non esiste -esordisce Crepet, aggiungendo: “Ovviamente ho parlato con il Ministro, che ringrazio per avere pensato a me come eventuale figura riferimento. Riguardo ad una commissione, la Commissione non c’è. È un’idea. Di che cosa si debba occupare la Commissione non lo so. Lo vengo a sapere dai giornali. Io rimango di quell’idea, io non sono una bandiera al vento. Se mi si chiede di coordinare una commissione sull’educazione sentimentale a scuola, io sono la persona più sbagliata. Questo progetto non c’è al momento, ne parleremo quando ci sarà una proposta scritta. Ci sono stati dei colloqui in cui ho espresso delle opinioni riguardo la questione. L’orario di educazione sentimentale non lo considero un metodo né opportuno né efficace. Quindi per me l’argomento si chiude così. Non sono una persona legata a nessun partito, io sono un uomo libero e continuo ad esserlo”.
“Quando ci saranno le carte le leggerò -precisa Crepet-. Io avevo capito che questa commissione si dovesse occupare di disagio giovanile, di criminalità giovanile. Su questo ho tante idee, ho scritto libri per tanti anni, quindi su questo tema sono pronto a capire cosa si potrebbe fare”.
Crepet: “Far vedere il film Lolita a scuola”
Uno strumento per sollevare un dibattito utile tra i ragazzi sull’educazione sentimentale, secondo Crepet, è rappresentato dall’arte, tant’è che una delle sue proposte è quella di far vedere il film di Stanley Kubrick “Lolita” nelle scuole. “E’ un film capolavoro che provoca un dibattito -spiega lo psichiatra-. La differenza rispetto a quando uscì quel film, è che oggi le lolite sono migliaia di migliaia e l’età si abbassa sempre di più. Oggi l’utilità sarebbe di far vedere questo film e poi dire ai ragazzi e alle ragazze: E voi? Siete lontani da quel mondo o lo avete replicato? L’arte serve a provocare, è sempre stato così nella storia dell’umanità”.