Mentre le sue forze avanzano nell’Ucraina orientale da mesi, la Russia punta alla cattura della città strategica di Pokrovsk. La situazione nella zona resta tesa con l’Ucraina che continua a rafforzare le proprie difese in un’altra città vicina, Kurakhove, non molto lontana da Pokrovsk. Questo scontro riflette l’importanza strategica di questi due territori con entrambe le parti determinate a mantenere il controllo dei punti chiave per l’equilibrio della guerra.

La nuova fase della guerra in Ucraina

Le forze russe continuano ad avanzare verso Pokrovsk, città fondamentale e importante centro logistico dell’Ucraina. Nel mese di agosto, Kiev ha deciso di avviare un’incursione nella regione russa di Kursk facendo registrare il primo attacco ucraino transfrontaliero dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022. L’offensiva su Kursk faceva parte del piano di Kiev per costringere la Russia ad una pace giusta ed equa che ponga fine ai combattimenti senza perdita di territori. Mosca, nonostante l’attività militare di Kiev sul proprio suolo, ha proseguito l’avanzata nell’Ucraina orientale. Sebbene abbia poi spostato un numero limitato di truppe a Kursk, ha continuato a spingere le sue forze in avanti nell’Est dell’Ucraina.

In un articolo dell’1 novembre, Bloomberg ha rivelato dati significativi sulla guerra in Ucraina. Basandosi sugli aggiornamenti di DeepState, una mappa di intelligence open source, ha riportato che l’esercito russo ha conquistato più territorio nell’ultima settimana di ottobre rispetto ai mesi precedenti del 2024. In quel periodo, la Russia ha catturato Selydovo, una cittadina del distretto di Pokrovsk. Nei giorni successivi, le forze armate russe si sono concentrate su Kurakhove, situata non lontano da Pokrovsk, e hanno tentato di accerchiare la città.

Perché Kurakhove?

L’esercito russo si trova attualmente a circa sette chilometri da Pokrovsk. Nelle ultime settimane ha fatto progressi costanti verso Kurakhove da nord, est e sud-ovest. Secondo gli analisti, la conquista della città non sarà un’impresa facile dato che gli edifici e le grandi fabbriche presenti possono diventare importanti posizioni difensive.

La carenza di manodopera continua a rappresentare una sfida per l’Ucraina considerando che le sue forze sono impegnate anche nella regione di Kursk. Un’eventuale caduta di Kurakhove potrebbe mettere ulteriormente alla prova l’impegno di Kiev nel contrastare l’avanzata russa. Ad oggi, le forze ucraine mantengono le loro posizioni e, il 9 novembre, hanno annunciato di aver fermato oltre 40 attacchi russi.

L’8 novembre, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un discorso, ha sottolineato l’importanza di rafforzare le posizioni difensive sia a Kurakhove che a Pokrovsk. Si teme che una possibile caduta di Kurakhove possa compromettere la linea difensiva che protegge Pokrovsk.

La vittoria Trump

Donald Trump giurerà per la seconda volta il 20 gennaio 2025. Prima dell’insediamento del nuovo presidente Mosca punta ad avanzare il più possibile mentre per le forze ucraine l’obiettivo è quello di mantenere le proprie posizioni.

Durante la campagna elettorale Trump ha criticato i pacchetti di aiuti approvati dal Congresso durante l’amministrazione Biden. Mesi prima dalla vittoria, ha affermato che una volta eletto porrà fine alla guerra in tempi brevi. Questo sembra che possa portare ad un negoziato che però non è la soluzione sperata da Kiev che vorrebbe garantirsi una pace duratura e senza perdita di territori.

L’Occidente teme che Trump possa consolidare il controllo russo sui territori ucraini conquistati da Mosca. Un alto consigliere del presidente eletto ha dichiarato alla Bbc, il 9 novembre, che l’amministrazione Trump punterà a “promuovere la pace in Ucraina”. Bryan Lanza ha spiegato che Washington chiederà a Zelensky una “visione realistica per la pace”. La strategia quindi non sembra quella di sostenere Kiev nella riconquista dei territori occupati da Mosca e queste parole hanno già suscitato ulteriori preoccupazioni. Ad oggi non è stata annunciata la strada precisa che verrà percorsa dalla politica estera statunitense sotto la seconda amministrazione Trump.