La democrazia italiana si deve davvero considerare sotto attacco sul versante della cyber sicurezza? Ci sono ben quattro inchieste da cui emerge un quadro inquietante da questo punto di vista: dossieraggi e accessi abusivi alle informazioni che dovrebbero essere protette dalla privacy fanno tremare il mondo della politica, tant’è che ora promette una stretta normativa.
L’ultima goccia a far traboccare il vaso è stata la notizia delle ricerche sul presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo. Ma prima di loro, ad infoltire la lista degli spiati vip sono stati anche altri politici: dall’ex premier Matteo Renzi all’ex ministra Letizia Moratti.
E se fosse solo la punta di un iceberg? Questa è la domanda che oggi, 28 ottobre 2024, rimbalza di stanza in stanza nei palazzi delle istituzioni. Del resto, sono almeno cinque gli archivi saccheggiati: lo Sdi, la banca dati in uso alle forze dell’ordine in cui si evince la storia penale degli italiani, con precedenti e carichi pendenti di ognuno; Serpico, il super computer che incrocia le informazioni dei contribuenti con quelli delle banche; Siva, il Sistema informativo valutario che consente la gestione delle segnalazioni di operazioni sospette; l’Anpr. l’anagrafe della popolazione residente; e l’Inps, con la banca dati sui contributi.
Insomma: ce n’è abbastanza per far suonare quantomeno l’allarme. Tag24.it ne ha parlato con un esperto di sistemi informativi, Vincenzo De Feo, e, con il suo inviato Michele Lilla, ha raccolto il commento del presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri e della deputata del Movimento Cinque Stelle Vittoria Baldino.
Attacco alla cyber sicurezza italiana: democrazia sotto attacco?
Per la premier Giorgia Meloni “il dossieraggio è eversione”, nè più nè meno. La Lega, dal canto suo, già parla di inasprire le pene per gli accessi abusivi sulle informazioni private. Dall’opposizione, invece, c’è chi come Matteo Renzi, si accoda alle preoccupazioni della maggioranza e chi, come il Partito Democratico, preferisce prendersela con il ministro Piantedosi per l’ultima sottrazione di dati dal sistema del Viminale.
Tag24.it si è rivolto a Vincenzo De Feo, un esperto del campo, per capire se davvero la democrazia è sott’attacco: “Beh, quello che si può dire con certezza è che l’ultima inchiesta sul dossieraggio e sul furto di dati infoltisce una serie preoccupante – sottolinea De Feo – A inizio ottobre, la procura di Bari ha aperto un’inchiesta sulla presunta violazione di dati bancari di migliaia di persone, tra cui politici e vip, ad opera di un dipendente di Banca Intesa. Prima ancora di questo caso, c’erano stati quelli di Carmelo Miano, l’hacker arrestato per aver violato i server del Ministero della Giustizia, e quello svelato dalla Procura di Perugia sull’attività del maresciallo Striano…”
L’inchiesta sulla società di consulenza Equalizer, quindi, non arriva certo a ciel sereno. C’era da aspettarselo? “Quello che colpisce in primis – risponde De Feo – è il coinvolgimento di ex dipendenti delle istituzioni. L’inchiesta di Milano punta l’indice su persone che hanno lavorato come consulenti del tribunale, nel campo specifico dell’informatica forense. Quindi, hanno una grande competenza su come entrare nelle banche dati ed estrarre i dati. Hanno una dimestichezza che va oltre la semplice competenza. Parlerei di accountability dichiarata e consolidata per accedere in ambienti sterili”.
L’anomalia italiana
Se non sott’attacco, l’Italia, dal punto di vista della cyber sicurezza, si può considerare, secondo Vincenzo De Feo, di sicuro una anomalia: “L’anomalia parte all’interno delle istituzioni: c’è chi, lavorando al loro interno, ha coltivato un ego spregiudicato, criminale. E poi va a lavorare per società private. Spero solo che abbiano lasciato tracce importanti per delineare il quadro complessivo, possibilmente per risalire ai mandanti delle loro azioni: questo deve essere il vero obiettivo”.
Il precedente di Cambridge Analytica
L’Italia è una anomalia sul fronte della cyber sicurezza, ma nel 2018, ricorda De Feo, uno scandalo del tutto simile a quelli che stanno scuotendo l’opinione pubblica e la classe politica nostrana oggi, si verificò in Inghilterra: “Quello di Cambridge Analytica fu uno scandalo europeo volto a condizionare anche le votazioni di elezioni degli Stati Uniti”.
È di quello stesso anno, il 2018, la norma europea, il Gdpr, che voleva tutelare la privacy… “Beh, sembra che non basti: gli ultimi episodi – sottolinea De Feo – fanno capire con quanta disinvoltura la si viola: i ladri di dati vanno fermati in un altro modo”.
Ma cosa si può fare? “Innanzitutto, bisogna far capire a tutti, sin dalla scuola dell’obbligo, l’importanza dei propri dati sensibili: un utilizzo corretto dei social, ad esempio, argina dal principio il problema. Poi bisogna alzare anche il livello delle professionalità di chi lavora sulle banche dati con libertà e autonomia di accesso a dati riservati e sensibili. Infine, anche la politica deve fare il suo: servono pene molto più severe per chi viola i dati. I politici non devono pensare che una spiata può essere a proprio tornaconto”.
Secondo De Feo, c’è un sistema cui ispirarsi: è quello statunitense: “Dobbiamo imparare dagli Usa rendendo le loro regole attuabili anche in Europa: non abbiamo alternative. Il mondo della tecnologia corre e noi spesso rimaniamo imbrigliati nei meandri della burocrazia: l’ultima cosa che serve a contrastare un crimine cosi insidioso”.
Le reazioni politiche, Gasparri (FI): “Bisogna intervenire”. Baldino (M5S): “Meloni riferisca in Aula”
Di fronte a questo quadro, e nonostante l’istituzione dell’agenzia nazionale, che reazioni ha avuto la politica oggi, 28 ottobre? Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, l’ha messa così: “Siamo inquieti, abbiamo bisogno di fare una verifica sullo stato dell’arte. Il digitale ci dà vantaggi innegabili e svantaggi altrettanto innegabili. Ma a volte è positivo che vengano a galla questi scandali, così uno si regola: evidentemente, non siamo ancora adeguatamente protetti”
Da parte sua, la deputata Cinque Stelle Vittoria Baldino tiene anzitutto a difendere l’ex Procuratore nazionale Antimafia ora suo collega di partito Federico Cafiero de Raho; poi invita la premier Giorgia Meloni ad andare in parlamento per riferire sui fatti “che stanno emergendo grazie al lavoro dei magistrati, sebbene non perda occasione di attaccarli”.
Cyber sicurezza, dossier e dati rubati: il caso in cinque punti
- In Italia si stanno succedendo le inchieste che svelano tentativi di dossieraggi, intercettazioni e accesso ai dati privati non consentiti
- Secondo gli investigatori, sono stati saccheggiati gli archivi di Inps, Anpr, Siva, Sdi e Serpico: ogni tipo di dato privato è a disposizione degli spioni
- La politica si è allarmata: la premier Giorgia Meloni ha parlato di eversione
- Vincenzo De Feo, esperto di sistemi informativi, parla di “anomalia italiana” puntando l’indice su chi prima lavora nelle istituzioni e poi passa in società private che si occupano di cyber sicurezza e dati. De Feo si schiera per avere pene più severe con regole sul modello americano
- Il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri sostiene un intervento legislativo mentre la deputata Cinque Stelle Vittoria Baldino invita la premier Meloni a riferire in Aula