Questa mattina, giorno di Ognissanti, Roma si è risvegliata con un’opera dello street artist HarryGreb in più. La notte di Halloween gli ha ispirato una serie di ritratti del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro della Cultura Alessandro Giuli, del suo predecessore Gennaro Sangiuliano, tutti con la scritta Futurismo. Il riferimento, evidentemente, è alla mostra che sarà inaugurata a dicembre al Gnam, la Galleria Nazionale di Arte Moderna che già ha acceso delle furibonde polemiche.
Le opere sono apparse di fronte al Palazzo delle Esposizioni. E hanno anche un’altra particolarità: ritraggono i politici appartenenti alla destra al potere con Frankenstein Jr. Quest’anno, del resto, ricorre il cinquantesimo anniversario della pellicola di Mel Brooks, una parodia iconica del romanzo di Mary Shelley al grido “Si può fare!”. Ma perché HarryGreb se ne è ricordato?
L’ultima opera di HarryGreb a Roma dedicata ai politici, al Futurismo e a Frankenstein Jr
Cosa ha voluto “fare” HarryGreb disegnando Giorgia Meloni, Alessandro Giuli e Gennaro Sangiuliano con la scritta Futurismo e Frankenstein Jr accanto? Anche il cinema si è ricordato che nel 2024 sarebbero ricorsi i 50 anni del suo debutto nelle sale e ha ben pensato di rilanciare la pellicola restaurata
Ora, lo street artist HarryGreb lo rappresenta, tra l’altro, abbracciato in maniera affettuosa da Giuli
Mentre Sangiuliano, invece, è nelle vesti del gobbo Igor e Giorgia Meloni sembra una bambina perchè è presa in braccio e sollevata dal mostro.
Il riferimento alla destra (maldestra) a caccia dell’egemonia culturale
Ora: viste le polemiche che hanno portato il ministero della Cultura costantemente al centro delle polemiche in questi due anni di Governo Meloni, prima con le dimissioni di Vittorio Sgarbi da sottosegretario, poi con quelle di Sangiuliano per il caso Boccia, ora con le scelte di Giuli con relativo valzer di capi di gabinetto e alti funzionari, l’opera di HarryGreb, con Meloni & company assieme a una creatura-mostro come il dottor Franknstein, sembra la trasposizione raffigurata di “Destra maldestra, la (s)politica culturale del governo Meloni”, il libro che il musicologo Alberto Mattioli ha dedicato alla politica italiana e uscito per Chiarelettere appena qualche settimana fa:
“Dall’insediamento di Giorgia Meloni, alla fine del 2022, una politica culturale di destra degna di questo nome non si è ancora vista”
è il pensiero di Mattioli. Come dire: la caccia all’egemonia culturale che la destra vorrebbe sottrarre alla sinistra è piena di insidie. L’autore di “Destra maldestra” l’ha messa così:
“Del resto, il bacino da cui attingere è quello che è: non c’è proprio l’imbarazzo della scelta; piuttosto, sono le scelte a suscitare imbarazzo. Tra i (mis)fatti di cronaca che hanno finora scandito l’operato del governo in carica, alcuni sono memorabili, dalle nomine ai vertici delle istituzioni fino alle gaffe di alcuni nomi illustri. Uno su tutti, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che nelle vesti di giurato al Premio Strega candidamente dichiarò di non aver letto nessuno dei libri in lizza…”
Effettivamente: la scena datata 2023 di Geppi Cucciari che ironizza sulla confessione sanguina ancora. Non meno della ferita alla testa che un anno dopo gli ha inferto Maria Rosaria Boccia. Letture metropolitane l’ha immortalata su YouTube così
E comunque: restando alle cose del ministero di via del Collegio Romano, senz’altro il più pazzo di questa legislatura, Mattioli si è soffermato anche sul caso Sgarbi:
“La sua presenza inarrestabile, invadente, inevitabile, cerca di colmare, in modo spesso inopportuno, i vuoti nelle file degli intellettuali di area”
Insomma: per Mattioli, “questa destra così identitaria ha un problema di identità: la sua”. Ed è evidentemente da questa constatazione che, in una notte di Halloween, è nata anche l’ispirazione di HarryGreb per i poster di Meloni, Giuli e Sangiuliano con Franknstein: il sonno della ragione genera mostri, sentenziò del resto già Francisco Goya in una memorabile acquaforte datata 1797
E ventuno anni dopo, nel 1818, chissà se Mary Shelley non si sia ispirata proprio all’opera del maestro spagnolo per scrivere il suo Frankenstein o il moderno Prometeo.
Il caso della mostra sul Futurismo
“Si può fare!” è, in ogni caso, la mitica battuta pronunciata da Gene Wilder nei panni del dottor Frankenstein nel film di Brooks del 1974. E, per la destra al potere, si può fare anche questo: polemizzare e finire ai ferri corti per l’allestimento di una mostra sul Futurismo (dal 3 dicembre prossimo al Gnam) fino a far parlare Report, la trasmissione di Rai 3 di Sigfrido Ranucci, di un pasticciaccio brutto a base di gaffe e conflitti di interesse. Anche a questa vicenda fanno evidentemente riferimento i poster di HarryGreb.
E in effetti: per Ranucci, si tratta addirittura di un secondo caso-Boccia, con una collaborazione con il docente di storia dell’arte presso l’Accademia di Frosinone, Alberto Dambruoso, prima voluta dal ministro Sangiuliano e poi cancellata dal suo successore Giuli assieme al taglio di ben 300 delle 650 opere in un primo momento previste nella mostra del Gnam.
La scritta “Futurismo” inserita da HarryGreb in ognuno dei suoi ritratti, più che al movimento artistico fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909, fa pensare, quindi, a ciò che potremmo attenderci ancora in un prossimo futuro. Con la “destra maldestra” al governo e a caccia dell’egemonia culturale, si-può-fare di tutto.