Il fine settimana che ci lasciamo alle spalle con i disordini sociali di Bologna, lo scontro tra poteri dello Stato con il nuovo botta e risposta tra Governo e Magistratura Democratica e l’innalzamento della violenza dialettica tra maggioranza e opposizione, ha alimentato ulteriormente le polemiche sul presunto rischio di erosione democratica nel Paese, evidenziata dalle opposizioni e negata dalla maggioranza di centrodestra.
Erosione dei diritti democratici, centralizzazione del potere, politiche autoritarie. Sono queste, infatti, le principali accuse che il centrosinistra al caviale imputa alla destra all’olio di ricino.
Tag24.it ne ha parlato con l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, storico leader della sinistra italiana, nonché presidente del Partito della Rifondazione Comunista dal 1994 al 2006.
D: Cosa pensa delle polemiche relative al rischio di deriva anti-democratica? Esiste tale rischio?
R: Il Governo delle destre ce la sta mettendo tutta per confermare le peggiori previsioni che si potessero fare sulla sua conquista di poteri in Italia. Tutte le cose che venivano dette, che sembravano anche un po’ propagandistiche e allarmistiche – perché poi uno poteva contare sulla tenuta democratica del paese – il governo fa di tutto per confermarlo.
Bertinotti: “Democrazia colpita dal Governo nel suo complesso”
Stanno facendo molto discutere, in queste ore, un post di Fratelli d’Italia contro lo scrittore Roberto Saviano e un video pubblicato ieri – domenica 10 novembre – dal vicepremier della Lega Matteo Salvini in cui chiede la chiusura dei centri sociali in relazione agli scontri avvenuti sabato pomeriggio a Bologna tra forze dell’ordine e manifestanti.
CHIUDERE i centri sociali occupati abusivamente dai comunisti che sono ritrovi di criminali. pic.twitter.com/VtLrillg05
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) November 10, 2024
Un video che lo storico leader comunista italiano ha detto di non aver visto, ma che ha anche sottolineato come – in generale – bisognerebbe contrapporre, alle esternazioni “indicibili” del “governo delle destre”, una “censura del silenzio”, non per disinteresse ma per sottrarre legittimità a tali affermazioni ed evitare di aumentarne la visibilità.
Per Fausto Bertinotti non basta più denunciare ma bisogna costruire una “forza popolare” capace di dare vita a una democrazia realmente partecipata.
D: Come dovrebbe rispondere il centrosinistra?
R: Io penso che bisognerebbe in qualche modo produrre una censura del silenzio. Le loro manifestazioni sono così orribili che vanno, secondo me, sanzionate con il silenzio più che con l’inseguimento di una peraltro necessaria – indignazione. E’ così degradante la loro continua posizione che si può dare ormai per scontato che ci sarà una sistematica avversione a ogni rivendicazione di diritti, a partire da quelle più elementari, come il diritto di sciopero.
Si troverà sempre un leader di governo, che dirà delle cose che erano indicibili fino a qualche tempo fa, ma indicibili non per ragione di censura, ma per ragione di civiltà democratica.
E la cosa a cui bisogna pensare è una reazione politico-culturale per alimentare questa cultura democratica che oggi viene colpita non da qualche esponente marginale della vita politica italiana, ma dal governo nel suo complesso.
Bertinotti: “La destra sta mostrando il suo volto autentico”
L’ex presidente della Camera nella sua analisi invita il centrosinistra a non giocare solo di rimessa, ma a sporcarsi le mani e a creare spazi di partecipazione, come le “case della cultura”, che possano alimentare una cultura democratica dal basso.
Bertinotti sottolinea come ciò che sta accadendo in questi mesi, le esternazioni degli ultimi giorni ma non solo, siano espressione della “fisiologia più autentica della politica della destra” che non sta gettando la maschera ma semplicemente rivelando il suo nucleo ideologico più radicale.
D: Secondo lei c’è un disegno politico?
R: No, è più che un disegno. Si manifesta una cultura regressiva che è peggio che un disegno, è proprio un modo di essere. Un disegno richiede una scelta lucidamente perseguita che delinea un progetto, qui invece il progetto è direttamente espressione di come questa destra è. È la manifestazione, seppure un po’ sconcertante, di qual è la sua fisionomia più autentica.
D: Quindi ha gettato la maschera della destra moderata?
R: Gettare la maschera sarebbe già un complimento, perché vuol dire che c’è una sorta di doppiezza. Questa è proprio la loro storia più autentica, ed è questa che va contrastata con una vera e grande operazione culturale. Non giocare di rimessa, ma invece lavorare a ricostruire una civiltà democratica nel paese.
“Costruire una forza popolare capace di far vivere la democrazia”
D: Come si fa?
R: Si fa stabilendo un rapporto tra le idee e la forza. La politica è un rapporto tra le idee e la forza, non basta denunciare. Bisogna costruire una forza popolare capace di far vivere la democrazia. Quindi bisogna costruire strumenti di democrazia e di partecipazione.
Bisogna, per usare termini antichi, produrre case della cultura, case delle donne, case dei giovani, luoghi di frequentazione e realizzare momenti di associazione, di partecipazione, fare vivere la democrazia. Non è più soltanto il tempo della denuncia devi farla vivere questa democrazia che in questo momento è molto asfittica.
“Regionali? Sinistra come dem USA più propensa a perdere”
Lapidario, infine il giudizio sull’attuale situazione della sinistra nel Paese: “bisogna ricominciare daccapo” e rendersi conto che la storia del centrosinistra “così come è stata vissuta fin qui è finita”.
Secondo Fausto Bertinotti, occorre sottrarsi alle trappole della logica delle alleanze politiche e delle “mezze parole” e riconnettersi con i problemi reali del paese.
D: Una previsione sulle elezioni in Umbria e in Emilia Romagna.
R: Sullo specifico non lo so dire. Purtroppo questo centrosinistra, così come è oggi, come i democratici americani, sono più propensi a perdere che a vincere. Perché dovrebbero essere stessi, rendersi conto che questa storia del centrosinistra, così come è stata vissuta fin qui, è finita.
Anche le cose di cui abbiamo appena parlato indicano la necessità di ricominciare da capo, di uscire dal gioco delle alleanze, delle mezze parole, come dicono i francesi della politique politicienne, per investire, invece, su un discorso di società. Cioè bisognerebbe ricominciare da capo, detta un po’ brutalmente, non nello schieramento delle forze politiche, ma una soggettività di alternativa di società.
In conclusione
Il nodo cruciale forse è tutto qui, in una politica che deve tornare a essere qualcosa di vivo e di comunitario ancorato nella stessa società e uscire da logiche di potere di élite e compromessi funzionali ad “alleanze balneari”.
Secondo Fausto Bertinotti, la destra sta rivelando il suo vero volto radicale, non mascherato da moderazione. Per contrastare questa deriva, propone una “censura del silenzio” contro le affermazioni del governo, suggerendo che la risposta deve essere culturale e politica, non solo una denuncia. Invita il centrosinistra a superare la logica delle alleanze tradizionali e a creare spazi di partecipazione dal basso, come le “case della cultura”.
Bertinotti sottolinea che la politica deve tornare a essere comunitaria e ancorata alla società, rifondando una civiltà democratica per difendere il paese da una possibile minaccia autoritaria.