L’automotive in Italia è ancora al centro del dibattito politico. John Elkann, presidente di Stellantis, non ha risposto alla richiesta di audizione da parte del Parlamento, giustificandosi in una lettera col fatto che l’ad Carlos Tavares avesse dato ai parlamentari e senatori italiani tutte le risposte alle loro richieste.
Versione decisamente contestata e oggi 30 ottobre 2024 è tutto un susseguirsi di accuse nei confronti dello stesso Elkann e di Stellantis. Senza giri di parole, l’holding è stata accusata di non aver rispettato ciò che l’Italia le ha dato con sussidi, agevolazioni e ascolto politico, mentre il presidente è stato tacciato di non aver rispettato il Parlamento con la sua assenza.
Su questo terreno opposizioni e maggioranza sono concorsi, ma divergono sul resto. Il Mimit ha annunciato che il 14 novembre ci sarà un tavolo con i rappresentanti dell’azienda, delle Regioni sede degli stabilimenti produttivi, delle organizzazioni sindacali e dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Italiana Automotive), ma non ha ancora un piano industriale considerabile efficace.
CGIL e UIL non sono soddisfatte dell’atteggiamento del governo, mentre il leader di Azione Carlo Calenda spinge affinché le opposizioni appoggino il suo “patto” per l’automotive.
La crisi Stellantis diventa polemica politica: Elkann non va a riferire in Parlamento
Niente di nuovo sotto il sole, quindi non è necessaria la mia presenza: così John Elkann ha voluto motivare la sua assenza in Parlamento, dove era stata chiesta dai partiti una sua audizione per parlare della crisi che da mesi attanaglia il gruppo Stellantis.
A metà ottobre era toccato all’amministratore delegato del gruppo, Carlos Tavares, parlare alla Camera: un momento finito con aspre critiche da parte della classe politica italiana, non soddisfatta delle risposte e del tono di Tavares. L’ad di Stellantis non aveva fatto cenno della decisione di mettere in cassa integrazione quasi tutti i lavoratori delle fabbriche nel Sud Italia, esclusa Melfi, così come chiedeva ulteriori incentivi per poter vendere in Italia le auto elettriche.
Arrivando ad oggi 30 ottobre 2024, le IX Commissione al Senato e X Commissione alla Camera si erano riunite per ascoltare i sindacati riguardo la produzione automobilistica di Stellantis: qui è arrivata la lettera di Elkann che non accettava di esser ascoltato alla Camera, portando a veementi reazioni non soltanto delle organizzazioni sindacali ma anche dei politici.
Da Calenda alla Lega, da Conte al PD: per tutti il rifiuto di Elkann “è un affronto alle istituzioni”. Il leader di Azione chiede un patto fra le opposizioni
Per una volta sembra che le reazioni della politica siano state trasversali: da destra a sinistra il “gran rifiuto” di Elkann è stato visto come uno sgarbo verso le stesse istituzioni italiane. Esclusa al momento la premier Giorgia Meloni: Elkann, chiudendo la sua lettera, assicura la propria disponibilità al dialogo ma altresì attende anche una convocazione ufficiale da parte della presidenza del Consiglio.
Chi si lamenta di più in queste ore è Carlo Calenda, leader di Azione. Conscio del fatto che al momento è l’unico rappresentante politico che ha smosso le acque riguardo la situazione Stellantis in Italia, aveva accolto con soddisfazione l’arrivo di Tavares alla Camera, per poi dirsi scioccato delle risposte ascoltate.
Shock proseguito anche oggi, perché se non c’è Elkann significa che il governo ed il Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) non riescono a fare nulla di concreto. La sfida di Calenda verso i propri colleghi politici era arrivata anche alla stesura di un documento, una mozione parlamentare, che sotto forma di “patto per le opposizioni” chiedeva al governo di creare un serio programma industriale per l’automotive in Italia.
In una nota la Lega assume toni ancora più duri se possibile, ricordando anche il suo fortissimo scetticismo verso una transizione green accusata spesso di furore ideologico. L’idea alla base è che non esistendo un mercato per le auto elettriche in Italia, spingere per la loro vendita (sfruttando i sussidi forniti dallo stato italiano) sia solo un modo per togliere dalle tasche degli italiani risorse fondamentali:
Vergognosa offesa alle istituzioni: prima Stellantis prende i soldi e scappa all’estero, ora John Elkann diserta il Parlamento. La sua presenza è un obbligo, non solo morale, per rendere conto al Paese di una gestione scellerata nonostante gli enormi contributi pubblici. La Lega ribadisce la propria solidarietà a tutti i lavoratori del gruppo Stellantis.
Sulla stessa falsariga il commento di Claudio Borghi, che non ritiene consono allo status di Stellantis (e di tutte le aziende ivi contenute) il comportamento che i suoi vertici stanno recentemente avendo. Cosa si può fare se il dialogo viene rifiutato? Il leghista preferirebbe addirittura chiudere in toto con soggetti privati facendo tornare lo stato centrale in questo tipo di industria:
Mi auguro che ci ripensino che considerino questa “pausa di riflessione” un’infelice parentesi… Responsabilità della famiglia Agnelli? Certo, quando parlo di ingratitudine non parlo dei francesi che fanno il loro interesse, ma una famiglia che ha costruito le sue fortune, che è così legata alla storia d’Italia per me dovrebbe fare attenzione a staccarsi dall’Italia… Un altro palyer? In passato l’Alfa Romeo è stata statale, sinceramente non mi dispiacerebbe se tornasse così.
Dal lato del M5S, la questione dell’industria automobilistica distrae un attimo dal magro risultato in Liguria. Francesco Silvestri, capogruppo pentastellato alla Camera, chiede un intervento veloce e risolutivo.
Rispetto a Borghi, Silvestri non si espone su altre figure industriali che possano ridare lustro alla produzione italiana, pur essendo d’accordo che la questione è meritevole di approfondimenti:
E’ inconcepibile che il governo non abbia una strategia, su questo e su tante altre crisi aziendali: hanno aperto più crisi di quelle che hanno risolte. La questione che determinate logiche economiche restino all’interno dell’Italia è sicuramente lodevole e il M5S ha sempre trainato in questa situazione, ma è vero che non c’è un atteggiamento collaborativo e in base a questo andranno fatte delle riflessioni strategiche.
Dai sindacati una richiesta al governo: “Agisca subito, tagliare i fondi all’automotive è una follia”
La grande manifestazione dello scorso 18 ottobre ha cementato ancora una volta di più l’immagine politica di Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini. Anche se loro al momento non lo ammettono, i segretari della UIL e della CGIL in questi giorni si stanno sostituendo ai partiti che in Parlamento non riescono ancora a decidere una linea comune da tenere nei confronti di Stellantis.
Come visto poco sopra, Calenda è stato l’unico a metterci la faccia su un documento che in 10 pagine delinea una nuova stagione per l’automotive in Italia. Più in generale, lavoratori dell’industria e dell’indotto sono stanchi di risposte mai pervenute dal management di Stellantis, ai cui silenzi si aggiunge tutta la polemica prettamente politica sulla transizione green che uccide determinate industrie.
La scomparsa dei 4,6 miliardi di fondi per l’automotive, di cui ci è resi conto con la diffusione a mezzo stampa della nuova manovra di bilancio, ha ulteriormente alzato i toni dello scontro. Landini e Bombardieri non capiscono come il governo si stia muovendo e a quale titolo: se il ministro del made in Italy Adolfo Urso viene scavalcato spesso dagli eventi e dalle decisioni dell’esecutivo, chi deve rapportarsi con Elkann e Tavares?
Nella conferenza stampa seguita all’audizione dei sindacati del gruppo Stellantis, la linea dei due sindacati è chiara: servono risposte senza perdere ulteriore tempo e serve anche aiutare al più presto migliaia di lavoratori italiani.
Noi abbiamo chiesto e continuiamo chiedere che sia direttamente la Presidenza del consiglio a convocare Stellantis, la componentistica, le associazioni. Siamo di fronte alla domanda se il sistema della mobilità continuerà a esistere oppure no. Secondo me non c’è consapevolezza di quello che stiamo vivendo.
Di fronte a una situazione di questa natura tagliare il fondo automotive è una follia e continuare ad avere un’azienda che non è mai stata convocata vuol dire favorire la deindustrializzazione in questo paese. La Fiat non c’è più da un po’ di anni. E la famiglia Agnelli non comanda più. Nessuno se n’è accorto, dove sono stati in questi anni tutti quelli che oggi dicono che c’è un problema?
Per Bombardieri è opaco il fatto che Elkann sembri preferire parlare solo con Mattarella invece che confrontarsi con le forze politiche in Parlamento. Il capo della UIL si domanda a quale titolo il presidente di Stellantis vada ad interloquire con Mattarella se non ha più il controllo totale delle azioni di Stellantis:
Non abbiamo avuto notizia di un incontro di Tavares con il governo. Aspettiamo che la presidenza del Consiglio ci convochi. Elkann ha incontrato il presidente della Repubblica, vorremo capire che cosa si sono detti, se non è un segreto di Stato. E lo dico con grande rispetto istituzionale nei confronti di Mattarella. Ma è anche noto che Elkann non è il maggiore azionista del gruppo da anni.
I 5 punti salienti dell’articolo
- L’assenza di Elkann: John Elkann, presidente di Stellantis, ha rifiutato di presentarsi in Parlamento per discutere la crisi dell’azienda, affermando che l’ad Carlos Tavares avesse già fornito le risposte necessarie.
- Accuse contro Stellantis: l’azienda è stata criticata per non rispettare gli impegni assunti con l’Italia, ricevendo sussidi senza un adeguato ritorno, mentre l’assenza di Elkann è vista come una mancanza di rispetto verso le istituzioni.
- Critiche politiche e sindacali: ci sono stati duri attacchi da parte di diversi partiti, con il leader di Azione, Carlo Calenda, che ha proposto un “patto” per l’automotive. Anche i sindacati CGIL e UIL hanno espresso insoddisfazione per la mancanza di un piano industriale.
- Situazione difficile per i lavoratori: i sindacati hanno sollecitato un intervento immediato per proteggere i lavoratori Stellantis, che si sentono trascurati dall’azienda e dal governo, mentre i fondi per l’automotive sono stati ridotti.
- Richiesta di dialogo: i sindacati e alcuni politici hanno chiesto che la Presidenza del Consiglio convochi Stellantis per un confronto, esprimendo preoccupazione per il futuro della produzione automobilistica in Italia e la possibile deindustrializzazione.