E’ previsto per oggi, giovedì 7 novembre, l’arrivo in Albania della nave della Marina Militare Libra con a bordo otto migranti che saranno ospitati nel hotspot italiano di Shengjin.

Il Governo risponde con un nuovo trasferimento ai giudici italiani che continuano a ‘opporsi’ a suon di ricorsi alla Corte di Giustizia Ue alla cosiddetta ‘Operazione Albania’ entrata nella sua fase operativa lo scorso 16 ottobre con il primo trasferimento in terra albanese.

Un’operazione bandiera dell’esecutivo Meloni pensata per alleggerire la pressione sugli hotspot italiani che a oggi i numeri sembrerebbero ‘condannare al fallimento’ dal momento che i migranti trasferiti finora nel corso di due diversi viaggi sono stati appena venti, una percentuale irrisoria se confrontata con i numeri ben più alti degli sbarchi e delle permanenze dei Cpr presenti sul territorio italiano.

Il secondo trasferimento dei migranti avviene, all’interno di un contesto di forte tensione tra esecutivo e magistratura dopo che quattro tribunali italiani hanno presentato ricorso presso la Corte di Giustizia Europea contro il cosiddetto ‘Decreto Paesi Sicuri’, in cui viene indicata una lista di stati considerati non a rischio per il rimpatrio dei richiedenti asilo, tra cui figurano anche Egitto e Bangladesh.

Un decreto che, però, secondo i giudici entrerebbe in conflitto con la sentenza della Corte Costituzionale del 4 ottobre, che è il punto di riferimento dei magistrati italiani in materia di rimpatri.

Una controversia che ha portato a un duro braccio di ferro legale a cui il Governo italiano risponde con la ripresa dei trasferimenti. 

Migranti Albania, il secondo viaggio della Libra con 8 passeggeri

Si conclude oggi il secondo viaggio della nave Libra della Marina militare verso le coste albanesi con a bordo otto migranti intercettati a inizio settimana su un barcone a sud di Lampedusa. I migranti sono destinati a essere trasferiti presso il centro di Gjader per essere sottoposti alle procedure di identificazione ed eventualmente al rimpatrio accelerato nei paesi d’origine.

Otto uomini adulti considerati non vulnerabili, un numero molto esiguo soprattutto se messo in relazione agli oltre mille migranti sbarcati negli ultimi giorni sulle coste italiane. Un viaggio che secondo alcune stime – ma il condizionale è d’obbligo – avrebbe un costo di circa 36mila euro.

Bonelli (Avs) ironizza: “Otto migranti sono davvero un problema serio per la nostra sicurezza!”

“Otto migranti sono un problema serio per la sicurezza nazionale”,

commenta ironico Angelo Bonelli leader di Avs che nei giorni scorsi ha presentato un esposto alla Corte dei Conti contro il Governo per le spese sostenute per il primo trasferimento di migranti avvenuto il 16 ottobre.

“Una nave da guerra lunga 80 metri sta trasportando 8 migranti dal costo di 36 mila euro. Si è superato ogni limite. Quest’operazione di propaganda costerà quasi un miliardo di euro mentre Giorgia Meloni taglia servizio sociali sanità e scuola al paese.”

Accusa ancora Bonelli.

Quali sono i tribunali italiani che si sono opposti al Decreto Paesi Sicuri?

I numeri al momento sembrano condannare al ‘fallimento’ l’operazione Albania che, però, è al centro del più aspro e velenoso scontro tra Governo e magistrati degli ultimi decenni.

Sono quattro al momento i Tribunali italiani che hanno richiesto un parere alla Corte di Giustizia Europea sull’applicabilità del “Decreto Paesi Sicuri” il decreto approvato in ‘extremis’ dal Governo per blindare l’operazione Albania e impedire il ripetersi di quanto accaduto con il primo trasferimento annullato dal Tribunale di Roma.

Si tratta dei tribunali di Bologna, Catania, Roma e Palermo che si sono rivolti ai giudici di Strasburgo per avere chiarimenti sull’applicazione del Decreto Paesi sicuri e sui criteri per l’individuazione degli stati in cui è possibile rimpatriare i migranti richiedenti asilo senza che vi siano rischi per la loro incolumità.

Attesa intanto per il 4 dicembre la decisione della Cassazione sul ricorso presentato dal Governo contro il provvedimento di annullamento del primo trasferimento di migranti da parte del Tribunale di Roma.

La querelle giuridica e il braccio di ferro Governo-magistratura

Lo scontro tra Governo e magistratura si basa su una questione puramente giuridica, ma che potrebbe avere importanti ripercussioni politiche.

In gioco è il principio di ‘superiorità’ della giurisdizione europea su quelle delle singole nazioni. La controversia che i tribunali italiani hanno chiesto alla Corte di Giustizia Europea di dirimere riguarda il rapporto tra il Decreto Paesi Sicuri e una sentenza della Corte Ue del 4 ottobre 2024 e chiarire quale delle due norme applicare?

In virtù di tale sentenza molti dei paesi considerati sicuri dalla legge italiana sarebbero, invece, secondo l’Ue a rischio come, ad esempio, il caso dell’Egitto e del Bangladesh, rendendo di conseguenza illegale il rimpatrio dei richiedenti asilo. Da qui la controversia su quale delle due norme i giudici italiani devono applicare.

Conclusione

  • Operazione Albania e trasferimenti di migranti: Il governo italiano ha avviato l’Operazione Albania per trasferire i migranti dalle coste italiane ai centri albanesi. Tuttavia, finora i trasferimenti sono stati limitati (solo 20 migranti) e l’operazione è stata criticata per l’alto costo.
  • Controversia giuridica sul “Decreto Paesi Sicuri”: Alcuni tribunali italiani (Bologna, Catania, Roma e Palermo) hanno sollevato dubbi sulla legittimità del decreto che definisce alcuni paesi, tra cui Egitto e Bangladesh, come “sicuri” per i rimpatri. Questi tribunali hanno chiesto chiarimenti alla Corte di Giustizia Europea, mettendo in discussione l’applicabilità del decreto rispetto alle normative europee sui diritti dei migranti.
  • Scontro tra governo e magistratura: Il conflitto tra l’esecutivo e la magistratura riguarda la superiorità del diritto europeo rispetto alle leggi italiane, in particolare sui rimpatri. La decisione della Cassazione, prevista per il 4 dicembre, potrebbe avere implicazioni cruciali per l’operato del governo e per la gestione futura dei migranti in Italia.