La Legge di Bilancio inizia oggi – lunedì 28 ottobre 2024 – il suo iter parlamentare con l’approdo in Commissione Bilancio alla Camera dove dovrà essere eventualmente emendata e approvata prima dell’arrivo nell’aula di Montecitorio.

Una manovra improntata sull’austerità che ha sollevato e sta sollevando molte critiche e tanti interrogativi soprattutto in merito alla capacità di affrontare la crisi attraversata dal SSN. Tra le critiche mosse al Governo Meloni anche la mancanza di una visione chiara e coerente del problema e l’inadeguatezza delle risorse stanziate rispetto alle reali necessità del comparto sanitario.

Fortemente critico è il giudizio sulla Manovra 2025 della Fondazione Gimbe, l’associazione di ricerca scientifica, senza scopo di lucro, che si pone l’obiettivo di diffondere il know how scientifico per migliorare il SSN. Tag24.it ha intervistato il presidente Nino Cartabellotta, medico e tra le voci più autorevoli nel campo della ricerca e della sanità.

Per il presidente di Gimbe la Legge di Bilancio approntata dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, tradirebbe le aspettative di professionisti della sanità e dei cittadini, lascerebbe il Sistema Sanitario Nazionale in gravi difficoltà. Contro le misure per la sanità previste in manovra è stata anche annunciata una mobilitazione nazionale di tutte le principali sigle sindacali del settore in programma il prossimo 20 novembre.

Sanità in crisi, Cartabellotta: “Non garantito accesso a cure per tutti”

D: I numeri della sanità nella manovra 2025 ci raccontano di uno stanziamento di 2,5 miliardi totali, pari allo 0,4% del Pil. Sono sufficienti per garantire l’accesso alle cure a tutti gli italiani?

R: Assolutamente no! Secondo il testo della Legge di Bilancio 2025, il Fondo Sanitario Nazionale nel 2025 crescerà di 2,5 miliardi (un miliardo in meno rispetto ai 3,5 annunciati), di cui 1,3 miliardi sono nuovi stanziamenti e 1,2 miliardi già assegnati dalla Manovra precedente. Inoltre, gli aumenti effettivi previsti dalla Manovra per gli anni successivi sono: 4 miliardi nel 2026 (+3%), 536 milioni nel 2027 (+0,4%), € 883 milioni nel 2028 (+0,6%),  1 miliardo nel 2029 (+0,7%) e poco meno di 1,2 miliardi milioni dal 2030 (+0,8%). In sostanza, dopo la “fiammata” del 2026, si torna a cifre da manutenzione ordinaria dell’era pre-pandemica.

Non possiamo infine dimenticare che nel 2023 il gap di spesa sanitaria pubblica con la media europea supera i 52 miliardi, un divario che, senza un rifinanziamento progressivo, continuerà a crescere. In queste condizioni sarà impossibile garantire un accesso universale alle cure, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione. Proprio quegli indigenti ai quali la Costituzione impone di offrire cure gratuite.

Carabellotta: “Nel 2023 circa 4,5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi”

D: Il Governo aveva dichiarato che questa sarebbe stata la Manovra per le famiglie ma è anche una manovra che garantisce il diritto alla tutela della salute?

R: Se la sanità pubblica fosse davvero una priorità, la Manovra avrebbe dovuto prevedere un rilancio progressivo del fondo sanitario, accompagnato da coraggiose riforme di sistema. Queste cifre da “manutenzione ordinaria” non sono sufficienti per rispondere alle crescenti esigenze del settore, aggravate dalla crisi del personale sanitario, dalle diseguaglianze territoriali e dall’aumento della spesa privata a carico delle famiglie.

Secondo l’ISTAT, nel 2023 quasi 4,5 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per vari motivi: lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso (strutture lontane, mancanza di trasporti, orari scomodi) e, soprattutto difficoltà economiche (impossibilità di pagare, costo eccessivo). E per questo motivo nel 2023 hanno rinunciato alle cure quasi 2,5 milioni di persone (4,2% della popolazione), quasi 600.000 in più dell’anno precedente. Ancora una volta, la Legge di Bilancio tradisce le legittime aspettative dei cittadini, oggi alle prese con un SSN in grande affanno nel rispondere ai bisogni di salute della popolazione.

Il presidente Gimbe: “Mancanza di assunzioni: colpo durissimo per SSN”

D: È stato confermato che non ci saranno le nuove assunzioni promesse nella sanità. Quali saranno le conseguenze per il settore e per i cittadini?

R: La mancata assunzione di nuovo personale è un colpo durissimo a un sistema già in crisi. Il nostro SSN soffre di una carenza cronica di medici e soprattutto di infermieri, acuita dalla pandemia e dalla fuga verso il privato o l’estero. Una carenza oggi aggravata dalla demotivazione e dalla crescente disaffezione per la sanità pubblica, che spinge molti professionisti sanitari ad abbandonare la sanità pubblica.

Non prevedere nuove assunzioni equivale a sovraccaricare ulteriormente chi già lavora in condizioni estreme, con un impatto negativo sulla qualità delle cure, sulla capacità di risposta del SSN e sulla motivazione professale. Per i cittadini, questo si tradurrà in tempi di attesa ancora più lunghi, in un aumento della spesa privata, e un peggioramento dell’accesso ai servizi, soprattutto nel Mezzogiorno, con conseguente aumento della mobilità sanitaria.

D: I sindacati hanno già indetto una giornata di sciopero e accusano il Governo di voler smantellare la sanità pubblica. Lei è d’accordo?

R: I numeri parlano chiaro: da oltre 15 anni assistiamo a un progressivo definanziamento del SSN e a politiche che, indirettamente, favoriscono l’avanzata dei privati. Senza risorse adeguate per la sanità pubblica e interventi strutturali su problemi come la carenza di personale e l’accesso alle innovazioni, il risultato è inevitabile: il SSN si impoverisce e diventa sempre meno capace di garantire il diritto alla tutela della salute per tutti.

I timori dei sindacati di uno smantellamento della sanità pubblica sono più che giustificati. Le risorse stanziate nella Manovra, destinate principalmente ai rinnovi contrattuali, non consentiranno di attuare il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri fortemente voluto dal Ministro Schillaci, né tantomeno di abolire il tetto di spesa per il personale sanitario, contrariamente a quanto previsto dal DL Liste di attesa.

Privatizzazione della salute, si favorisce la sanità privata a spese del pubblico?

D: La sanità pubblica è stata penalizzata dalla manovra, e la sanità privata?

R: La sanità privata ne beneficia sia direttamente che indirettamente. Nel primo caso perché, grazie alle misure previste per abbattere le liste di attesa, il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati aumenterà ulteriormente, dello 0,5% per il 2025 (€ 61,5 milioni) e dell’1% dal 2026 (€ 123 milioni). Inoltre va da sé che, quando i cittadini non trovano risposte nel pubblico, sono costretti a rivolgersi al privato, alimentando un sistema a due velocità.

Questo trend è preoccupante, perché fa sì che solo chi può permetterselo acceda a cure rapide ed efficaci, aumentando le disuguaglianze. Senza un adeguato sostegno alla sanità pubblica, la privatizzazione della sanità diventerà sempre più inevitabile, anche a causa della rapida espansione di un “privato puro”, non accreditato con il SSN, il cui obiettivo è offrire prestazioni sanitarie a chi può pagare di tasca propria o tramite rimborsi assicurativi, in linea con una visione liberista in cui la sanità diventa un mercato e la salute una merce.

Maternità surrogata, Cartabellotta: “I medici non sono delatori”

D: Cosa pensa dell’approvazione della legge sul reato universale per la maternità surrogata? E delle dichiarazioni del Ministro Roccella circa l’obbligo dei medici di denunciare eventuali trasgressori?

R: La questione è estremamente delicata e richiede un dibattito approfondito. La scelta del reato universale è una decisione politica che solleva innumerevoli questioni etiche e legali. Per quanto riguarda le dichiarazioni della Ministra Roccella, l’ipotesi di obbligare i medici alla denuncia risponde all’effettiva inapplicabilità della legge.

La relazione tra medico e paziente si fonda su fiducia e riservatezza: trasformare i medici in “delatori” finirebbe per compromettere questo rapporto. Non dobbiamo mai dimenticare che il compito del medico è quello di prendersi cura del paziente, non di essere uno strumento di controllo giudiziario. Peraltro l’articolo 365 del Codice penale esime il medico dall’obbligo di denuncia qualora il referto possa esporre la persona assistita a un procedimento penale.

Manovra 2025 e sanità in tre punti secondo il presidente di Gimbe

  1. Stanziamento insufficiente: La Legge di Bilancio 2025 prevede un incremento di 2,5 miliardi di euro per il Fondo Sanitario Nazionale, considerato insufficiente per garantire l’accesso universale alle cure, soprattutto per le fasce vulnerabili della popolazione.
  2. Carenza di personale: La mancanza di nuove assunzioni di medici e infermieri aggraverebbe la già critica carenza di personale nel SSN, aumentando i tempi di attesa e le spese private per le cure.
  3. Privatizzazione e disuguaglianze: La manovra potrebbe favorire il settore privato, contribuendo a un sistema sanitario a due velocità e aumentando le disuguaglianze nell’accesso ai servizi, mentre i sindacati hanno già annunciato mobilitazioni contro queste misure.