Si cambia tutto per non cambiare nulla. E’ la riforma tanto studiata e voluta dal presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. La sua riforma è diventata reale e ufficiale. E con una maggioranza schiacciante, quasi (eufemismo) da far impallidire il governo e soprattutto i grandi presidenti della serie A che, da quanto accaduto nel corso dell’assemblea della Figc che si è tenuta a Fiumicino, sono i grandi sconfitti della giornata. In barba, insomma, ai circa 120 milioni di euro che ogni anno Lotito-De Laurentiis e soci mettono nel piatto del sistema.

I due, come ha documentato l’inviato di Tag24 Thomas Cardinali, hanno lasciato l’assemblea Figc insieme e sotto braccio, segno che entrambi la vedono nella stessa maniera, e nella stessa maniera porteranno avanti la loro battaglia anche un eventuale ricorso, anche perché la riforma approvata potrebbe avere qualcosa che va contro una legge approvata dallo Stato,, l’emendamento Mulè, e su questo la serie A potrebbe anche presentare un ricorso.

E, vista la situazione, come mai potrebbero essere contenti i padroni del calcio, anche se al loro interno, essi stessi sono divisi da faide che sono venute fuori proprio nel corso della votazione, considerando che su 20 votanti, 8 hanno espresso il voto contrario alla riforma e 12 si sono astenuti. Alla faccia dell’unità, per far capire bene. E in tutto questo, Gabriele Gravina ha potuto non vincere, ma stravincere. Almeno per il momento.

Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina

Di sicuro l’assemblea della Figc ha approvato a larga maggioranza, ben l’83%, le modifiche allo Statuto federale depositate, formulate e presentate dal presidente federale in persona. Basti pensare che erano presenti 253 delegati su 283 aventi diritto, con 461 voti su 516 che hanno detto sì e dato il via libera a quanto proponeva Gravina e su ogni articolo.

Figc, passa la riforma Gravina, ma è davvero cambiato tutto? E perché Lotito esce tra gli sconfitti?

Ma cosa è successo esattamente? Perché c’è qualcuno che sorride a trentadue denti e chi invece si sforza di sorridere, quando in realtà è furibondo e prepara risposta e guerra, e su tutti i fronti. Pensare che qualche mese fa era stato approvato in Parlamento l’emendamento Mulè, ovvero una norma che consentisse una maggiore rappresentanza e soprattutto più peso in Consiglio federale a chi porta davvero i soldi al sistema, ovvero ai presidenti della serie A.

Il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta

Una sorta d’ingerenza da parte del governo vera e propria che l’Uefa e il sistema calcio mondiale non prevede anzi, non tollera e non consente, questo almeno si diceva e questo quanto asserito da Gravina in persona che in quel momento mostrava i muscoli anche nei confronti del ministro dello Sport Andrea Abodi.

Qualcosa che cambia, in questa riforma, c’è, ma è davvero esiguo rispetto a quello che si chiedeva e ci si aspettava da anni. Viene chiamata riforma, ma è una “riformina“. Ad ogni modo le cose che cambiano sono all’interno della governance della Federcalcio i 4 consiglieri per la Serie A, partiva da 3, mentre la B aumenta da 1 a 2, con la Lega Pro che invece passa da 2 a 1 e viene tolta la rappresentatività agli arbitri, tanto che la loro “percentuale” che avevano in dote passa alla serie A, per intenderci.

Gravina, inoltre ha dato alla serie A l’autonomia organizzativa per quel che compete la sua zona, ovvero permetterà ai club e quindi ai presidenti di essere realmente indipendenti e avere il diritto di veto su tutto ciò che riguarda la serie A. E, il vero contentino, è quel 2% degli arbitri che, in effetti, la loro presenza politica all’interno del Consiglio non faceva altro che generare equivoci su equivoci.

La verità è che cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. Per come è strutturata, sembra quasi il gioco delle tre carte. E, tutto senza considerare l’emendamento Mulé, ed è per questo che Lotito e compagni guardano tutto con grande rabbia ma non rassegnazione, anche perché la Serie A, visto quanto porta all’interno del sistema calcio, voleva contare decisamente di più, quanto meno allinearsi con la legge. si aspettava di sfiorare il 50%.

Invece non viene toccato l’impero dei dilettanti, che rimane al 33%, né calciatori e allenatori che d’altra parte sono tutelati da un’altra legge dello Stato in uno di quei tipici cortocircuiti normativi che abbondano in Italia.

Una riforma che ha vincitori e vinti: Gravina e Lotito

Quello che ha sorpreso, alla fine di tutto, è che dopo una giornata lunga e mesi di trattative estenuanti e di battaglie incrociate contro la Federcalcio per avere più potere e voce in capitolo sul governo del pallone, la serie A, nella giornata più importante, si spacca a metà.

Il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello del Napoli Aurelio De Laurentiis

E’ questa la vera notizia del giorno. Se si vanno a contare i voti, solo 8 hanno votato contro, mentre ci sono stati 12 astenuti e tra questi c’era addirittura qualcuno che avrebbe voluto votare a favore di Gravina, tanto per rendere le cose ancora più chiare, ma alla fine si è deciso di non sganciare la “bomba” e si è andati avanti in qualche modo.

Quegli 8, sulla carta, sono i voti di Claudio Lotito e di Lorenzo Casini. e, se tutto venisse confermato, il presidente della Lega Calcio non ha la maggioranza. Un bel problema.