Ci sono storie che ci colpiscono. Storie di cui anche dopo tanto tempo continuiamo a serbare un ricordo particolare, come quella di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni che la sera di un anno fa fu uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta a Vigonovo, nel Veneziano. Per ricostruirla dobbiamo fare un passo indietro.

Chi era Giulia Cecchettin? L’inizio della storia

Era la sera dell’11 novembre. Una sera all’apparenza come tante per Giulia Cecchettin, iscritta all’ultimo anno del corso di Ingegneria biomedica dell’Università di Padova. 22 anni compiuti, una forte passione per il disegno e per i libri, la ragazza, in procinto di ottenere il suo agognato diploma, viveva con il padre Gino, la sorella maggiore Elena e il fratello minore Davide a Vigonovo. La madre, Monica, era venuta a mancare da circa un anno a causa di un tumore.

La scomparsa e il ritrovamento del corpo

Come aveva già fatto altre volte, Giulia si era data appuntamento con Filippo Turetta, un ragazzo di 21 anni che aveva conosciuto tra i banchi universitari e aveva poi iniziato a frequentare. Non stavano più insieme: da qualche mese lei lo aveva lasciato per via dei suoi comportamenti ossessivi.

In dei messaggi inviati alle amiche raccontava di volersi costruire una nuova vita: dopo la laurea avrebbe iniziato un corso di fumetti, provando a inseguire il suo sogno di diventare un’illustratrice di libri per ragazzi. Non sapeva, però, come allontanare il suo ex, che – ricattandola emotivamente – la convinceva, di fatto, a vederlo e sentirlo (facendole intendere che, altrimenti, si sarebbe fatto del male).

Si erano visti, quindi. Insieme erano andati al centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera per cercare delle scarpe che Giulia avrebbe potuto indossare il giorno della cerimonia post-discussione. Poi avevano cenato insieme in un fast food. Al momento di rincasare, la scomparsa, seguita, pochi giorni dopo, dal ritrovamento del corpo della giovane nei pressi del lago di Barcis.

La fuga di Filippo Turetta e l’arresto in Germania

La sera stessa, non vedendola rientrare (e non avendo ricevuto sue notizie), il padre, preoccupato, ne aveva denunciato la scomparsa. A niente servirono gli appelli, le ricerche: si sarebbe scoperto in breve tempo che l’ex, dopo averla sequestrata e aggredita (in un parcheggio di Vigonovo e poi nella zona commerciale di Fossò), ne aveva occultato il cadavere, scappando a bordo della sua Fiat Punto nera verso l’estero. Fu catturato in Germania a circa una settimana dai fatti e confessò il femminicidio, sostenendo che volesse a sua volta togliersi la vita.

I funerali

I familiari di Giulia avevano subito avanzato l’ipotesi che dietro la scomparsa della 22enne potesse celarsi altro, escludendo che i due ragazzi fossero fuggiti insieme: Giulia, dicevano, avrebbe fatto avere sue notizie. Non era da lei scomparire. E infatti avevano ragione.

Il 5 dicembre 2023, ai funerali organizzati nella basilica di Santa Giustina, a Padova, presero parte migliaia di persone. Il padre di Giulia, al termine dell’omelia, lesse un tratto della poesia “Vero amore” di Khalil Gibran:

Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.

Il processo a carico dell’ex

Il processo a carico di Filippo Turetta è ancora in corso. Il giovane, 22 anni compiuti il 18 dicembre, è accusato di sequestro di persona, omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e porto continuato d’armi.

Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, avrebbe premeditato nel dettaglio l’omicidio, preparandosi – addirittura con una lista di cose da fare – a cogliere di sorpresa la giovane qualora lei lo avesse di nuovo rifiutato, come in effetti fece.

In aula ha raccontato che quella sera provò a darle dei regali. La sua intenzione, ovviamente, era quella di tornare con lei. Giulia, però, si mostrò ferma, decisa. E gli disse anche di avere contatti, da un po’, con un altro ragazzo. Cosa che lo fece scattare. Rischia il massimo della pena, l’ergastolo.

Non so perché non ho chiesto scusa, ma penso che sia ridicolo e fuori luogo, vista la grave ingiustizia che ho commesso […]. L’unica cosa a cui penso è che sia giusto espiare la mia colpa, provare a pagare per quello che ho fatto,

ha detto nel corso dell’interrogatorio al processo. La sentenza arriverà a breve.

Un anno dopo: cosa resta? Le iniziative di Gino Cecchettin

In un anno di lui e della sua vita – prima e dopo il carcere – si è parlato molto. Come si è parlato molto di Giulia e dei suoi sogni. “Fate rumore”, aveva chiesto a tutti, nell’immediatezza dei fatti, la sorella della 22enne. Come a dire: “Non voltate lo sguardo, combattete la cultura patriarcale”. Qualcuno lo avrà sicuramente fatto; nel frattempo, però, tante altre donne sono state uccise.

Anche per questo il padre di Giulia – già autore di un libro intitolato “Cara Giulia” dedicato alla giovane – ha deciso di dare vita, qualche settimana fa, a una fondazione che, rivolgendosi alle nuove generazioni, fa attività di formazione contro la violenza di genere. Si chiama “Fondazione Giulia Cecchettin” e sarà presentata ufficialmente a Montecitorio il prossimo 18 novembre.

Ho cercato il bello di Giulia – ha spiegato Gino Cecchettin in un’intervista rilasciata a “Che tempo che fa” -, una delle missioni che ha la Fondazione è portare avanti il nome di Giulia e il suo modo di veder la vita. Giulia era una ragazza che amava vivere, era buona ed era altruista. Su questa linea vorremmo continuare.

Un riassunto per punti della storia di Giulia Cecchettin

  • La vita e il tragico omicidio di Giulia Cecchettin: Giulia, una 22enne appassionata di disegno in procinto di laurearsi, è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, che da diverso tempo aveva comportamenti ossessivi e manipolatori nei suoi confronti, l’11 novembre di un anno fa.
  • Le conseguenze e il processo: dopo il ritrovamento del corpo di Giulia e l’arresto di Turetta in Germania, si è aperto in Italia il processo a carico del 22enne, che ora rischia l’ergastolo. Ascoltato, ha ammesso la sua colpa, dichiarando di volerla “espiare”.
  • L’eredità e l’impegno dei familiari della vittima: per onorare la memoria di Giulia, il padre Gino ha istituito la “Fondazione Giulia Cecchettin”, che punta a sensibilizzare e formare i giovani contro la violenza di genere, insegnando loro i valori dell’altruismo e dell’amore per la vita che Giulia aveva fatto propri.