Orfano del suo presidentissimo che gli ha portato lustro per un trentennio il Milan tornerà a far man basse i trofei come nell’era Berlusconi o tornerà ai tempi dell’anonimato quando per lunghi tratti della sua storia è rimasto anche senza vincere nulla?

La questione potrebbe turbare le menti dei tifosi più accaniti e il timore che la squadra rossonera non riesca più ad imporsi a certi livelli esiste eccome se esiste.

In un calcio moderno che vede la supremazia di compagini guidate da magnati, le nostre italiane faticano a reggere il confronto perché non possono permettersi nè spese folli per acquistare i migliori del mondo né ingaggi mostruosi per poterli mantenere.

Il Milan per di più è anche penalizzato. La sua proprietà è mantenuta da un fondo che per attività ordinaria non è abituata ad investire direttamente sulla squadra per vincere immediatamente magari come farebbero presidenti imprenditori (come hanno fatto in passato i Berlusconi, i Moratti, i Cragnotti, i Sensi tec..etc..), ma predilige risanare prima le economie e poi con un bilancio sostenibile tentare di competere a livello sportivo.

Milan senza Berlusconi: un solo trofeo in bacheca e non è internazionale

Il Milan che non appartiene più a Berlusconi (il presidente scomparso lo scorso anno aveva venduto la proprietà nella primavera del 2017) cosa ha vinto? Solo uno scudetto nella stagione 2021/2022 (tra l’altro arrivato contro ogni logica previsione) miracolsamante sotto la gestione Stefano Pioli chiamato qualche anno prima in vesti da traghettatore.

Dal 2017 ad oggi sono passati circa 7 anni e il Milan non fa più paura a nessuna avversaria nè in Italia né in Europa. Ormai non ha più appiccicato addosso l’etichetta di grande squadra anzi agli occhi di tutto il calcio ha assunto le sembianza di una nobile decaduta soprattutto in campo europeo dove le sberle (calcisticamnete parlando) può rischiarle di prendere ovunque e da chiunque.

Il Milan dopo Berlusconi: tornerà a vincere?

Se il Milan tornerà a vincere? Uno scudetto l’ha vinto ma il post Berlusconi sicuramente non è incoraggiante dal momento che da quando il Cavaliere non è più al comando sono subentrate altre proprietà colpite da dinamiche interne non felici a livello di intesa.

Uomini che sono entrati per cercare di rimettere il Milan al centro del calcio (Boban prima e Maldini poi su tutti) sono stati fatti fuori per futili motivi, dirigenti subentrati al loro posto con l’intento di comandare e senza un briciolo di spirito collaborartivo, tra l’altro in ruoli che non si capiscono (vedi Ibrahimovic) e allenatori che si sono succeduti mostrano tutto fuorché la faccia bella di una squadra che ha tutte le carte in regole per tornare a primeggiare.

Dunque, se queste situazioni continueranno a influenzare nel tempo la società è di dubbia intuinzione che nel prossimo futuro si creino le condizioni per tornare a replicare i successi di un tempo.

Il Milan con Berlusconi: la squadra italiana più titolata d’Europa

Corre l’anno 1986: esattamente sono i primi giorni di quell’anno quando il Cavalier Berlusconi unitamente ai suoi uomini di fiducia, il fratello Paolo, Adriano Galliani e Fedele Confalonieri partecipa alla trattativa che lo porta a diventare il 21esimo presidente della storia dell’A.C. Milan.

A primavera, periodo in cui si rende ufficiale il suo ruolo dà via alla rivoluzione di una sqaudra che di lì a poco conquisterà trofei a go gò. Dal 1987 al 1995 vincerà la bellezza di 28 trofei. Tra questi 8 in campo nazionale ovvero 8 scudetti, 1 Coppa Italia e 6Supercoppe italiane e 13 trofei in campo internazionali ovvero 5 Champions League, 3 Coppe del mondo per club e 5 Supercoppe Europee.

Il Milan prima e dopo Berlusconi in cinque punti

Situazione attuale del Milan: Dopo la gestione Berlusconi, il Milan si trova in una fase di incertezza e rischia di tornare a periodi di anonimato, avendo vinto solo uno scudetto dal 2017.

Difficoltà economiche: La squadra fatica a competere con club europei più ricchi, dato che la proprietà attuale si concentra sul risanamento economico piuttosto che su investimenti immediati per vincere.

Impatto della gestione post-Berlusconi: La mancanza di stabilità nella dirigenza, con l’allontanamento di figure chiave come Boban e Maldini, ha ulteriormente complicato la situazione del club.

Declino della reputazione: Il Milan non è più visto come una grande squadra e rischia di subire pesanti sconfitte in campo europeo, con l’immagine di “nobile decaduta”.

Rivoluzione Berlusconi: Dal 1986 al 1995, la presidenza di Berlusconi ha portato a un’epoca d’oro per il Milan, con 28 trofei vinti, rendendo il confronto con l’attuale situazione ancora più evidente.