Ormai da tempo, è evidente come la figura di Donald Trump sia diventata un elemento divisivo all’interno del Partito Repubblicano. Non si tratta più di una semplice competizione nelle primarie tra diversi esponenti ma di un vero e proprio appello dei conservatori a unirsi contro Trump.
I repubblicani pro-democrazia fanno sentire la loro voce contro il movimento “Make America Great Again”. Tra le preoccupazioni degli esponenti critici di Trump vi sono diversi temi, come lo stato di diritto, i diritti delle donne, la questione dei vaccini e l’economia. Alcuni membri di spicco del Partito hanno già annunciato il loro supporto alla campagna della candidata democratica e vicepresidente, Kamala Harris, precisando che si tratta di una scelta limitata a queste elezioni.
I repubblicani voltano le spalle a Trump
Otto anni fa, Donald Trump era diventato il 45esimo presidente degli Stati Uniti, un personaggio fuori dagli schemi con un carisma capace di unire milioni di persone contro l’allora avversaria, Hillary Clinton. Dopo il suo mandato, non è riuscito ad ottenere una rielezione immediata contro Joe Biden ma non si è mai arreso. Ora Trump è in corsa per la terza volta, stavolta contro Kamala Harris. Ai due principali candidati attende una giornata elettorale che si preannuncia come una battaglia fino all’ultimo voto.
Non solo i democratici ma anche gli esponenti conservatori pro-democrazia del Partito Repubblicano stanno conducendo una campagna per impedire a Donald Trump di ottenere un secondo mandato presidenziale nelle elezioni del 5 novembre.
Fra i “Republicans against Trump” (Repubblicani contro Trump) compaiono numerosi nomi di spicco che si sono espressi in dissenso verso le proposte del tycoon. Alcuni di loro hanno persino annunciato il proprio sostegno alla democratica Kamala Harris. Un caso particolare è quello di George W. Bush. L’ex presidente repubblicano mantiene il silenzio sulla sua intenzione di voto. Il suo ufficio ha dichiarato che non farà alcun endorsement giustificando questa scelta con il suo ritiro dalla politica presidenziale avvenuto anni fa. Bush non ha mai criticato pubblicamente l’operato di Trump, tuttavia, ha affermato in un’intervista del 2021 che il suo partito è diventato “isolazionista, protezionista e, in una certa misura, nativista”.
Il padre di George W. Bush, George H. W., aveva dichiarato ai media statunitensi di aver votato per Hillary Clinton nelle elezioni del 2016. In quel contesto, entrambi gli ex presidenti non avevano ufficialmente annunciato il loro supporto alla candidata democratica ma la scelta di Bush Senior aveva rivelato una chiara discontinuità rispetto alla tradizione repubblicana. Una portavoce aveva dichiarato dopo quelle elezioni che Bush figlio e la sua moglie Laura non avevano votato nessuno dei due candidati. La loro figlia, Barbara, però, ha trascorso del tempo facendo campagna per Kamala Harris in Pennsylvania.
I repubblicani pro-democrazia
Diversi esponenti repubblicani molto noti, sia moderati che ex membri dell’amministrazione Trump, hanno deciso di sostenere pubblicamente Kamala Harris, nonostante le divergenze politiche. Per molti di loro, la questione della democrazia e della sicurezza nazionale rappresenta una linea rossa. Questa propensione a distaccarsi da Trump è stata accentuata dall’insurrezione del 6 gennaio e dai suoi rapporti controversi con diversi leader internazionali, tra cui il presidente russo, Vladimir Putin, e il leader nordcoreano, Kim Jong-un. Infatti, oltre 200 repubblicani, che hanno fatto parte delle precedenti amministrazioni di Ronald Reagan, George H.W. Bush, George W. Bush e persino di quella Trump hanno annunciato, in una lettera congiunta, di essere contrari alla rielezione dell’ex presidente.
L’ex vicepresidente Dick Cheney e la figlia Liz, che ha anche lei intrapreso la carriera politica, hanno dichiarato l’intenzione di votare per Kamala Harris. L’ex deputata ha anche rivolto un appello a Bush affermando che “è giunto il momento” di annunciare il suo appoggio. Trump ha scatenato critiche e dibattiti attaccando la Cheney affermando che sarebbe una “guerrafondaia” a cui “bisognerebbe puntare i fucili addosso”. Non è tardata ad arrivare la risposta di Cheney al tycoon:
È così che i dittatori distruggono le nazioni libere. Minacciano di morte coloro che parlano contro di loro. Non possiamo affidare il nostro paese e la nostra libertà a un uomo meschino, vendicativo, crudele, instabile che vuole essere un tiranno.
This is how dictators destroy free nations. They threaten those who speak against them with death. We cannot entrust our country and our freedom to a petty, vindictive, cruel, unstable man who wants to be a tyrant. #Womenwillnotbesilenced #VoteKamala https://t.co/URH5s929Sa
— Liz Cheney (@Liz_Cheney) November 1, 2024
Oltre ai Cheney, anche la figlia dell’ex presidente repubblicano Gerald Ford, Susan Ford Bales, ha annunciato il suo appoggio a Harris. Fra i nomi di spicco che si sono espressi contro Trump figurano anche il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, l’ex vicepresidente Mike Pence e l’ex candidato alla presidenza Mitt Romney figurano i nomi di spicco che si sono espressi contro Trump. Anche l’ex governatore della California e attore, Arnold Schwarzenegger, ha annunciato in un post su X che “sarà sempre americano prima di diventare repubblicano” e ha annunciato che voterà per Harris:
Dividerà, insulterà, troverà nuovi modi per essere più antiamericano di quanto non sia già stato, e noi, il popolo, non otterremo altro che più rabbia. Voglio andare avanti come Paese e, anche se ho molti disaccordi con la loro piattaforma, penso che l’unico modo per farlo sia con Harris e Walz.
I don’t really do endorsements. I’m not shy about sharing my views, but I hate politics and don’t trust most politicians.
— Arnold (@Schwarzenegger) October 30, 2024
I also understand that people want to hear from me because I am not just a celebrity, I am a former Republican Governor.
My time as Governor taught me to…
Gli ex democratici che appoggiano Trump
Se Kamala Harris fa affidamento sull’appoggio di molti repubblicani, esiste addirituttura il gruppo “Republicans for Harris” (Repubblicani per Harris) che promuove la campagna della candidata democratica affermando che Trump rappresenti una minaccia per la democrazia, Donald Trump è riuscito ad aggiungere due nomi storicamente democratici alla propria campagna: Robert Kennedy Jr e Tulsi Gabbard. I due puntano ad ottenere incarichi nell’amministrazione Trump.
RFK Jr, figlio di Robert e nipote di John F. Kennedy, stava guidando la propria campagna elettorale da indipendente. Kennedy ha prima sfidato Biden alle primarie democratiche e successivamente ha annunciato la sua candidatura da indipendente. L’attivista ambientalista è noto per le sue idee controverse sui vaccini. Prima dell’inizio delle elezioni anticipate in diversi stati ha però deciso di ritirarsi dalla corsa ed appoggiare Trump.
L’ex deputata democratica Gabbard aveva cercato la nomination per la presidenza nel 2020. Due anni dopo, ha lasciato il Partito democratico criticando l’amministrazione Biden ed oggi anche lei appoggia tycoon.
I conservatori pro-democrazia si oppongono a Trump
- Divisione interna nel Partito Repubblicano: Molti repubblicani, tra cui figure di spicco come George W. Bush, Dick Cheney e Arnold Schwarzenegger, si oppongono a Donald Trump. Alcuni di loro sostengono Kamala Harris come alternativa per proteggere la democrazia e garantire stabilità.
- Sostegno democratico a Trump: Contrariamente alla tendenza, ex democratici come Robert Kennedy Jr. e Tulsi Gabbard si schierano a favore di Trump, sottolineando divisioni anche nel campo democratico.