La prossima legge di Bilancio molto probabilmente conterrà il taglio agli incentivi per acquistare automobili. In Italia, uno dei Paesi più motorizzati del mondo e che continua ad essere affascinato dalle quattro ruote, segnerebbe l’inizio di una vera e propria rivoluzione. Ma il Governo Meloni sembra proprio incamminato su questa strada. Quando la manovra è stata approvata in Consiglio dei Ministri, infatti, ha dato l’ok a un taglio consistente del Fondo Automotive: ben 4,6 miliardi in meno per il periodo 2025-2030 sui 5,8 previsti. Non proprio bruscolini, insomma.
L’eventualità, se il Parlamento approva la norma, della cancellazione degli incentivi per acquistare un’auto deriva proprio da questa scelta. Sta di fatto che, di sicuro, sia alla Camera che in Senato, il dibattito sarà acceso in quanto il taglio, almeno per ora, non fa alcuna distinzione tra auto elettriche, ibride, a benzina o diesel: tutte vengono messe sullo stesso piano. Come dire: in generale, al di là del tipo di motore che le fa muovere, in Italia circolano già troppe auto per incentivarne l’acquisto di nuove.
Quindi siamo arrivati a un punto di saturazione? Bisogna innescare – è proprio il caso di dirlo – la marcia indietro? In un recente rapporto firmato Legambiente, si evince che in ogni caso ci troviamo a un bivio importante della storia.
L’Italia rimane un Paese dove ben pochi fanno a meno della macchina nonostante i problemi non solo di sostenibilità ambientale, ma anche di ordine pratico ed economico, soprattutto nelle grandi aree metropolitane dove i costi di gestione sono spesso sproporzionati e anche un semplice parcheggio diventa un’impresa impossibile. Ma qualcosa, con le scelte di Palazzo Chigi, potrebbe cambiare.
La fine degli incentivi per acquistare auto nuove, una rivoluzione italiana benedetta da Legambiente
Se il Parlamento approva il taglio del Governo con la prossima legge di Bilancio, i fondi a disposizione per gli incentivi ai clienti e quelli per gli aiuti al comparto dell’automotive da 1 miliardo l’anno fino al 2030 scenderebbero a 200 milioni. Il che, probabilmente, darebbe inizio di una nuova era.
Lo fa pensare anche il rapporto Ecosistema urbano 2024 di Legambiente in cui si evince come l’Italia sia già un Paese in profondo mutamento anche dal punto di vista della mobilità: negli ultimi cinque anni, le emissioni di biossido di azoto sono in calo. E, per il terzo anno consecutivo, sono aumentati i passeggeri del servizio pubblico.
Tuttavia, sebbene meno consistente dello scorso anno, il numero di vetture immatricolate in ambito urbano continua a crescere. Così il rapporto:
“Il tasso di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani nel 2023 si conferma a livelli ancora tra i più alti d’Europa, aumentando ancora rispetto ai valori dell’anno precedente: da 66,6 dello scorso anno a 67,7 auto ogni 100 abitanti (ma erano 65,5 due edizioni fa). Le città che superano la soglia delle 60 auto/100 abitanti salgono a 94, in aumento rispetto alle 92 dello scorso anno. Sono 33 le città che registrano un tasso superiore a 70 auto/100 abitanti”
Roberto Scacchi (responsabile mobilità Legambiente): “Giusto togliere gli incentivi, ma non per quelli delle auto elettriche”
È giusto togliere gli incentivi per l’acquisto di ogni tipo di auto? Contattato da Tag24.it, Roberto Scacchi, responsabile mobilità Legambiente, la mette così:
“Il tema è da una parte rafforzare il trasporto pubblico, dall’altro incentivare una mobilità privata nuova”.
I numeri delle autovetture private, in ogni caso, è sempre correlato alla possibilità di usufruire del trasporto pubblico…
“A Milano, dove da poco è stata completata la linea 4 della metropolitana, ci sono poco più di 50 auto ogni 100 abitanti. A Roma, ce ne sono 64 ogni 100. Ma i centri di provincia se la passano ancora peggio: il record negativo di numero di auto per abitante lo detengono Reggio Emilia, Frosinone e Isernia”.
Allora, tagliare gli incentivi può servire?
“Di sicuro è una scelta ambientalista. Aver costruito un sistema di incentivazione negli anni è stata una scelta di certo non green: invece di mettere i soldi sul trasporto pubblico, sono stati messi altrove. Oggi, però, sarebbe una scelta ambientalista incentivare l’acquisto di auto elettriche”.
Il provvedimento del Governo, invece, almeno per ora, è indiscriminato.
“Ma così si rischia di bloccare un intero settore industriale anziché farlo evolvere con la transizione ecologica. Incentivare le auto elettriche significherebbe anche dare una mano a questo pezzo di new economy. Del resto, i dati di vendita delle vetture elettriche degli altri Paesi parlano chiaro: sono dieci, quindici volte superiori ai nostri. Germania, Spagna, Francia e Gran Bretagna”.
Il paradosso delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche
Tuttavia, nonostante l’Italia arranchi nei bassifondi della classifica delle vendite di auto elettriche, c’è un paradosso tutto italiano su questo fronte: siamo uno dei Paesi con il maggior numero di colonnine per la ricarica:
“È il contrario di ciò che normalmente viene percepito. Molte persone, infatti, fanno questo ragionamento: “Non mi compro la macchina elettrica perché non ci sono colonnine per la ricarica”. Ma i dati dicono il contrario: sia in relazione al parco auto elettriche in circolazione che, soprattutto, rispetto al numero complessivo di strade, abbiamo più colonnine noi che altri Paesi”
Anche per le ricariche veloci è così?
“Sì. Anche per quelle che ricaricano in quindici minuti, abbiamo più infrastrutture che altrove. Per questo sosteniamo che se ci fossero incentivi vincolati solo per le auto elettriche, sarebbe una chiave di volta fondamentale. Sebbene si debba sempre tenere conto che si tratta sempre e solo di un pezzo della mobilità a cui dovremmo arrivare: laddove le persone hanno la possibilità di muoversi con il trasporto pubblico, lo utilizzano”.
L’auto elettrica comunque è il futuro?
“Su questo non ci sono dubbi. Tant’è che la ricerca sullo sviluppo dei motori a combustione si è fermata. Ma in futuro cambierà anche proprio il mercato: avremo sempre meno auto di proprietà, magari ferme per l’80% del tempo lungo le nostre strade, nei parcheggi o nei box, e si svilupperanno sempre più il car-sharing, il noleggio a lungo termine, il leasing, le flotte aziendali. Si tenderà a pagare l’auto solo quando la si usa effettivamente”.
L’auto non sarà più uno status-symbol?
“Direi di no. Saranno sempre più lontani quei tempi in cui ogni famiglia aveva due auto: quella per le occasioni importanti, per i matrimoni, e l’utilitaria per accompagnare i figli a scuola”.