Murizio Gasparri vuole stravincere. Il senatore di Forza Italia e vice-presidente del Senato esulta per la vittoria in Liguria, ma “sculaccia” ancora e sempre di più la Rai e soprattutto Report e Sigfrido Ranucci per aver mandato in onda un servizio che parlava della situazione in Liguria proprio mentre c’erano le elezioni regionali liguri.

Per Gasparri, che ha protestato sin dall’inizio e tre giorni prima della messa in onda del servizio, è stata una incredibile violazione e lo dice chiaramente a Tag24 ai microfoni di Thomas Cardinali: “E’ stata una situazione chiaramente illegale e vietata, ma non capisco l’atteggiamento della Rai che ha comunque mandato in onda un servizio che violava palesemente le regole, mi auguro che l’Agcom abbia coraggio e decida quello che deve fare…”.

Per deputato di Forza Italia è diventata una questione di principio quasi oltre quella di far rispettare una norma che, a suo dire, qualcuno ci è passato sopra senza aver chiaro in mente la situazione: “La Rai ha violato le regole del silenzio elettorale. Domenica sera, durante la puntata di Report, come sarà poi accertato nei luoghi e nelle sedi competenti, abbiamo sentito in una trasmissione su Rai 3 dei sonori del presidente Bucci, di Orlando, di candidati vari. La violazione è avvenuta nel tentativo di spostare l’ago della bilancia perché si è giocato per 8 mila voti. Bastavano mille voti in più o in meno per ribaltare il risultato…”

Gasparri al veleno: “Pensavano di vincere 3-0 e fare la rimonta, invece non andrà così anzi perderanno ancora…”

Il senatore di Forza Italia non ci sta anche perché secondo lui si è andati oltre e infatti cercherà in tutti i modi di far rispettare delle regole su cui qualcuno ha deciso di non osservare e infatti attacca a testa bassa: “La cosa bella è che hanno abusato della rai ma hanno perso ancora, pensare che volevano vincere 3-0 e partire verso la rimonta ma non è stato così e non sarà così. Vedremo quello che succederà in Emilia Romagna, ma in Umbria, per esempio, perderanno di sicuro”.

E ancora senza remore rifila un missile verso la sinistra: “Purtroppo qui non hanno ancora capito che l’uso politico della giustizia non determina i risultati, ecco proprio su questo dovrebbe pensare la sinistra, non su altro“. Sulla nomina del presidente della Rai e su quello che può accadere in commissione vigilanza, Gasparri non si nasconde anzi attacca pure qui senza problemi: “Presidenza Rai? Noi siamo a disposizione di tutti e ascoltiamo tutti, come sempre, ma anche qui, la cosa bella è che qualcuno pensa di comandare col il 4%, avete visto che fine hanno fatto i grillini…”.

Il deputato di Forza Italia e vice-presidente del Senato Maurizio Gasparri mentre parla a Tag24 del caso Ranucci

Per Maurizio Gasparri con i Cinquestelle c’è una sorta di scontro aperto e senza alcuna remora o voglia di mettersi a confrontare, ma non tanto perché non voglia lui, quanto per il “livore che stanno dimostrando in questo periodo”. Tanto che lo stesso senatore non fa che tornare su quanto è accaduto in Liguria, dove per l’inserimento di Marco Bucci il centrodestra è riuscito a imporsi per un soffio ma alla fine ha vinto e mostrato sicuramente più unità rispetto alla coalizione del centrosinistra.

“Senza Marco Bucci il centrodestra non avrebbe vinto”, ha spiegato Maurizio Gasparri e riprende cercando di spiegare che “nonostante l’attacco giudiziario e tutto quello che è avvenuto, il centrodestra ha ottenuto un grande successo“.

Poi l’affondo sui Cinquestelle che il senatore non sembra gradire poi così tanto: “Constatiamo che il Movimento del moralismo, che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ha preso nella sua ‘capitale’, visto che Grillo è partito proprio da questo territorio, il 4,5%. Poi l’assenteismo a cui abbiamo assistito purtroppo è un male della democrazia, anche dovuto all’uso politico della giustizia, agli errori dei partiti e a tutta una serie di argomenti che ruotano attorno. Negare la democrazia è un fatto grave, io capisco il livore degli sconfitti, che registrano il tracollo del loro Movimento finito in una discussione da 300 mila euro. Ma, alla fine, la democrazia ha vinto e ha perso il livore