Una sconfitta di stretto margine resta pur sempre una sconfitta di stretto margine e per Andrea Orlando è tempo di capire cosa non abbia funzionato nella sua campagna elettorale. I tre partiti che lo hanno sostenuto, cioè AVS, PD e M5S, si ritrovano con delle elezioni regionali andate non come avrebbero voluto.

In Liguria governerà quindi Marco Bucci appoggiato dal centrodestra, che oggi 29 ottobre 2024 ha gioco facile nell’ironizzare su una figura in particolare: Giuseppe Conte. Il leader pentastellato aveva posto veti a +Europa ed Italia Viva, mancando probabilmente così quei voti che avrebbero potuto aiutare Orlando a vincere.

Se dal partito di Matteo Renzi ci si lamenta di questa situazione, ora ci si pone il dubbio su cosa accadrà nel M5S: la Costituente di novembre metterà fine alla diatriba fra Conte ed il Garante Beppe Grillo?

Nel frattempo il fondatore e comico genovese tace, lasciando smarrita un’intera comunità politica e persino gli alleati del PD: il partito di Elly Schlein sembra sempre più convinto che un alleato così in difficoltà non serve a granché.

Il M5S finisce sotto la soglia psicologica del 5%, Silvestri: “Ne parleremo alla Costituente, le regionali sono sempre difficili”

Il giorno dopo le elezioni c’è chi ha vinto e c’è chi spiega. Spiega perché ha perso, perché la campagna elettorale non ha funzionato, perché si è detto sì ad un partito invece che ad un altro: sono tutti elementi che mancano, al momento, fra le fila del M5S.

Senza troppi giri di parole, i pentastellati correndo da soli sono franati su tutta la linea: un crollo certificato non soltanto dal 4,56% dei voti (sotto quindi la soglia psicologica del 5%), ma anche dei malumori che in zona PD si stanno facendo sempre più forti.

Il candidato del “campo largo”, Andrea Orlando, alla fine ha perso proprio a causa del M5S? Anche se di solito bisognerebbe diffidare da chi tratta i voti come pura somma matematica, le elezioni regionali del 27-28 ottobre 2024 in Liguria segnare la fine dell’alleanza fra democratici e pentastellati.

Il M5S è un partito scisso fra il presidente Giuseppe Conte ed il fondatore/Garante Beppe Grillo, che negli ultimi tempi si stanno contestando il diritto o meno di chiudere le attività del partito. La Costituente pentastellata del 25-26 novembre si avvicina sempre di più e ormai assume i contorni del giorno decisivo per la sopravvivenza del M5S come soggetto politico autonomo.

Non ci sono molte dichiarazioni di esponenti pentastellati dopo aver ricevuto i risultati ufficiali da ogni sezione ligure, che come noto hanno consegnato la vittoria a Marco Bucci e alla coalizione di centrodestra che lo sosteneva. L’immagine di unità in questo caso (anche se a forte trazione di Fratelli d’Italia) contrasta decisamente con i veti posti dai 5Stelle, in preda ad una forte crisi di voti e di identità.

A parlare nel day after è Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera proprio per i pentastellati e fedelissimo di Conte. La Costituente viene vista come la panacea di tutti i mali e non si sa se questa è una reale convinzione o una specie di pensiero magico, che si pensa possa realizzarsi solo pensandoci fortissimamente.

Ecco il commento di Silvestri:

Le regionali per noi sono sempre state difficili, ma è chiaro che avremmo voluto un risultato diverso, d’altronde se andasse tutto bene non staremmo facendo una Costituente: non è il momento di abbattersi ma di andare avanti. Io non credo che si sono indiziati, ci sono ragionamenti e la Costituente non è un tribunale: il Movimento 5Stelle ha dato il massimo.

I veti a Renzi e Italia Viva hanno rovinato le elezioni per il campo largo? Volano gli stracci fra pentastellati e renziani

L’amarezza per il “campo largo” è tanto più grande quanto si ripensa alle condizioni di partenza di queste regionali. La vicenda giudiziaria che aveva colpito il precedente presidente regionale, Giovanni Toti, ma soprattutto il suo patteggiamento, aveva messo in difficoltà il centrodestra, che pure non sembrava capace di trovare un candidato unitario.

Una volta scelto Bucci, però, molte cose sono cambiate e il M5S ha cominciato a porre una serie di veti che sono continuati fino a 24 ore prima delle consegne delle liste elettorali: Italia Viva e +Europa sono stati i due partiti esclusi, lasciando pentastellati, AVS e PD a sostenere Orlando. Per il M5S avrebbe potuto costituire un vantaggio puntare sugli scandali di corruzione che hanno colpito la Liguria, ma alla fine così non è stato.

Da Italia Viva ben presto è partita la batteria dei “se” e dei “ma”: un’alleanza con Renzi avrebbe dato ad Orlando quei voti necessari per vincere, ipotesi rispedita con sdegno al mittente da alcuni politici pentastellati e anche da diversi votanti del partito.

Matteo Renzi, dal canto suo, ha sottolineato come sarebbero bastati soltanto i voti che lui aveva preso alle Europee per colmare il gap con il centrodestra: l’aver vissuto sulla propria pelle i veti di un determinato soggetto politico (cioè Giuseppe Conte) ha reso all’ex premier gioco facile nel renderlo il “martire” della situazione, colui che pur animato da buone intenzioni è stato impallinato senza motivazioni concrete.

Poca importa però che lo stesso Renzi avesse dato ai propri elettori libertà di scegliere per chi votare: anche se è difficile indicare chi alla fine un elettore di Italia Viva abbia scelto fra Orlando e Bucci (solo per citare i due candidati dei maggiori schieramenti), è innegabile che una tale decisione non abbia agevolato il “campo largo”.

Il centrodestra gongola per la debacle del M5S, Foti: “E’ il vero sconfitto delle elezioni”

Festeggia naturalmente il centrodestra, che anche se con uno stretto margine ha tenuto le proprie posizioni e continuerà nel governo della Liguria per i prossimi anni. L’ironia all’interno di Fratelli d’Italia è forte nei confronti di Conte e del M5S, che alla fine ha visto la propria strategia dei veti scontrarsi con l’esito delle urne.

Tornando per un attimo alla questione giudiziaria che tanto aveva animato le cronache qualche mese e riguardante l’ex governatore Toti, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Tommaso Foti ha bacchettato i pentastellati dall’alto della fresca vittoria elettorale.

Anche se il PD ha ottenuto il 28,47% dei voti, rispetto al 15% di FdI, è il risultato finale che conta: ogni voto ha rappresentato un mattoncino portato da chi si è fatto convincere dal buon governo di Bucci a Genova e non dai discorsi giustizialisti di Morra e altri pentastellati. Come ha ricordato Foti:

Secondo me speculare su alcune vicende non porta bene: forse se si sta sui temi locali e se ci fosse resi conto che la Liguria era cresciuta in questi anni avrebbero potuto evitare una scivolata di questo tipo… E’ la sconfitta di Conte: ogni giorno che passa riduce il Movimento a più parentesi di quanto già è.

Nemmeno le “interferenze” di Report, con una puntata critica sul centrodestra in Liguria, è riuscito a scalfire la bontà della proposta politica di centrodestra: a questo si riferisce Foti quando parla di “arbitro venduto”, adombrando per un attimo la retorica tanto cara ai meloniani di complotti a proprio sfavore.

La scelta meloniana di puntare Bucci si è rivelata quindi vincente:

L’esperienza civica in Liguria come in altre regioni è un fatto consolidato: la vicenda di Genova va un attimo esaminata sotto un altro profilo, perché lì c’è stato il più grosso battage pubblicitario e ovviamente c’è stata la maggiore attenzione dei media… Alla fine, anche se si gioca con l’arbitro venduto, quando una squadra sa giocare vince ugualmente.

Grillo farà “estinguere” il M5S?

Detto di Italia Viva e Fratelli d’Italia, attori marginali nel marasma chiamato M5S, c’è un soggetto che col suo attuale silenzio fa molto più rumore delle classiche dichiarazioni del dopo voto. Beppe Grillo non ha ancora commentato i pochi voti ottenuti dalla creatura politica da lui fondata, ma tanto aveva parlato nei giorni scorsi arrogandosi il “diritto di far estinguere” il M5S.

Ai tempi della scelta di Orlando Grillo aveva criticato il metodo, lamentando che non si poteva chiamare democrazia dal basso un processo che portava i dirigenti romani dei maggiori partiti a scegliere al posto del territorio il candidato.

Alla Costituente novembrina sarà presente Grillo? Non è possibile saperlo al momento, eppure è comprensibile affermare che esiste un’area dei pentastellati (anche nel partito guidato da Conte) che rimpiange i tempi del grillismo puro e duro. Pagando lo scotto di aver appoggiato il governo Draghi, il comico genovese aveva passato un bel po’ di tempo lontano dalla politica attiva.

Grillo ci è tornato a modo suo e la scelta di non votare né alle Europee né a queste regionali ligure, nemmeno per i candidati del M5S, non è passata inosservata. Arriverà anche il tempo in cui il Garante spiegherà a tutti perché AVS è riuscito a drenare i voti di chi pensava ai pentastellati come ad un partito attento all’ambiente e all’ecologismo, così come il momento in cui parlerà del suo contratto di collaborazione col M5S e dei suoi contenuti.

Chi ha la vera forza politica all’interno del partito, Conte o Grillo? A fine novembre si saprà.

Un futuro difficile per Conte e per il “campo largo”: i 5 punti salienti dell’articolo

  • Sconfitta di Orlando: Andrea Orlando ha perso le elezioni regionali in Liguria, malgrado il sostegno di AVS, PD e M5S, portando a riflessioni su cosa sia mancato nella campagna elettorale.
  • Riflesso sulla strategia del M5S: il M5S, sotto la guida di Giuseppe Conte, ha posto veti su alleanze con +Europa e Italia Viva, escludendo potenziali voti che avrebbero potuto aiutare Orlando a vincere.
  • Crisi interna del M5S: la divisione tra Conte e Grillo si accentua, con la prossima Costituente che potrebbe decidere il futuro del partito, già in difficoltà e con una perdita significativa di consensi.
  • Reazioni post-elettorali: la vittoria del centrodestra, guidato da Marco Bucci, è stata accolta con ironia nei confronti del M5S e di Conte, evidenziando una crescente insoddisfazione nel PD riguardo all’alleanza.
  • Silenzio di Grillo: la mancanza di commenti da parte di Beppe Grillo sulla sconfitta elettorale solleva interrogativi sulla sua influenza nel M5S e sul futuro del partito, mentre cresce la tensione tra i sostenitori di Conte e i nostalgici del “grillismo” originale.