Un incontro lunghissimo, protrattosi oltre il previsto e finito in modo diverso a seconda di chi parla: il tavolo fra governo e sindacati oggi 11 novembre 2024 a Montecitorio ha visto l’esecutivo di Giorgia Meloni confermare gran parte delle misure alla base della manovra economica, mentre i tre sindacati maggiori non sono d’accordo nell’esprimere un giudizio comune.
Se UIL e CGIL lamentano una legge di bilancio senza futuro e senza aiuti per alcuni settori decisamente in difficoltà (come sanità o automotive), la CISL ha apprezzato la disponibilità governativa nell’ascoltare il sindacato e alcune misure per favorire “il reddito, le famiglie, la contrattazione nei settori pubblici“.
In questo modo Pierpaolo Bombardieri, Maurizio Landini e Luigi Sbarra si trovano divisi, e ciò si è visto anche per lo sciopero generale del 29 novembre: UIL e CGIL andranno avanti con questo progetto.
Dal lato dei partiti politici, opposizione e maggioranza hanno depositato un ragguardevole numero di emendamenti che a seconda del punto vista migliorano o correggono la manovra.
Manovra, CGIL e UIL: “Lo sciopero generale si farà”
Se l’obiettivo del governo di Giorgia Meloni era di spaccare i sindacati e di fermare lo sciopero generale del 29 novembre 2024, ciò gli è riuscito solo a metà. L’incontro di oggi 11 novembre, lungamente atteso da opposizioni e stessi sindacati per varie indisposizioni della premier, è finito per confermare una cosa: la manovra 2025 non è adatta per le sfide che l’Italia deve affrontare in un prossimo futuro.
Questa è la convinzione di Maurizio Landini (segretario CGIL) e di Pierpaolo Bombardieri (UIL), che uscendo da Montecitorio hanno potuto dar seguito alla loro intenzione di fine ottobre: un grande sciopero nazionale contro un governo miope, indeciso e irrispettoso delle parti sociali.
L’incontro di oggi è iniziato nella tarda mattinata e si è protratto fino alle 16:30, non permettendo a Meloni di andare in Emilia-Romagna per la chiusura della campagna elettorale regionale. Questo è un dettaglio che però non interessa né a Bombardieri né a Landini, concordi nell’indicare che la legge di bilancio è stata scritta male e senza rispondere ai reali bisogni del paese.
Il primo a parlare è proprio Landini, che dà la prima notizia politica di rilievo:
Il governo ha riconfermato che quello che ha presentato in Parlamento è la manovra, che i margini sono quelli, che gli spazi possibili di modifica sono limitati. Confermiamo il nostro giudizio di una pessima legge di Bilancio che non dà un futuro al nostro Paese. Per quello che ci riguarda è assolutamente confermata la ragione dello sciopero generale del 29.
Arriva poi il turno di Bombardieri, che a nome del sindacato che guida si dice ancora disponibile a trovare un punto di caduta fra le necessità governative e quelle dei cittadini che poi vedranno gli effetti concreti della manovra.
Sarebbe uno scenario per l’appunto auspicabile, ma il segretario della UIL frena constatando che l’esecutivo ha poche risorse disponibili e l’intenzione anzitutto di accontentare la propria base elettorale (e non la collettività):
Se il governo decide di cambiare delle decisioni e ci convoca domani, bene. Noi non ci sottraiamo mai al confronto, ma mi pare che oggi si siano specchiate due visioni diverse di una manovra e pur con qualche disponibilità non mi sembra che ci sia da parte del governo la disponibilità a cambiare le scelte. Sostanzialmente il governo ha confermato le decisioni assunte e non c’è da parte sua una disponibilità, per esempio, a ragionare sul fisco, un punto sul quale noi insistiamo.
La CISL positiva: “Ci sono misure per sostenere il reddito”
Il risultato dell’incontro di oggi, come accennato in apertura, è stato quello anche di rendere evidente la spaccatura fra i tre maggiori sindacati italiani. Come accaduto anche quando è stato annunciato lo sciopero generale (il 30 ottobre), la CISL si è tirata fuori e ha cercato una propria via autonomia di interlocuzione con il governo.
Il sindacato guidato da Luigi Sbarra ha voluto rimarcare le differenze di vedute con UIL e CGIL indicando innanzitutto gli aspetti positivi visti in questa legge di bilancio. Non c’è necessità di arrivare a bloccare molti settori con uno sciopero, perché alcuni di essi sembrerebbero – secondo Sbarra – esser stati sufficientemente tutelati dal governo:
Non è una manovra da sciopero generale perché ci sono diverse misure che vanno nella direzione di sostenere il reddito, le famiglie, la contrattazione nei settori pubblici. Usare la misura più radicale di cui dispone il sindacato ci fa perdere progressivamente credibilità presso i lavoratori. Oggi è stato un confronto utile, e abbiamo anche chiesto delle correzioni.
Non tutto è rose e fiori, ovviamente: il tasto su cui Sbarra sembra battere di più è la crisi in cui è rimasta avviluppata l’automotive italiana. Si producono e si comprano poche automobili in Italia, Stellantis sembra non rispondere con quelle risposte che il governo vorrebbe e l’ingresso nel mercato delle case automobilistiche cinesi solleva più di una domanda sulle ricadute in termini di occupazione.
Ecco, tutto questo manca nella manovra e Sbarra chiede, oltre al sostegno per l’industria automobilistica italiana, altre misure importanti:
Bisogna ripristinare le risorse del Fondo automotive per sostenere le piccole e medie imprese della componentistica e dell’intera filiera. Ancora si devono aumentare le pensioni minime, finanziare adeguatamente il Fondo sulla non autosufficienza, operare un taglio deciso per il ceto medio utilizzando per intero le risorse del concordato preventivo per abbassare la seconda aliquota Irpef e alzare lo scaglione ad almeno 60mila euro.
Migliaia di emendamenti da parte di governo e opposizione
Da un lato all’altro degli schieramenti politici la giornata di oggi è stata buona per la presentazione di migliaia di emendamenti per modificare le parti della legge di bilancio che per un motivo o per un altro non sono piaciute.
Forza Italia ad esempio ha cercato nei giorni scorsi di far cambiare idea al ministro Giorgetti sulle criptovalute, giudicando troppo alta la tassazione che originariamente era stata prevista: misura cara alla Lega e che probabilmente potrebbe essere accolta. E sono proprio i forzisti a conquistare il primato di giornata per il numero di emendamenti presentati, ben 501.
La Lega ne ha proposti 428, mentre Fratelli d’Italia “solo” 190 e Noi Moderati di Maurizio Lupi 142: caduto nel vuoto sia l’auspicio della premier Meloni sia di Giorgetti di vedere i partiti al governo moderarsi nelle proprie richieste, considerate che tante risorse dovranno essere impegnate nei prossimi anni per il rinnovo di misure al quale il governo tiene molto.
Le opposizioni si sono mosse in ordine sparso, tranne che per una decina di emendamenti unitari: i temi principali sui quali hanno trovato una convergenza sono stati la sanità, i congedi, l’automotive, il salario minimo e la ricostruzione in Emilia-Romagna.
Per il resto, dal PD al M5S, da Azione ad AVS sono arrivati circa 3.200 testi: per i pentastellati 1.218, per i dem 992, per i verdi 354, per Azione 130, per Italia Viva 282, per +Europa 45 e per le minoranze linguistiche 201.
Tornando ai partiti di maggioranza, Forza Italia ha voluto puntare forte su due temi: il ripristino dei fondi per il completamento della Metro C a Roma, tagliati di 25 milioni per il 2025 e di 50 milioni per ciascuno degli anni 2026 e 2027; l’altro è la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33%. I capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, ne hanno spiegato la ratio con l’attenzione che il loro partito dà alle fasce di reddito medio-basse.
Una visione delle cose che, ovviamente, trova in disaccordo i partiti all’opposizione. La manovra 2025 viene giudicata debole e con poca visione per il futuro, lamentando uno spreco di risorse per progetti inutili e quindi impossibili da indirizzare verso le urgenze del paese.
Come accennato, ci sono alcuni temi sui quali c’è stata convergenza, ma ogni partito ha poi denunciato e spiegato il ragionamento dietro ogni suo emendamento. Angelo Bonelli, portavoce di AVS, si è fatto carico di un sentimento comune a chi osteggia a livello politico questa legge di bilancio:
La premier continua a mentire agli italiani, raccontando che va tutto bene mentre taglia servizi essenziali come sanità, scuola, trasporto pubblico e continua a proteggere i grandi potentati economici: Meloni non ha tassato gli extraprofitti delle banche come aveva annunciato; si tratta solo di un prestito che verrà pagato dalle generazioni future. Questa manovra renderà i poveri ancora più poveri e i ricchi sempre più ricchi.
I 3 punti salienti dell’articolo
- Divario tra governo e sindacati: durante l’incontro tra il governo di Giorgia Meloni e i sindacati oggi 11 novembre 2024, il governo ha confermato la manovra economica per il 2025, suscitando reazioni contrastanti. Mentre la CISL ha apprezzato alcune misure per il reddito e la contrattazione, UIL e CGIL hanno bocciato la legge di bilancio, considerandola inadeguata per le sfide future e per settori come la sanità e l’automotive. Questo ha portato alla conferma dello sciopero generale indetto da UIL e CGIL per il 29 novembre.
- Divisione tra i sindacati: i sindacati maggiori sono divisi riguardo alla manovra. La CISL, pur riconoscendo alcuni aspetti positivi, ha preferito non aderire allo sciopero generale, sostenendo che la legge di bilancio offre misure a sostegno delle famiglie e della contrattazione nei settori pubblici. Tuttavia, anche la CISL ha richiesto correzioni, soprattutto per l’automotive e il sostegno alle PMI.
- Emendamenti e critiche politiche: da parte dei partiti, sia di maggioranza che di opposizione, sono stati presentati migliaia di emendamenti per modificare la legge di bilancio. I partiti di centrodestra, come Forza Italia e Lega, hanno proposto modifiche su temi come l’aliquota Irpef e il completamento della Metro C a Roma, mentre le opposizioni hanno criticato duramente la manovra, accusando il governo di mancare di visione e di favorire i grandi poteri economici a scapito dei servizi pubblici essenziali.