Ospite nella puntata di oggi 5 novembre 2024 di “Calibro 8“, condotto da Francesco Borgonovo su Radio Cusano Campus, Andrea Crisanti ha avuto modo di raccontare la sua visione del periodo della pandemia da Covid e di tutto ciò che venne fatto in quel periodo per salvare vite umane e fermare l’avanzata della malattia.

Quelli definiti da Borgonovo come “eccessi”, per il virologo ed eurodeputato del PD sono in realtà azioni e leggi basate sul principio di precauzione, verso un qualcosa che al momento si conosceva poco e contro il quale non erano disponibili i vaccini di oggi.

Nessuna legge, per Crisanti, saranno mai giuste al 100% perché frutto anche dello scontro fra diversi portatori d’interesse, compresa anche quella sull’obbligo del Green Pass. In altre circostanze, il virologo non avrebbe chiesto l’obbligo di averlo per accedere a determinate prestazioni.

Crisanti torna ai tempi del Covid: “Nessun obbligo di Green Pass per accedere a certi servizi”

Anche se non era l’argomento principale della discussione, non era possibile farsi scappare quest’occasione. Deve averlo pensato Francesco Borgonovo, che nella puntata odierna di “Calibro 8” ha avuto fra gli altri ospiti anche Andrea Crisanti, virologo ed eurodeputato nelle liste del PD eletto alle ultime Europee.

In origine si doveva discutere di immigrazione, considerato anche l’ennesimo stop che un tribunale (a Catania) ha dato alla lista dei “paesi sicuri” decisi dal governo, ma si è subito passati al Covid e a cosa ha rappresentato per l’Italia nel periodo della sua massima diffusione.

Crisanti, come altri suoi colleghi (si pensi a Matteo Bassetti), era diventato uno dei volti televisivi più noti nello spiegare gli effetti del Covid a breve e lungo termine. Il virologo non rimpiange nulla di quell’esperienza, anche se si è mostrato nel suo intervento meno netto di quanto capitato ad altri in passato.

L’affermazione più interessante viene stimolata da una domanda di Borgonovo: Crisanti era d’accordo sull’uso del Green Pass per accedere a determinati luoghi? Se il conduttore e giornalista sottolinea i danni che quest’obbligo abbia danneggiato la vita di tanti, Crisanti invece afferma che ne andava a colpire soltanto la vita sociale delle persone.

Se fosse per l’eurodeputato dem, l’obbligo di Green Pass non dovrebbe esser introdotto per l’accesso a determinati servizi. Se ci sono state determinate leggi durante la pandemia, che hanno sollevato diverse lamentele, è perché c’è stato un eccesso di prudenza: come ha affermato Crisanti, col senno di poi alcune cose si potevano fare diversamente (compreso il Green Pass).

L’argomento del Covid poi si lega naturalmente ad un qualcosa di più recente come l’istituzione della commissione relativa sulla gestione della pandemia. Il suo presidente, il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, aveva spiegato che la commissione non era un atto d’accusa contro la gestione del governo Conte, ma un atto dovuto per le vittime della malattia.

Crisanti si era già espresso in passato contro quest’idea, considerandola un’operazione demagogica che non avrebbe portato ad alcun risultato concreto. Anche se nell’intervento di oggi a Radio Cusano Campus il virologo non tocca l’argomento, è palese dalle sue parole che in una situazione del genere – quella a cavallo fra 2019 e 2020 – tanto è stato fatto anche con la consapevolezza delle poche risorse e dello scarso tempo a disposizione.

Crisanti: “L’immigrazione incontrollata crea solo problemi sociali”

Quello che in origine doveva essere il principale argomento dell’intervento di Crisanti viene relegato alla fine del suo intervento e cerca di riassumere in un paio di battute un argomento molto complesso come l’immigrazione.

La posizione dell’eurodeputato del PD non è dissimile da quella ufficiale del partito, rivendicando allo stesso tempo che i dem non hanno mai perseguito – quando al governo – quell’ossessione dell’approccio securitario che l’attuale esecutivo di Meloni invece ostenta.

Per Crisanti l’immigrazione irregolare rappresenta un enorme problema di carattere sociale: quando non regolamentata diventa incontrollata e di conseguenza ha delle ripercussioni che si estendono a molti livelli. Principalmente si ha a che fare con ripercussioni sulle fasce più deboli e povere della popolazione, che già hanno difficoltà a poter stare al passo con l’attuale congiuntura economica.

Chi arriva in Italia in maniera irregolare ha poi a che fare con standard di vita molto bassi e con l’unica possibilità, spesso, di delinquere e di infrangere la legge. Qui Crisanti non sostiene di certo le posizioni proprie di partiti come Fratelli d’Italia o Lega, ma ricorda come la mancanza di leggi specifiche e al passo coi tempi vada a danneggiare sia cittadini italiani che migranti.

In Italia la legge Bossi-Fini regola da 30 anni circa la materia dell’immigrazione e le discussioni sullo ius scholae si sono arenate ancor prima di un dibattito serio.

“Mi annoio quando si discute di una legge? Ci sono argomenti più ostici”

L’intervento di Crisanti si era aperto con una domanda scherzosa ma non troppo da parte di Borgonovo: in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano il virologo si era lamentato dei tanti momenti di noia che l’attività parlamentare prevede. La promulgazione di una legge è solo l’ultimo momento, spesso quello anche più pubblicizzato, di tutta una serie di incontri (o scontri) con diversi portatori d’interesse.

Fra questi rientrano non soltanto i politici degli opposti schieramenti ma anche chi è interessato affinché una legge abbia una certa forma o meno: tanti sono gli articoli scritto quando ad esempio viene approvata una manovra di bilancio, con leggi e leggine fatte apposta per la tale categoria o il tale gruppo locale (cacciatori, produttori di formaggi, ecc.).

Crisanti viene preso per un attimo in contropiede e cerca di puntualizzare, o correggere, quanto affermato nell’intervista al Fatto Quotidiano: è il tempo speso per provvedimenti ritenuti “inutili” a bloccare o rallentare fortemente l’attività dei senatori, che spesso devono ritagliarsi del tempo per capire anche di cosa si sta trattando.

Il PD, al quale aderisce Crisanti, è un partito grande che ha al suo interno responsabili dedicati a specifici argomenti (come lavoro, giustizia, comunicazione, ecc.): qui ha senso che certe questioni siano “delegate” ai più esperti, mentre nei partiti più piccoli c’è più difficoltà nel trovare le figure adatte ai bisogni e alle necessità del momento.

Un esempio è la stessa legge di bilancio: pur impegnandosi e riconoscendo che non è propriamente un argomento suo, Crisanti ricorda come anche persone del settore economico rischino di perdersi per leggere i tanti codici e codicilli presenti nei molti articoli.

I 3 punti salienti dell’articolo:

  • Pandemia e misure precauzionali: Andrea Crisanti difende le misure adottate durante la pandemia, inclusi gli eccessi come l’obbligo di Green Pass, giustificandoli come atti basati sul principio di precauzione. Nonostante alcune decisioni possano essere riviste col senno di poi, sottolinea che molte azioni furono necessarie per fronteggiare una situazione incerta senza vaccini.
  • Immigrazione: Crisanti esprime preoccupazione per l’immigrazione irregolare, considerandola un problema sociale che, se non regolamentata, porta a situazioni di marginalizzazione e criminalità. Pur non appoggiando le posizioni più dure di alcuni partiti sottolinea le difficoltà legate alla gestione dell’immigrazione in Italia.
  • Attività parlamentare e complessità legislativa: Crisanti riflette sulle difficoltà del lavoro parlamentare, evidenziando come il tempo dedicato a provvedimenti ritenuti “inutili” rallenti l’efficienza. Critica anche la complessità delle leggi, come la manovra di bilancio, che spesso richiedono un impegno specialistico per essere comprese e applicate correttamente.