La patria del Melting pot ha scelto per la seconda volta l’uomo dei muri. Il mito del sogno americano, che ha rappresentato da sempre una delle principali motivazioni per cui le persone hanno scelto di emigrare negli Stati Uniti, potrebbe essere giunto al capolinea. Con Donald Trump presidente infatti, è probabile che la politica di immigrazione del paese subisca significativi cambiamenti, simili a quelli osservati durante la sua presidenza dal 2017 al 2021.
Trump ha costruito gran parte della sua identità politica e della sua campagna elettorale intorno alla promessa di una gestione più rigida dei confini e di un contenimento dell’immigrazione. Questo approccio è evidente nel suo programma per il 2024, che enfatizza la necessità di controllare l’immigrazione e contrastare ciò che il tycoon descrive come un “flusso incontrollato di stranieri”.
Una delle principali proposte di Trump è continuare la costruzione del muro al confine con il Messico. Durante il suo primo mandato, questa politica ha suscitato grandi polemiche e ha portato alla costruzione di circa 450 miglia (720 km) di barriere di confine. La promessa di Trump di completare il muro è una delle colonne portanti della sua retorica anti-immigrati, presentato come un metodo per frenare l’ingresso irregolare di migranti e di contrabbandieri di droga. Altre possibili misure potrebbero riguardare restrizioni alle richieste di asilo e accordi con i paesi terzi, oltre a limitazioni ai visti di lavoro.
La retorica anti-migranti di Trump
Nella campagna elettorale per le presidenziali 2024, Donald Trump ha intensificato la sua retorica anti-immigrazione, descrivendo gli immigrati come una minaccia alla sicurezza degli americani. In un comizio del 21 settembre 2024, ha affermato che gli immigrati stavano “attaccando villaggi e città” e ha sostenuto che votare per Kamala Harris avrebbe portato “40 o 50 milioni di clandestini” a invadere il paese. Trump ha anche criticato l’amministrazione Biden-Harris per l’aumento dell’immigrazione illegale, nonostante i dati mostrino un calo degli ingressi nel 2024 rispetto agli ultimi mesi del suo mandato.
Alcune delle sue affermazioni, come quelle su gang venezuelane a Aurora, Colorado, e sull’invio di prigionieri da parte del governo venezuelano, sono state smentite da autorità locali e da fonti giornalistiche. Trump ha anche accusato gli immigrati di causare problemi nei pronto soccorso della Carolina del Nord, senza fornire prove concrete.
Le sue dichiarazioni contro gli haitiani, accusati di aumentare gli omicidi a Springfield e di mangiare gli animali domestici, Ohio, sono state confutate da esperti locali. Molti analisti vedono queste affermazioni come tentativi di disumanizzare gli immigrati, riproponendo vecchi miti che non hanno fondamento nella realtà.
Il paradosso: Trump ha guadagnato consensi tra latinos e afroamericani
Harris ha ottenuto il sostegno degli elettori latinoamericani con un vantaggio di soli sei punti, un calo significativo rispetto al margine di 33 punti di Biden nel 2020 e ai 38 punti di vantaggio di Clinton otto anni fa, secondo i dati dei sondaggi. Gli uomini latinos si sono avvicinati a Trump come mai prima, con quest’ultimo che ha conquistato questa categoria demografica con un margine di 12 punti, sempre secondo i dati di CNN. Nel 2020, Biden aveva prevalso sugli uomini latinoamericani di 23 punti, mentre Clinton aveva ottenuto un vantaggio di 31 punti nel 2016. La maggior parte delle donne latine ha votato per Harris, ma il suo margine è stato di soli 22 punti, una differenza notevole rispetto ai 39 punti di Biden nel 2020 e ai 44 punti di Clinton nel 2016.
Per quanto riguarda gli elettori neri, Harris ha ottenuto l’85% dei voti contro il 13% di Trump, un risultato in linea con i dati del 2020, e ha migliorato il supporto tra le donne nere rispetto a Biden, vincendo il gruppo con un vantaggio di 84 punti rispetto agli 81 punti di Biden. Tuttavia, il margine tra gli uomini neri si è ridotto leggermente: Harris ha ottenuto un vantaggio di 56 punti, in calo rispetto ai 60 di Biden e ai 69 di Clinton. Anche il margine di Trump nelle contee a maggioranza nera è migliorato di 5,5 punti, secondo quanto riportato dal Guardian, contribuendo alla sua vittoria in stati chiave come Georgia, Michigan e North Carolina.
Elon Musk: il sudafricano simbolo dell’America trumpiana
Un altro paradosso è quello legato al principale sostenitore e finanziatore della campagna elettorale di Donald Trump, ovvero il capo di Tesla e X, Elon Musk. Quest’ultimo, 30 anni fa, lavorò illegalmente negli Stati Uniti, quando il sistema di immigrazione statunitense non perseguitava attivamente chi violava i visti per studenti. Durante la prima presidenza Trump, furono proposte regole più severe per gli studenti stranieri come Musk, ma furono bloccate da una corte federale. Trump cercò anche di revocare la cittadinanza a immigrati naturalizzati che commettevano crimini, focalizzandosi su terroristi e criminali di guerra.
Musk, che ha lavorato senza visto durante il periodo in cui lanciò la sua startup Zip2, ha sempre negato di aver lavorato illegalmente. Tuttavia, le sue violazioni dei termini del visto potrebbero essere state punite da politiche di Trump, che miravano a sanzionare gli studenti che violavano le normative sugli immigrati.
Nel 1996, fu creato un sistema elettronico, SEVIS, per monitorare gli studenti stranieri e quelli in scambio culturale, ma Musk ottenne il suo visto di lavoro solo dopo il 1995. All’epoca, l’applicazione delle normative era debole, con le università che notificavano le violazioni in modo inefficace. Nel 2018, Trump cercò di rendere più severo il trattamento degli studenti con visti scaduti, ma la proposta fu bloccata da un tribunale.
Musk non ha mai riconosciuto pubblicamente di aver avuto uno status illegale, ma il suo caso potrebbe sollevare questioni riguardo alla sua autorizzazione di sicurezza, in particolare considerando i contratti federali di SpaceX. Però, gli immigrati non sono tutti uguali.