Concordato preventivo biennale: stop alle adesioni e i Commercialisti decidono di scioperare.

Il 31 ottobre 2024 era la scadenza ultima per aderire al concordato preventivo biennale: ciò ha scatenato una forte turbolenza specie da parte degli addetti del settore. Il concordato è uno strumento istituito con la finalità di incentivare la regolarizzazione dei redditi non dichiarati. Tra i Commercialisti è scoppiato un rilevante malcontento tanto è vero che gli stessi hanno richiesto al governo una proroga. L’esecutivo non ha esitato a rispondere seccamente in modo negativo ai professionisti fiscali. Pertanto, non ci sarà alcuna estensione dei termini.

Stop alle adesioni al concordato biennale: stime al ribasso

Il 31 ottobre è stato il termine ultimo per aderire al concordato biennale. Sicuramente non ci sarà alcuna estensione dei termini. Nonostante l’entusiasmo iniziale, le stime sono al ribasso: l’Associazione Nazionale dei Commercialisti stima una partecipazione tra il 10 ed il 15% dei potenziali istanti/aderenti. Per Confartigianato le stime devono essere riviste al rialzo dal momento che la percentuale di aderenti sarebbe compresa tra il 18 ed il 23 percento degli aventi diritto.

I più ottimisti sottolineano che le adesioni possano sfiorare le 500.000 istanze. Per molti lavoratori autonomo, il concordato biennale è uno strumento molto conveniente. Le Partite IVA che prevedono di incrementare i redditi nei prossimi anni e che desiderano far emergere somme non dichiarate possono sottoscrivere un accordo con il Fisco.

Lo sciopero dei Commercialisti fino al 7 novembre

La scadenza del 31 ottobre ha sollevato una marea di malcontenti e di tensioni da parte dei Commercialisti, i quali hanno annunciato uno sciopero fino al 7 novembre. Senza alcuna proroga della scadenza del concordato sono venute meno le condizioni deontologiche e professionali per svolgere nel migliore dei modi le prestazioni professionali.

Questa scadenza ha imposto determinate difficoltà operative alla categoria dei Commercialisti. Nonostante le pressioni esercitate dai professionisti del Fisco, l’esecutivo ha risposto seccamente alle richieste degli stessi. Pertanto, non ci sarà alcuna estensione per l’adesione al concordato preventivo biennale: si tratta di una decisione ribadita dai professionisti.

Controlli minimi sulle Partite IVA

Per le Partite IVA e per tutti i lavoratori autonomi i controlli fiscali sembrano essere un miraggio. Nonostante il lieve incremento dei monitoraggi nel corso degli ultimi due anni, la Corte dei conti ha sottolineato che le ispezioni rimangono sporadiche ed interessano solo il 5 percento dei lavoratori titolari di Partita IVA. Tra i meno esposti alle verifiche fiscali ci sono i commercianti e gli artigiani.

Ad essere maggiormente esposti ai controlli ci sono gli studi medici, gli idraulici, gli elettricisti e gli agenti immobiliari. Il sistema di monitoraggio fiscale sembra essere mirato solo su una determinata platea di contribuenti. C’è una grave carenza operativa che permetta controlli a tappeto.

Concordato preventivo biennale: sanatoria per chi ha aderito

Il decreto omnibus ha reso il concordato preventivo biennale ancora più interessante prevedendo un ravvedimento sui redditi non dichiarati dal 2018 al 2022 per i lavoratori autonomi che hanno aderito entro il 31 ottobre. Si tratta di una sorta di sanatoria fiscale che consente di regolarizzare i redditi non dichiarati e relativi all’intervallo temporale compreso tra il 2018 ed il 2022. Coloro che hanno aderito al concordato e volessero dichiarare gli arretrati si vedrebbero tassati i redditi non dichiarati.

Da metà ottobre è disponibile sul portale del Fisco la tabella utile per computare l’imposta sostitutiva dovuta per aderire alla sanatoria per il quadriennio 2018-2022. L’importo che deve essere versato non può essere di importo inferiore a 1.000 euro ad anno per un ammontare totale di 5.000 euro. L’importo da versare dipende dagli indicatori di affidabilità fiscale. L’adesione al concordato preventivo consente un esonero dal visto di conformità per la compensazione dei crediti fiscali fino a 70.000 euro per l’IVA.