Ricordate l’arresto del patron di Telegram, Pavel Durov, e le speranze suscitate in coloro che volevano smascherare i malfattori e i denigratori seriali che si nascondevano nell’anonimato del canale? Sono curioso di sapere se qualcuno è riuscito ad avere giustizia dopo che il 5 settembre l’app aveva introdotto nuove regole sulla moderazione dei contenuti, rimuovendo dal suo sito la dichiarazione che garantiva la protezione delle chat private dalle richieste di moderazione.

All’inizio di settembre annunciava che “mentre il 99,999% degli utenti di Telegram non ha nulla a che fare con la criminalità, lo 0,001% coinvolto in attività illecite offre una cattiva immagine all’intera piattaforma mettendo a rischio gli interessi del nostro quasi miliardo di utenti”. Era lo stesso Durov a pronunciare questa frase.

Le protezioni della app e la piattaforma usata da anonimi malfattori

“Un cambiamento di rotta repentino e importante, considerando che la piattaforma di messaggistica ha costruito la sua intera reputazione sulla supervisione minima delle interazioni tra utenti” commentò il Sole-24 Ore. Il cofondatore di Telegram annunciò la rimozione della funzionalità People Nearby (Persone Vicine), “utilizzata da meno dello 0,1% degli utenti e che presentava problemi con bot e truffatori” e la disattivazione del caricamento di nuovi contenuti multimediali sulla piattaforma di blogging Telegraph, la chat segreta “che sembra essere stata utilizzata impropriamente da attori anonimi”. Da settembre a oggi sono passati più di due mesi. Qualche diffamato ha avuto giustizia?

Stefano Bisi