Rinnovarsi o soccombere. È questo secondo l’ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi il bivio che si ritrova ad affrontare l’Unione Europea a seguito del cambio di guida politica alla Casa Bianca.

La vittoria di Donald Trump alle Elezioni Presidenziali americane 2024 ha determinato un terremoto politico anche al di qua dell’oceano e la piccola Europa che, fino alla fine aveva sperato in una vittoria della candidata repubblicana Kamala Harris, si è ritrovata improvvisamente a fare i conti con il promesso protezionismo economico e militare del nuovo presidente USA.

Lo slogan America first minaccia seriamente di relegare l’UE a un ruolo di comprimario a meno che non lo si utilizzo come stimolo per una riscossa dalla stagnazione in cui l’Europa versa da ben prima della rielezione del Tycoon americano.

Nel suo discorso al vertice UE di Budapest lo scorso 7 e 8 Novembre, Mario Draghi ha sottolineato la necessità per l’Europa di darsi una scossa e di porre in essere – con ancora più urgenza – le riforme economiche necessarie per aumentare la competitività e per garantire una difesa comune europea per non dover più dipendere dagli Stati Uniti per la propria sicurezza.

Il rapporto Draghi e le sfide che l’Ue non può perdere

Secondo Draghi l’elezione di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti pone l’Europa dinanzi a una serie di sfide cruciali per la propria sopravvivenza. Sfide che l’ex premier italiano aveva già sottolineato nel suo Rapporto sulla competitività dell’Unione Europea e che, alla luce dei cambiamenti geopolitici che si determineranno dal nuovo corso alla Casa Bianca, diventano ancora più significative.

Ecco quali sono:

  • Potenziamento dell’industria hi-tech e dell’innovazione tecnologica. Il ritardo tecnologico dell’Europa rispetto agli USA e grave gap nei rapporti tra le due potenze ed è uno dei principali fattori di riduzione della competitività UE. È urgente secondo Draghi colmare questo gap dando immediatamente priorità agli investimenti economici nel settore e creare politiche di promozione e sostegno delle start-up e aziende tecnologiche UE.
  • Adattarsi velocemente al protezionismo economico. Donald Trump ha più volte sottolineato l’intenzione di reintrodurre dazi sull’importazione di prodotti esteri per tutelare le industrie americane che impatteranno pesantemente sull’economia Europea. Secondo Draghi è necessario negoziare con gli Stati Uniti in maniera unitaria e non individuale per garantire l’accesso ai mercanti americani per i settori chiave dell’economia UE come ad esempio l’industria manifatturiera, l’automotive e la chimica.
  • Aumentare le spese per la Difesa. Secondo l’ex presidente della Banca Centrale Europea è necessario aumentare le spese per la difesa al 2% del PIL per essere preparati in caso di uscita dalla Nato degli Usa, o, comunque di un significativo cambiamento di approccio del Governo americano in merito alle politiche di difesa comuni.
  • Approccio unitario ai problemi. La quarta è forse la più ardua sfida da vincere secondo Mario Draghi è quello di affrontare le nuove e cruciali sfide con un approccio unitario. L’Europa è troppo piccola per dividersi a meno che non voglia perdere la battaglia della competitività e finire schiacciata come un vaso di coccio tra superpotenze Usa e Cina. Per riuscirci l’UE deve attuare politiche di integrazione economica e adottare strategie comuni su temi cruciali come il commercio, l’innovazione e la tecnologia.

In sintesi Mario Draghi sottolinea che per vincere le sfide globali che l’attendono, l’UE deve agire con rapidità e con un approccio unitario per migliorare la competitività tecnologica e la produttività e negoziare con gli Usa per difendere i settori industriali europei.

Cosa rischia davvero l’Europa?

In gioco c’è davvero la sopravvivenza dell’Europa? Tra timori e allarmismi, dal rapporto di Budapest di Mario Draghi emerge tutta la delicatezza della fase attraversata dall’Unione Europea.

Un dato certo e incontrovertibile, infatti, è che la vittoria di Donald Trump alle Elezioni Americane avrà inevitabilmente un impatto profondo sulle relazioni transatlantiche e sull’economia mondiale, impatto che determinerà molti cambiamenti.

Il modo in cui l’Europa deciderà di affrontare questi cambiamenti sarà determinante per il suo futuro.

Tra le principali preoccupazioni dell’Europa, ma anche del Governo italiano ci sono soprattutto gli allarmi legati all’impatto sull’economia degli stati europei. L’America first di Trump, infatti, molto presto si tradurrà in politiche economiche e industriali volte a proteggere le industrie e la produzione americana con pesanti ripercussioni sull’export europeo che non avrà più un canale privilegiato per il mercato americano.

Il tandem Trump-Musk è sintomatico dell’intenzione del Tycoon americano di imprimere un forte impulso all’innovazione tecnologica. Il rischio per l’Europa, fortemente in ritardo in questo settore, è quello di finire tagliata fuori dalla partita per la crescita e la competitività globale restando schiacciata anche dalle economie emergenti.

Un altro alert che in quest’ultima settimana deve essere suonato ripetutamente a Bruxelles riguarda, infine, la difesa e soprattutto la politica estera.

L’approccio di Trump è completamente agli antipodi rispetto a quello del suo successore, Joe Biden e ripropone prepotentemente il tema della necessità per l’Ue di creare una difesa comune, soprattutto alla luce del presente e incerto contesto geopolitico e le minacce del nuovo presidente Usa di uscire dalla Nato e ridimensionare l’impegno militare americano.

Trump presidente, le sfide e i rischi in tre punti

  • Sfida tecnologica e rischio di marginalizzazione: L’Europa rischia di rimanere indietro rispetto agli Stati Uniti e alla Cina nel settore hi-tech. Se non colma il gap tecnologico e non investe in innovazione, rischia di essere esclusa dalla competizione globale, compromettendo la propria competitività e crescita economica.
  • Sfida al protezionismo e rischio di isolamento commerciale: Con il ritorno del protezionismo economico sotto Trump, l’Europa affronta il rischio di perdere l’accesso preferenziale al mercato americano. Se non negozia unitariamente con gli Stati Uniti, rischia di subire danni economici significativi, con l’impossibilità di difendere i propri settori industriali cruciali.
  • Sfida alla sicurezza e rischio di dipendenza dagli USA: La crescente incertezza nelle politiche di difesa degli Stati Uniti, incluso il rischio di un’uscita dalla NATO, mette l’Europa di fronte alla necessità di creare una difesa comune. Se non aumenta la spesa per la difesa e non sviluppa una strategia autonoma, rischia di restare vulnerabile e dipendente dalla protezione americana