Altro giro, altra corsa; nuova puntata di Report, altre anticipazioni. Che questa volta non riguardano il ministro della Cultura Alessandro Giuli, bensì sua sorella Antonella. Quest’ultima lavora presso la Camera dei Deputati come addetta stampa. E il programma condotto da Sigfrido Ranucci, in onda su Rai 3 stasera, domenica 3 novembre 2024, promette di scoperchiare chissà quale pentolone a suo carico sostenendo che, anziché essere a disposizione di tutti i partiti, Antonella lo sia solo per Fratelli d’Italia, il partito in cui milita da sempre assieme al fratello e all’amica del cuore Arianna Meloni, a sua volta sorella (che si descrive potentissima) della premier.
Ma non solo: nel servizio che la redazione di Ranucci le dedica, viene accusata anche di assenteismo. Al che, nel pomeriggio di oggi, Antonella Giuli si è trovata costretta a spiegare la sua situazione anticipando ciò che verrà messo in onda stasera.
La sorella del ministro, infatti, reputa molto grave nonché infondato l’attacco di cui è stata fatta oggetto al punto di rivelare che non è sempre presente al lavoro in quanto beneficia della legge 104, la legge che consente di assistere dei parenti ammalati o disabili. Antonella Giuli ha svelato che uno dei suoi due figli, di sette anni, è affetto da una grave malattia.
Dopo la puntata di domenica scorsa, quindi, attorno a Report, sono scoppiate già altre polemiche, con una miriade di parlamentari di centrodestra che sono corsi in soccorso alla sorella del ministro Giuli. Tuttavia, a ben vedere, lo scandalo che persiste all’interno delle istituzioni, in primis il Parlamento, è quello degli assistenti parlamentari e degli addetti stampa sottopagati e a nero.
Antonella Giuli, la sorella del ministro nel mirino di Report. Ma la trasmissione di Ranucci ha già deluso
Antonella Giuli, come il fratello Alessandro, è una giornalista. Per anni, si è occupata della comunicazione di Fratelli d’Italia, partito di cui è militante, non ha problemi a dire. Dopo, è passata a collaborare con il ministro dell’Agricoltura, nonché ex marito della sua amica Arianna Meloni, Francesco Lollobrigida. Finito quel rapporto, è passata a lavorare nell’ufficio stampa della Camera dei Deputati, sembrerebbe per chiamata diretta e con un contratto da 120 mila euro l’anno.
Se sarà stata protagonista di qualche malefatta degna di attenzione del servizio pubblico televisivo, lo si vedrà stasera. Ma tant’è: una settimana fa, quando Ranucci prometteva fuoco e fiamme sul fratello Alessandro e tutto il ministero della Cultura, il suo giornalismo d’inchiesta ha iniziato la stagione col botto (13,8% di share) mostrando la ferita alla testa di Gennaro Sangiuliano
ma beccandosi le bocciature dei critici televisivi: da Aldo Grasso del Corriere (“tanto rumore per nulla, questo non è servizio pubblico”) ad Andrea Minuz del Foglio (“Giornalismo d’inchiesta e fuffa”).
La difesa a spada tratta di Conte per Ranucci e la lettera aperta di Antonella Giuli
E insomma: una volta c’era Sergio Zavoli, oggi c’è Sigfrido Ranucci. Il quale, a dirla tutta, spesso e volentieri è al centro delle polemiche. Come a maggio scorso, quando Giorgia Meloni, alla vigilia delle Europee, lo attaccò sostenendo che aveva partecipato a una cena con una candidata del Movimento Cinque Stelle. Oppure appena qualche giorno fa, in occasione delle regionali in Liguria, quando è stato il capogruppo in Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri ad accusarlo di aver disatteso il silenzio elettorale. Per farla breve: il centrodestra considera Sigfrido Ranucci la quinta colonna in Rai del partito di Giuseppe Conte e, più in generale, dell’opposizione al Governo Meloni. Tant’è che quando, a dicembre dello scorso anno, fu convocato in commissione Rai, ai microfoni di Tag24.it, proprio Conte, in sua difesa, spendeva queste parole
Ora, Ranucci ha messo nel mirino Antonella Giuli. Ma rischia di fare un altro buco nell’acqua a leggere la parte più toccante della lettera aperta della sorella del ministro:
“Si può costringere una donna, una madre, una professionista che gode della stima dei suoi datori di lavoro a rivelare la verità dolente di una vita privata funestata dalla malattia d’un bambino di 7 anni irreversibilmente malato? In Italia, oggi, evidentemente sì”
Davanti all’accusa mossale contro dalla trasmissione di Rai 3 (“ci risulta che lavora per Fratelli d’Italia, che in ufficio non ci va mai e, in più, durante il fine settimana, lavorerebbe per Fratelli d’Italia in palese conflitto con le regole cui è sottoposta per contratto”), Antonella Giuli ha tenuto a precisare:
“I miei fine settimana, i miei pochi attimi di libertà strappata alla vita sociale giornaliera, ma soprattutto le mie notti e i miei tormentati pensieri sono dedicati al mio dovere di madre di due bimbi piccoli uno dei quali, Giulio, affetto da una grave patologia curabile ma non guaribile, tale da rendere necessario il contributo della legge 104 art. 3 comma 3. Ecco perché, come tutti gli altri addetti stampa sanno, all’alba sono dispensata dalla selezione della rassegna stampa cui si dedicano i miei generosissimi colleghi: devo preparare mio figlio e portarlo a scuola, dove è atteso da un’ammirevole maestra di sostegno”
Antonella Giuli poi si è chiesta se era necessario svelare questa verità della sua vita privata
“Ma la vera domanda che mi pongo, che vi pongo, è un’altra: è giusto o no che oggi mi ritrovi in questa condizione? Nella condizione di dover giustificare a cielo aperto il diritto, riconosciutomi dalla legge, di accudire il mio intraducibile dolore personificato in Giulio? Un giorno, se la malattia glielo consentirà, mio figlio verrà a conoscenza di tutto questo e me ne chiederà conto. Io so già che cosa rispondergli. ‘Report’ e tutti coloro che hanno contribuito ad alimentare questi falsi teoremi, che risposta hanno, posto che ne abbiano una?”
Il caso degli assistenti parlamentari
E comunque: non è il caso di Antonella Giuli, evidentemente. Ma chi lavora all’interno del parlamento non assunto dall’istituzione ma con un contratto fiduciario o dei singoli parlamentari o dei vari gruppi politici di problemi inerenti la trasparenza ne continua ad avere eccome.
Assistenti parlamentari e addetti stampa (anche al servizio di esponenti di centrosinistra), come se la cavano? Magari su questo una puntata di Report non sarebbe male perché la loro lotta per vedere riconosciuti i diritti di lavoratori è ben lungi dall’essere compiuta.
Tanto è vero che sulla home page del sito dell’Associazione italiana collaboratori parlamentari, campeggia, ad esempio, ancora un articolo di Sergio Rizzo, co-autore con Gian Antonio Stella del best seller datato 2007 “La casta”, in cui si evidenzia come il taglio dei contributi pubblici ai partiti paradossalmente lo paghino proprio loro, i più deboli:
“La legge voluta da Enrico Letta e sostenuta anche da Forza Italia e dalla Lega ha azzerato i rimborsi elettorali sostituendoli con la formula del 2 per mille dell’Irpef che i cittadini possono destinare ai partiti con la denuncia dei redditi. Un giro di vite tremendo, per com’erano abituati. Che si riflette anche sui contributi dei privati e delle aziende (non possono dare ai partiti più di 100 mila euro l’anno) ma soprattutto sulla parte più debole del parlamento: i collaboratori degli onorevoli. Questi, già vergognosamente sottopagati, vedono i soldi che gli spetterebbero andare al partito”
Non è il caso di Antonella Giuli, ma serve per raccontare il contesto in cui si muove la sua vicenda. E le telecamere di Report.