Sarà una lotta all’ultima dichiarazione, questo è poco ma sicuro. Beppe Grillo e Giuseppe Conte sembrano che finalmente abbiano deciso di chiarire una volta per tutte chi fra loro due potrà fregiarsi dell’essere il vero capo del M5s.

Poco importa (o tanto, dipende dai punti di vista) che Grillo sia il Garante e che Conte il Presidente dei pentastellati: gli attuali ruoli sembrano ormai davvero stretti ai due protagonisti che per diversi mesi avevano in qualche modo sotterrato l’ascia di guerra.

Grillo ha però iniziato nuovamente a criticare e a prendere in giro l’ex premier, che in ogni modo ha provato ad abbozzare. Lo avrebbe fatto anche oggi 26 ottobre 2024: trovatosi a Parma per la campagna elettorale delle regionali in Emilia-Romagna, Conte ha cercato di non commentare la pretesa del comico genovese di estinguere” il M5s.

Una risposta alla fine, seppur a denti stretti, è arrivata al video di Grillo: “Siamo il primo partito ad essersi messi in discussione, siamo più attivi che mai: abbiamo tante energie nuove“.

Quale futuro per il M5s? Le parole di Grillo non scalfiscono Conte: “Non siamo morti, c’è tanto lavoro da fare”

Il copione è, da diversi mesi a questa parte, sempre lo stesso: uno parla e attacca, l’altro risponde e cerca anche di andare avanti. Beppe Grillo e Giuseppe Conte si sono calati bene nelle rispettive parti e sembrano ormai più che decisi a chiudere una volta per tutte una diatriba che dice tanto sulla confusione d’identità del M5s.

Il Garante ha parlato, in un suo recente video, del suo diritto di “estinguere” il partito guidato attualmente da Conte, che a sua volta rivendica la partecipazione elevata al processo della Costituente ma soprattutto ha ricordato a Grillo che il suo contratto di consulenza non verrà rinnovato.

Anche se alcuni hanno erroneamente parlato di un allontanamento coatto di Grillo dal M5s, causato per l’appunto dall’ex premier, la realtà è che il contratto annuale che il comico genovese ha con i pentastellati per curarne la comunicazione è ancora in vigore fino alla fine del 2024.

Garante e Presidente in fin dei conti non hanno nemmeno posizioni politiche troppo distanti (ad esempio entrambi non hanno pregiudizi per un’alleanza con il PD), ma sgomitano per sedersi a quel posto che certifichi urbi et orbi che uno fra Grillo e Conte è il capo.

Anche se il M5s è ormai una creatura fatta di uomini scelti da quest’ultimo, esiste come accennato una Costituente che sta andando molto bene ed è quasi terminata. E’ questa la risposta che Conte ha pronunciato oggi 26 ottobre 2024 a Parma, quasi fra i denti e malvolentieri.

L’obiettivo era parlare della campagna elettorale per Michele De Pascale, candidato appoggiato da M5s, AVS e PD per le regionali in Emilia-Romagna, ma è riuscito solo in parte. Che si fa con Grillo?, domandano i giornalisti e Conte risponde loro:

Ci sono tantissimi nostri iscritti ma anche giovani minorenni e addirittura non iscritti che stanno contribuendo ad approfondire attraverso un confronto deliberativo tutte le proposte che sono arrivate per poi organizzare quesiti da portare in votazione nell’assemblea finale degli iscritti. Ecco questo secondo me è il momento più significativo di un esperimento che nessuna forza politica ha fatto. Ci siamo messi in discussione ci stiamo rinnovando, ri-ossigenando e siamo veramente più attivi che mai.

I pentastellati sono più vivi che mai e continuano a lottare: ormai Conte è più che convinto che non verrà additato come lui che ha “ucciso” in qualche modo il partito. Dovrà essere Grillo a prendersene la responsabilità, senza che nessuno ritenga giusta la sua idea di salvare le idee politiche del M5s in un altro contenitore politico.

Conte: “La campagna elettorale in Emilia-Romagna sta andando bene, c’è un progetto coerente”

La campagna elettorale per l’Emilia-Romagna rappresenta un’altra tappa importante per il “campo largo”: De Pascale corre alla presidenza di regione scelto dal PD ma sostenuto anche dal M5s, AVS, una lista di civici ed un’altra composta da esponenti di Azione, +Europa, Radicali, PSI e PRI.

Parlando con i giornalisti, Conte cerca in tutti i modi di puntare il focus del suo intervento proprio su questo territorio, tornato a soffrire a causa delle forti precipitazioni, delle inondazioni e dei ritardi sugli interventi utili ad evitarle, ma allo stesso tempo ricorda come la presenza dei pentastellati può essere un fattore importante per la vittoria dell’attuale sindaco di Ravenna.

Una coalizione che rappresenta anche posizioni politiche diverse, ma che durante la campagna elettorale ha offerto una collaborazione fattiva e senza per il momento colpi di scena. Conte se ne compiace e ricorda come la conoscenza diretta di De Pascale sia stata l’elemento decisivo affinché il M5s lo appoggiasse:

In Emilia Romagna c’è un progetto molto coeso e coerente che ha visto anche i nostro obiettivi politici condivisi con le altre forze di coalizione. Noi ci siamo e sosteniamo un candidato che conosciamo bene, affidabile. Abbiamo già lavorato con lui in giunta a Ravenna. Confidiamo di poter dare una mano e di poter contribuire, il giorno dopo, a una squadra di governo regionale che possa in un contesto difficile per l’Italia, offrire risposte concrete.

Dalla manovra 2025 alla sicurezza, l’attacco del leader pentastellato al governo Meloni

L’attualità chiama e, purtroppo per Conte, sembra che prima o poi presenterà il suo contro. Il leader pentastellato ha provato in tutti i modi a parlare con i giornalisti di altri argomenti, venendo ben presto incalzato su un qualcosa che viene seguito con forte interesse all’interno e all’esterno del M5s.

Cosa fare quindi con Grillo? Non si sa ancora, considerando che si rischia di finire in qualche aula di tribunale o notarile per cominciare a capire cosa possa fare o meno il Garante, se questi sia stato inadempiente o meno nei riguardi dei suoi obblighi verso il M5s o quanto sia reale l’idea di vedere un nuovo partito di Grillo (o dello stesso Conte).

Esiste quindi un’altra attualità, quella rappresentata dal governo guidato da Giorgia Meloni che recentemente ha approvato una manovra di bilancio che ha registrato più di qualche malumore. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno annunciato correttivi e aggiustamenti, ma per Conte è proprio l’idea alla base delle misure economiche a non funzionare per nulla.

Solo tagli, che in nome del rigore e del buon senso tolgono dalle mani e dalle tasche dei cittadini risorse e attività che pure servirebbero in momenti complicati come quello attuale:

Tre euro per le pensioni minime significa veramente un’elemosina. Tagli lineari ai ministeri sono tagli lineari che poi andranno a incidere sui servizi erogati, sui progetti e programmi dei ministeri. Quando si tagliano i soldi, miliardi destinati a comuni ed enti territoriali, quelli saranno tutti servizi sociali in meno, sarà macelleria sociale.

Ritorna poi nelle parole di Conte anche la convinzione che vantarsi di aver protetto scuola e sanità (come hanno fatto la premier Meloni ed il ministro Valditara) non serva a nulla se nella realtà dei fatti non si danno gli strumenti per colmare il gap fra regioni:

Se guardiamo anche alla scuola abbiamo un taglio di 5.600 docenti di cui invece abbiamo bisogno, ma soprattutto anche di duemila unità del personale tecnico amministrativo Ata. Sono già in carenza, e se noi togliamo anche duemila persone al personale tecnico amministrativo i progetti del Pnrr non li realizzeremo più. E perdiamo un appuntamento importante per rinnovare le nostre scuole, i laboratori, biblioteche, impianti sportivi.

Un ultimo passaggio infine viene dedicato anche a ciò che accade nelle città italiane: magari Parma non finisce sulle prime pagine come Milano o Roma in quanto criminalità (piccola o grande che sia), ma Conte punta il dito contro la strategia governativa di creare reati che rischiano soltanto di aumentare il numero di detenuti.

All’effettiva sicurezza nelle città non ci pensa quindi nessuno, complicando il lavoro di magistratura e Forze dell’Ordine:

Il problema della sicurezza delle nostre città stava a cuore a tutte queste forze ed esponenti di destra, di centrodestra, quando erano all’opposizione. E adesso che sono al governo che cosa fanno? Adesso rimangono indifferenti? Perché invece non assumono i 20mila in organico che mancano per le forze dell’ordine, per la guardia di finanza e per i carabinieri.

La diatriba Conte-Grillo in cinque punti

  • Conflitto interno al M5s: Beppe Grillo e Giuseppe Conte si affrontano nuovamente sulla leadership del Movimento 5 Stelle, con il primo che critica il secondo e afferma di avere il diritto di “estinguere” il partito.
  • Ruoli e contratti: nonostante le tensioni, il contratto di consulenza di Grillo con il M5s è ancora valido fino alla fine del 2024, ed entrambi i leader non hanno posizioni politiche lontane, come l’apertura ad un’alleanza strutturale con il PD.
  • Attività della Costituente: Conte enfatizza l’importanza della Costituente in corso nel M5s, evidenziando il coinvolgimento attivo di iscritti e nuovi membri per rinnovare il partito.
  • Campagna elettorale in Emilia-Romagna: Durante la campagna elettorale per le regionali, Conte cerca di focalizzarsi sul supporto a Michele De Pascale, candidato del “campo largo”, mettendo in luce l’importanza della collaborazione tra diverse forze politiche.
  • Critiche al governo Meloni: Conte critica le recenti manovre di bilancio del governo, sostenendo che i tagli e le misure economiche penalizzano i cittadini e il sistema educativo, e chiede un incremento delle forze dell’ordine per migliorare la sicurezza nelle città.