Come ampiamente previsto e anticipato alla vigilia la sentenza dei giudici del Tribunale di Roma sull’ultimo trasferimento di migranti in Albania ha riacceso e inasprito le polemiche e lo scontro tra Governo e Magistratura e tra maggioranza e opposizione.

L’operazione Albania, subito diventata caso Albania, nella serata di ieri è entrata in una nuova fase che potrebbe complicare non poco i piani dell’esecutivo Meloni in tema di politiche migratorie. Perché? Perché adesso la parola passa alla Corte di Giustizia Europea.

Parola che potrebbe anche essere quella definitiva.

Con una mossa a sorpresa, infatti, i giudici dell’ottava sezione civile del Tribunale di Roma hanno deciso di non pronunciarsi sulla convalida dell’ultimo trasferimento di richiedenti asilo nell’hotspot italiano di Gjader in Albania ma di sospendere la decisione e di fare ricorso alla Suprema Corte di Giustizia EU per capire quale norma applicare, se quella italiana o quella comunitaria. La vertenza giuridica è infatti nucleo centrale della disputa legale e politica.

Intanto non cambia il tenore della narrazione politica tanto a destra quanto a sinistra.

Mentre i sette migranti sono nuovamente in viaggio verso l’Italia dove arriveranno dopo due giorni di navigazione a bordo della nave Libra della Marina Militare, gli esponenti della maggioranza continuano ad accusare i giudici romani di firmare ‘sentenze politiche’, mentre l’opposizione di centrosinistra punta il dito contro il fallimento dell’operazione Albania e la figuraccia davanti al paese e all’Europa.

Ecco allora in cosa consiste la nuova sentenza sul caso migranti in Albania del Tribunale di Roma e in che modo potrebbe complicare i piani del Governo e mettere a rischio l’intera operazione per la gestione dei migranti.

Migranti Albania, la sentenza e gli ultimi aggiornamenti

La decisione dei giudici dell’ottava sezione civile del Tribunale di Roma è arrivata nella serata di ieri, lunedì 11 novembre 2024.

Una decisione che come da previsioni non è piaciuta al Governo Meloni e nella quale – a differenza di quanto accaduto con la prima sentenza, quella del 18 ottobre 2024, che annullava il primo trasferimento di richiedenti asilo in Albania – i giudici romani hanno deciso di non decidere, o meglio di rimettere la questione al giudizio della Corte di Giustizia Europea.

In pratica i giudici del Tribunale di Roma hanno presentato un ricorso urgente ai giudici di Strasburgo per chiedergli di chiarire definitivamente quale norma applicare nei procedimenti di convalida dei trasferimenti negli hotspot italiani in Albania, se quella italiana o quella comunitaria.

La vertenza giuridica, infatti, è il cuore dello scontro istituzionale tra magistrati e Governo e nucleo di questa vertenza è la definizione dei criteri per l’individuazione dei paesi sicuri per il rimpatrio dei richiedenti asilo.

Il dilemma dei magistrati capitolini è un po’ il dilemma di un’intera nazione: va applicata la legge italiana, ovvero il decreto Paesi Sicuri, come sostiene il Governo o la norma comunitaria stabilita dalla sentenza del 4 ottobre 2024 della Corte di Giustizia Ue, come invece impongono le regole comunitarie in base alle quali, nella gerarchia delle norme, le norme comunitarie?

Come la decisione Ue complicherà i piani del Governo

Il Viminale è pronto a costituirsi davanti alla corte UE per sostenere le sue ragioni, ma una sentenza avversa potrebbe complicare e non poco i piani del Governo determinando una decisa battuta d’arresto all’intera operazione.

Il Governo ha ribadito l’intenzione di continuare con i trasferimenti in Albania e non sembra intenzionato a rallentare in attesa della decisione della Corte Ue. Decisione che in ogni caso avrà un impatto sulle future politiche migratorie dell’esecutivo Meloni.

Se il Tribunale UE dovesse decidere che la norma italiana è incompatibile con il diritto europeo, o che, in caso di vertenze, a prevalere debba essere la normativa comunitaria, allora il Governo italiano si vedrebbe costretto ad adeguarsi e a modificare la sua strategia, oppure a opporsi alla decisione dei giudici lussemburghesi con tutte le possibili conseguenze del caso.

Gli Stati membri dell’UE, infatti, hanno l’obbligo di conformarsi alle disposizioni e alle sentenze della Corte di Giustizia UE a meno che non si voglia diventare oggetto di sanzioni e dell’apertura di una procedura per inadempimento.

Perché la legge italiana e quella europea sono in conflitto?

Le due norme sono in conflitto principalmente nella definizione dei criteri di sicurezza che i paesi di provenienza dei richiedenti asilo devono garantire.

Secondo la sentenza UE del 4 ottobre 2024 non possono considerarsi sicuri quei paesi in cui vengono perseguitate minoranze e/o determinate categorie di persone come ad esempio gli oppositori politici, le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ etc.

Il Governo italiano, invece, lo scorso 21 ottobre ha approvato il Dl Paesi Sicuri con una lista di 19 Stati sicuri, tra cui figurano anche paesi come Egitto e Bangladesh che invece per la normativa Ue non potrebbero essere considerati tali.

Insomma una questione spinosa che i giudici romani hanno rimesso nelle mani dei colleghi di Strasburgo.

“Il rinvio pregiudiziale è stato scelto come strumento più idoneo per chiarire vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale emersi a seguito delle norme introdotte dal decreto legge n.158/2024. (Dl Paesi Sicuri, ndr), che ha adottato una interpretazione del diritto dell’Unione europea e della sentenza della CGUE del 4 ottobre 2024 divergente da quella seguita da questo Tribunale”

Si legge nel comunicato stampa diffuso dal Tribunale di Roma in cui si precisa anche che:

“I criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell’Unione europea. Pertanto, ferme le prerogative del Legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto la corretta applicazione del diritto dell’Unione, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana.”

Musk entra a gamba tesa nello scontro contro i giudici

E intanto nel dibattito politico italiano è entrato a gamba tesa anche il patron di Tesla Elon Musk che, come al solito attivissimo sul suo social X, ha twittato a sostegno del Governo Meloni in risposta ad un utente che in tema di immigrazione gli evidenziava il caso Albania e i giudici italiani che “bloccano il piano di detenzione dei migranti di Meloni”.

Un tweet a cui Musk risponde con un eloquente “These judges needs to go”, ovvero, “questi giudici devono andare a casa”.

L’intervento di Musk in difesa del piano Albania della Premier Giorgia Meloni si inserisce in un dibattito già di per sè sufficientemente teso e accesso.

Molteplici i commenti e i post da entrambi gli schieramenti pro o contro la decisione dei giudici di Roma.

Tra i primi come sempre il tweet del leader della Lega Matteo Salvini che ieri sera ha scritto su X

“Un’altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza. Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno. Sempre che qualche altro magistrato, nel frattempo, non mi condanni a sei anni di galera per aver difeso i confini…”

Stesso tono da Fratelli d’Italia.

“Stanno facendo di tutto per impedire al Governo Meloni di difendere i confini, contrastare l’immigrazione ed espellere chi non rispetta le regole. Non faremo nessun passo indietro, faremo ciò che ci hanno chiesto gli italiani: difendere l’Italia da chi vorrebbe accogliere tutti.”

Al Senato il senatore del Movimento 5 Stelle Ettore Licheri ha attaccato duramente il Governo accusandolo di “fare solo fuffa” sulla questione migranti.

Durissima anche la posizione del Partito Democratico che difende l’operato dei giudici.

Il segretario di + Europa Riccardo Magi, è intervenuto con un post su X

“Da mesi affermiamo che la maggior parte dei migranti deportati in Albania sarebbero stati riportati in Italia e anche stavolta abbiamo avuto ragione. Dopo la decisione odierna della sezione immigrazione del Tribunale di Roma infatti, anche i 7 migranti portati nelle scorse ore in Albania dovranno tornare in Italia, rinviando alla Corte di Giustizia Ue la valutazione sui Paesi sicuri.”

Il leader di Avs Angelo Bonelli, ai microfoni dell’inviato di Tag24.it, ha denunciato l’operazione di propaganda fatta dal Governo con i soldi degli italiani.

“Il Governo continua a violare la legge e la sentenza della Corte di Giustizia Europea perchè vuole lo scontro con i giudici e vuole continuare a chiamarli giudici comunisti. E non gliene importa niente se stanno spendendo quasi un miliardo di euro. Vogliono questo scontro perchè questo scontro può portargli voti”.

Il caso Albania in 5 punti

  • Sentenza del Tribunale di Roma: I giudici hanno deciso di non decidere sulla convalida del trasferimento dei migranti in Albania, rimettendo la questione alla Corte di Giustizia Europea per chiarire quale normativa applicare, italiana o comunitaria
  • Conflitto normativo: La disputa legale riguarda i criteri di sicurezza per i paesi da cui provengono i richiedenti asilo. La normativa italiana, che include paesi come Egitto e Bangladesh nella lista dei “Paesi Sicuri”, è in contrasto con le direttive europee che non considerano tali paesi sicuri per il rimpatrio
  • Implicazioni politiche: La decisione del tribunale ha riacceso le polemiche tra Governo Meloni e opposizione, con accuse reciproche su sentenze politiche e fallimenti nell’operazione migratoria
  • Reazioni: Figure politiche come Matteo Salvini e Elon Musk hanno commentato la sentenza, sostenendo che i giudici stanno ostacolando le politiche del governo italiano in materia di immigrazione
  • Futuro incerto: La Corte di Giustizia Europea potrebbe influenzare significativamente le future politiche migratorie italiane, costringendo il governo a rivedere la sua strategia.