La Roma è in crisi piena. Un momento così non si vedeva da anni e per questo è sulla bocca di tutti. La sconfitta contro il Verona (3 a 2 per i gialloblu) ha rimesso in discussione Ivan Juric, anche se, a dirla tutta, la sua posizione non è mai stata solida. Per il momento l’allenatore croato resta seduto sulla panchina giallorossa, questa mattina, lunedì 4 novembre 2024, ha diretto l’allenamento a Trigoria per preparare la partita di Europa League di giovedì 7 novembre contro l’Union Saint-Gilloise.

I tifosi si aspettavano l’esonero di Juric, sui media e sui social sono cominciati a fioccare i nomi più disparati per il suo sostituto, le new entry sono Paulo Sousa, attualmente in forza al club arabo Shabab Al-Ahli, e Frank Lampard. Circolano poi i soliti allenatori che da settimane animano il dibattito calcistico: Allegri, Sarri, Mancini e Terzic. Momentaneamente tutto tace, dalla società silenzio assoluto mentre i tifosi alzano la voce.

Tra critiche, qualche insulto e ironica insoddisfazione, i romanisti sono stanchi della situazione. Sui social post e commenti contestano l’assenza dei Friedkin trincerati in America, criticano giocatori e mister, senza dimenticare l’operato dell’ex general manager Lina Souloukou. C’è anche chi se la prende con gli arbitri e presunti errori dei fischietti. Massimo Piscedda, a capo del coordinamento tecnico delle Rappresentative nazionali LND (Lega nazionale dilettanti), e ex giocatore della Lazio in esclusiva a Tag24.it analizza la situazione in casa Roma.

As Roma, voci su Lampard e Sousa per il post Juric. Piscedda: “I Friedkin abusano degli algoritmi”

“Da quello che vedo mi sembra che la Roma non abbia uno spogliatoio unito, è spaccato. Posso dire che questo tipo di situazioni, che ho vissuto in prima persona da calciatore, vanno a finire male. Qualcuno dovrebbe intervenire e spiegare che se si continua a litigare i risultati non arriveranno mai“, afferma Piscedda per il quale il problema non è rappresentato dagli allenatori: “Nel bene e nel male gli attori sono sempre i giocatori, nella mia carriera calcistica mi è capitato di avere allenatori antipaticissimi ma quando scendevo in campo giocavo per i tifosi e per la mia professionalità. L’allenatore c’entra se prendiamo in considerazione come schiera la squadra ma sono i calciatori che sono in campo e che giocano. Se non lo fanno al massimo ci sono altre ragioni ma credo che il mister non ne sia la causa”.

Spesso nelle situazioni complicate come quella che sta vivendo la Roma si punta il dito contro i giocatori, rei, per i tifosi, di mettersi di traverso e smettere, volontariamente, di giocare e dare il massimo. Può succedere? “Non ho mai conosciuto un giocatore, un collega, che sia sceso in campo con l’intenzione di fare un dispetto all’allenatore. Anche perché alla fine devono rendere conto a un grande pubblico perché quelli della Roma e della Lazio sono grandi pubblici – spiega Piscedda – I tifosi si accorgono se un atleta si impegna o meno, l’impegno glielo riconoscono o non riconoscono”.

Poi una riflessione sulla società. Sul ruolo della famiglia Friedkin accusata di non essere mai presente a Roma, l’ex laziale dice: “I Friedkin hanno ‘futurizzato’, se così possiamo dire, lo sport che è sempre lo stesso, non è necessario prendere i dirigenti con gli algoritmi, queste sono cose che nel calcio, a mio avviso, non si possono fare. Devi mettere in condizione i giocatori di rendere al massimo, lo puoi fare non grazie a un algoritmo ma alla gestione mentale di un gruppo. Forse in quello la Roma ha esagerato“.

E sull’esonero di Daniele De Rossi: “Trovo assurdo l’esonero di De Rossi, non puoi fare un contratto milioni per diversi anni e poi esonerarlo senza un motivo tecnico”.