Troppo dolore, troppa sofferenza, subita da troppi. L’attrice Claudia Pandolfi ha condiviso su Instagram un video in cui si mostra senza filtri, in lacrime, per i messaggi dei suoi fan che hanno condiviso con lei le loro opinioni o un semplice ringraziamento per il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” di cui è protagonista.
Gli attori sono ‘spugne’. Fa parte del mestiere assorbire dentro di sé sentimenti ed emozioni per poi poterle restituire in modo credibile sullo schermo. Claudia Pandolfi oggi, 10 novembre 2024, ricorda ai semplici spettatori cosa significhi dover affrontare ed elaborare il dolore di una madre che ha visto morire il proprio figlio, portatole via da una violenza strisciante, a volte invisibile ma non per questo meno distruttiva.
Il pianto a dirotto dell’attrice ribadisce, inoltre, come la storia di Andrea Spezzacatena non sia affatto un caso isolato nella nostra società contemporanea. Un problema, quello del bullismo, spesso sottovalutato se non addirittura ignorato, malgrado le tragiche conseguenze siano sempre meno rare.
Claudia Pandolfi e le lacrime su Instagram: “Mi dispiace ci sia tanto dolore”
“Un’immagine vale più di mille parole“, diceva un vecchio adagio ancora di moda. Un proverbio che trova la sua conferma nel video diffuso da Claudia Pandolfi sul suo profilo Instagram.
Basta vederla, infatti, per rendersi immediatamente conto di come la famosa attrice italiana abbia deciso di mostrare un’immagine di sé sincera e lontanissima dall’apparenza tipica dei tappeti rossi e del glamour. Senza trucco, con il volto segnato dalle lacrime e distrutto dal dolore, Pandolfi si rivolge agli spettatori che le hanno scritto per ringraziarla per “Il ragazzo dai pantaloni rosa“, film in cui interpreta Teresa Manes, madre di Andre Spezzacatena, morto suicida nel 2012 perché vittima di bullismo.
Non vuole il “distacco“, in questo caso. Vuole, al contrario, condividere la sua reazione spontanea di fronte a messaggi che hanno evidentemente lasciato un segno profondo dentro di lei. Per la “tanta gratitudine” ricevuta, ma anche per il dolore che quei messaggi portano con sé. Dolore di chi ha subito violenze simili a quelle del protagonista del film o di chi ha provato la stessa impotenza di fronte a esse, come la sua famiglia. Dolore che la Pandolfi fa suo, senza barriere.
“Mi dispiace che accadano cose così sgradevoli, mi dispiace che abbiate dovuto affrontare tanto dolore nella vita. Piango perché, sì. Ho tanti dubbi, mi dispiace”.
Il ragazzo dai pantaloni rosa, la storia vera e tragica di Andrea Spezzacatena
A vederla così, mentre prova ad accennare un sorriso sopra le lacrime, sembra che Claudia Pandolfi abbia lasciato uscire in una sola volta tutta l’angoscia accumulata in questo periodo in cui ha ‘indossato’ la pelle e il cuore di Teresa Manes, la vera madre di Andrea.
Una donna che, il 20 novembre del 2012, il giorno dopo aver festeggiato i 15 anni di suo figlio, lo ritrova morto suicida. La scelta di chi è senza speranza, di chi si sente solo di fronte alla cattiveria del mondo che sembra essersi accanita su di lui.
Andrea Spezzacatena è stato ucciso dal bullismo e dalla sua ferocia moltiplicata dalla Rete e dai social. Un ragazzino considerato diverso, eccentrico, solo perché più studioso degli altri, solo perché indossava quei pantaloni rossi diventati rosa dopo un lavaggio sbagliato in lavatrice, ma che a lui piacevano lo stesso.
Agli attacchi faccia-a-faccia, alle scritte provocatorie a scuola (come si vede nel film, qualcuno scrisse sulla lavagna della classe ‘Andrea checca catena’, per storpiare il suo nome in uno stupido insulto omofobo) fa seguito la violenza di Internet, con un gruppo su Facebook creato contro di lui e chiamato proprio ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’.
Bullismo e cyberbullismo, i numeri del dramma
Solo dopo la morte di suo figlio, Teresa Manes scopre l’orrore e finisce col viverlo sulla sua pelle, come solo una madre può farlo, in nome di quel legame che non ha eguali né spiegazioni e che Arisa ha tradotto nel testo di “Canta ancora“, canzone che fa parte della colonna sonora del film.
L’importanza di un film come “Il ragazzo dai pantaloni rosa” sta anche nella luce che getta sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Motivo per cui proprio la Pandolfi, in un’intervista rilasciata a Vanity Fair, prende l’impegno di farlo vedere “anche al più piccolo dei miei figli“ aggiungendo che “dovrebbero vederlo anche i genitori“.
Questa è l’unica strada, secondo l’attrice, per combattere davvero la “piaga sociale” del bullismo, le cui ricadute drammatiche emergono dal report rilasciato all’inizio di quest’anno dall’Osservatorio InDifesa di Terre des Hommes.
👫 Generazione Z: dati preoccupanti sul #cyberbullismo. Osservatorio Indifesa di @tdhitaly riporta che il 65% dei giovani è stato vittima di violenza, il 19% di cyberbullismo. Presentati a Milano in vista del #SaferInternetDay. #GenZ https://t.co/ptqJdAVib0
— GiornaleRadioSociale (@GrSociale) February 2, 2024
Lo studio analizza le risposte date dalla cosiddetta ‘Generazione Z’, formata da ragazze e ragazzi di età compresa tra i 14 e i 24 anni, in relazione alle loro paure e alle loro angosce legate al cyberbullismo. I dati emersi dalle interviste condotte su 4115 adolescenti di tutta Italia mostrano uno scenario terribile:
- il 65% dei giovani dichiara di aver subito episodi di violenza e bullismo, anche online;
- il 75% dichiara di aver perso la fiducia in se stesso e negli altri;
- il 47% si è chiuso nell’isolamento a causa dell’ansia per i rapporti sociali.
Ma ancora più di questi numeri atroci possono fare le lacrime di Claudia Pandolfi che non ha esitato a mostrarsi vulnerabile e distrutta per squarciare, con l’onestà, il velo ipocrita di un dolore tanto devastante quanto troppo spesso ignorato.