Quando il suo nome è salito per la prima volta alla ribalta delle cronache, Luca Delfino aveva 29 anni. Nato nel 1977 a Sanremo, viveva da tempo a Genova, dove si era ricostruito una vita: nel tempo la stampa gli avrebbe affibbiato il soprannome di “killer delle fidanzate”. Ecco la sua storia, dall’inizio ad oggi.
L’inizio della storia di Luca Delfino: l’incontro con Luciana Biggi
Tutto inizia il 6 gennaio del 2006, quando Luca Delfino e Luciana Biggi si incontrano in una discoteca di Genova. Lui ha 29 anni. Da qualche tempo ha lasciato la casa del padre – che dopo il suicidio della madre si è risposato e ha avuto un bambino – per girare l’Italia, senza fissa dimora.
Lei di anni ne ha 36. Ha una sorella gemella, Bruna – il resto dei familiari (la mamma, il papà e il fratello) sono morti – e lavora come istruttrice di fitness in una palestra. Quella sera, mentre balla, due uomini ubriachi la importunano: Luca si fa avanti e li allontana, difendendola. Trascorrono il resto della serata insieme, finendo a casa di lei.
In breve tempo instaurano un legame molto forte. Dopo essersi trasferito nella casa in cui la donna vive insieme alla sorella, Luca, però, si fa sempre più geloso. Vuole sapere tutto: dove va, con chi parla, se vede qualcuno. La controlla. Luciana, che con lui si sente felice, non si rende subito conto della situazione. Poi, nell’aprile del 2006, succede qualcosa di sinistro.
All’interno della loro abitazione si verifica un’esplosione. A causarla è una fuga di gas. Gli inquirenti sospettano che non si sia trattato di un incidente. Parlano di un tentato suicidio, forse di un tentato omicidio. E Luciana, con l’aiuto della sorella, mette Luca alla porta. Lui non riesce a farsene una ragione. La chiama in modo ostinato. Alla fine è lei a proporgli di incontrarsi.
Trascorrono insieme la sera del 27 aprile 2006 e la giornata successiva, prima a casa di lei, poi tra i vicoli genovesi. Dei testimoni li vedono discutere animatamente. Qualche ora dopo, Luciana viene trovata morta – con una profonda ferita alla gola, i pantaloni abbassati e la maglia sollevata – in vico di San Bernardo.
Le indagini
Il suo corpo non viene identificato subito: con sé, infatti, la donna non ha né la borsa, né i documenti. È la sorella a mettersi in contatto con la polizia, dopo aver sentito al telegiornale che una donna sulla trentina è stata uccisa: da un paio di giorni non la sente, è preoccupata. In effetti il cadavere è il suo.
I sospetti si concentrano su un gruppo di extracomunitari, una banda di violentatori e rapinatori. Poi su Delfino. Si sarebbe scoperto in seguito che, mentre il corpo di Luciana veniva ritrovato, lui era dai genitori, a farsi lavare i vestiti e le scarpe, a suo dire sporchi di vino.
Si sarebbe tagliato anche capelli e barba, recandosi per qualche giorno in campagna. Una volta tornato, sarebbe stato convocato e interrogato. Ai giornalisti avrebbe detto: “Non l’ho uccisa io. Spero che trovino il colpevole”. Sostenendo di aver lasciato Luciana fuori da un locale, di essersi allontanato a piedi, ubriaco, per andare a casa. Di essere estraneo ai fatti.
L’omicidio di Antonella Multari
Contro di lui, in effetti, non ci sono prove. Ci sono indizi, certo: diverse persone lo hanno visto parlare con Luciana, quella sera. Li hanno visti litigare. Ma sulla scena del delitto non ci sono tracce di sangue a lui riconducibili, né altri dettagli che possano incastrarlo.
Mentre è indagato, Delfino conosce un’altra donna. Si chiama Antonella Multari, ha 33 anni. Lavora come impiegata. E non sa del passato dell’uomo: non sa che potrebbe essersi macchiato dell’omicidio dell’ex fidanzata. Lo vede, lo invita a stare da lei, presentandolo addirittura ai familiari. Che poco dopo scoprono delle indagini a suo carico.
All’inizio l’uomo si mostra tranquillo e disponibile. Poi, come aveva già fatto con Luciana, anche con Antonella inizia a farsi sempre più insistente. È violento, la segue e la controlla. Alle sue richieste di lasciarla in pace, le fa le poste, tenta di aggredirla. In una telefonata, lei, stremata, gli urla: “Luca Delfino sai cosa fa? O stai con lui o ti fa fuori”.
Ha già intuito che potrebbe accaderle qualcosa. Lo hanno intuito anche i familiari, che ai carabinieri chiedono (invano) di tenerlo sotto controllo. Il 28 aprile del 2008, giorno dell’anniversario della morte di Luciana, lui le scrive: “Ricordati che giorno è oggi”. Messaggio che ha tutta l’aria di essere una minaccia.
Il 10 agosto successivo un camionista lo sorprende mentre infierisce con un coltello sul corpo di Antonella in via Volta, a Sanremo. Lo insegue e lo blocca, consegnandolo ai carabinieri, che lo arrestano per omicidio.
I processi e la condanna
Scoppia la polemica. Gli investigatori che avevano seguito le indagini sull’omicidio Biggi accusano il pm Enrico Zucca di aver tenuto Delfino libero nonostante i “gravi indizi” raccolti a suo carico; lui, dal suo canto, risponde che “l’impianto accusatorio” era troppo “debole”, non abbastanza per trattenere l’uomo.
Il 3 dicembre del 2009 si apre il processo che lo vede imputato per il caso Biggi. Il 30 gennaio di due anni dopo il pm, durante la sua requisitoria, chiede di condannarlo a 25 anni di reclusione seguendo la via della “prova dei fatti simili”: cerca di dimostrare, cioè, che – nonostante la mancanza di prove che lo colleghino direttamente alla scena del crimine – il delitto di cui per certo si è macchiato, quello di Multari, è uguale a quello di Biggi.
Alla fine, nel mese di febbraio, Delfino viene assolto “per insufficienza di prove”. Viene condannato a 16 anni e 8 mesi, invece, per l’omicidio di Antonella Multari: molto meno del massimo della pena. Ha beneficiato, infatti, di un cospicuo sconto: non solo ha scelto il rito abbreviato, ma è stato anche giudicato seminfermo di mente. Secondo gli esperti che lo hanno visitato, sarebbe affetto da un grave disturbo della personalità.
Luca Delfino oggi: dove si trova e cosa fa?
In carcere Delfino è stato al centro di diverse dispute con altri detenuti: un compagno di cella lo ha picchiato; uno lo ha accusato di violenza sessuale e stalking. L’anno scorso ha finito di scontare la sua pena, venendo trasferito nella Rems di Prà, dove tuttora si trova perché ancora socialmente pericoloso.
Nel 2019, secondo le ricostruzioni, avrebbe confessato l’omicidio di Luciana Biggi a un detenuto. L’articolo 649 del codice di procedura penale vieta, comunque, di perseguirlo: per lo stesso reato ha già subito un processo ed è stato assolto.
I punti salienti della storia del “killer delle fidanzate”
- La morte di Luciana Biggi e i sospetti su Luca Delfino: dopo una relazione tormentata e una rottura, nel 2006 Luciana Biggi viene uccisa a Genova. L’ex Luca Delfino diventa il principale sospettato, ma la mancanza di prove concrete porta alla sua assoluzione.
- L’omicidio di Antonella Multari: mentre è indagato, Delfino avvia una nuova relazione con Antonella Multari. Nel 2008 viene sorpreso mentre la accoltella a Sanremo e viene arrestato. Il processo a suo carico termina con una condanna a 16 anni e 8 mesi di carcere.
- La vita dopo il carcere: dopo aver scontato la sua pena, l’uomo, giudicato seminfermo di mente e socialmente pericoloso dagli esperti che lo hanno visitato in carcere, è stato trasferito in una Rems. Lì tuttora si trova.
Di storie come la sua parla Fabio Camillacci a “La storia oscura”, in radiovisione dal lunedì al venerdì dalle 21 alle 22 e il sabato dalle 21.30 alle 22.30 su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV (canale 122 del digitale terrestre). Tutte le puntate sono recuperabili su Cusano Media Play.