Aumenti busta paga, bonus e pensione sono tre pilastri fondamentali per i lavoratori, ma passare dal ricevere uno stipendio con un bonus extra genera grandi aspettative. In realtà, a novembre 2024 termina l’erogazione del bonus per chi ha scelto di ritardare la pensione.

Alcuni lavoratori, attratti dal bonus Maroni, sono stati quasi “riacciuffati per i capelli” prima di accedere alla pensione. La legge di Bilancio 2025 potrebbe prevedere una nuova decontribuzione e defiscalizzazione. Vediamo insieme come funzionano i bonus extra in busta paga e quali sono le prospettive future.

Bonus e aumenti in busta paga nel 2025

Il riflesso emotivo di continuare a lavorare pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata viene compensato dall’erogazione di un bonus in busta paga.

Si tratta di condizioni che consentono di ricevere un aumento del netto in busta paga. Per una questione di maggiore liquidità, alcuni lavoratori decidono di non accedere a Quota 103.

Una scelta, seppur motivata da ragioni economiche o per altri motivi, continua a generare alcune difficoltà per chi ha richiesto l’accesso al bonus Maroni nel 2024, ma le prospettive sono più rosee per il futuro.

Attualmente, l’aumento dello stipendio è pari al 9,19%, e per il 2025 si prevede una contribuzione simile per chi non va in pensione.

I lavoratori si troveranno ad affrontare anche il tema della defiscalizzazione, grazie al taglio del cuneo fiscale e contributivo, che riguarderà una vasta platea di beneficiari.

Si tratta di un intervento che richiede una dote finanziaria di oltre 17 miliardi di euro e mira ad aumentare lo stipendio attraverso l’incremento del netto in busta paga per chi guadagna meno di 40.000 euro all’anno. Insomma, dal prossimo anno sono previsti diversi bonus e aumenti in busta paga, ma anche un aumento per le tasse, ma anche un possibile incremento delle tasse.

Per saperne di più su questi argomenti, vi invitiamo a guardare il nostro video, “Legge di Bilancio, Crippa: ‘Non ci saranno tasse aggiuntive, ma qualcuno dovrà fare più sacrifici'”, dove vengono chiariti aspetti chiave e prospettive future.

Scelta od obbligo di restare al lavoro a 62 anni con 41 anni di contributi?

È importante chiarire che ciò non significa che nessun lavoratore potrà andare in pensione.

Non c’è motivo di generare panico nel campo previdenziale. Un conto è poter scegliere di continuare a lavorare.

Un altro è optare per andare in pensione a 62 anni con 41 anni di versamenti contributivi e altre condizioni. Per maggiori dettagli, si rimanda alla circolare INPS n. 39 del 27 febbraio 2024.

Bonus Maroni: come funziona

Non c’è paragone con altre misure, poiché tendenzialmente si tende ad anticipare l’uscita dal lavoro accedendo a scivoli anche di 3 anni.

Come riportato da Today.it, è importante notare che il bonus Maroni è una misura istituita tra il 2004 e il 2007, che nel corso del tempo è stata più volte rivisitata, arrivando a un aumento del netto in busta paga tramite l’erogazione di un bonus extra del 9,19% per il 2024.

Il meccanismo prevede l’applicazione di un esonero contributivo corrispondente all’aliquota del contributo applicabile per la pensione di invalidità, pensione di vecchiaia e pensione ai superstiti.

Incentivi pensione per i lavoratori e riduzioni dei contributi anche nel 2025?

Il Governo è attualmente alle prese con la manovra finanziaria per il 2025, schiacciato dalla necessità di fornire diversi aiuti e dalla mancanza di risorse.

Ciò ha portato al rinnovo del bonus per chi lavora e per chi guadagna uno stipendio, ma soprattutto per chi è pronto per andare in pensione.

La manovra di bilancio include fondi per il rinnovo dei contratti pubblici e misure di welfare aziendale.

Un altro aspetto interessante riguarda il rinnovato bonus Maroni, il quale permetterebbe un aumento in busta paga a chi decide di continuare il proprio percorso lavorativo anziché optare per il pensionamento.

Per il 2025, questo incentivo dovrebbe subire modifiche per chi guadagna più di 35.000 euro all’anno, senza escludere chi guadagna meno di questa cifra. In pratica, ciò significa che il lavoratore pagherà meno tasse sui contributi e riceverà un bonus in busta paga.

L’obiettivo rimane sempre quello di scoraggiare l’accesso alla pensione, aumentando il netto in busta paga tramite riduzioni contributive, come:

  • chi guadagna sotto i 25.000 euro: pagherà il 7% in meno di contributi;
  • chi guadagna tra 25.000 e 30.000 euro: avrà una riduzione del 6%.

Riforma Fiscale: nuove detrazioni e bonus per i lavoratori, ma con dubbi sull’aumento delle tasse

Nel 2024, il governo ha introdotto il taglio del cuneo fiscale, misura che ha portato a un miglioramento medio di circa 100 euro nelle buste paga di 13 milioni di lavoratori con redditi fino a 35.000 euro.

Con un provvedimento accolto positivamente, è stata introdotta la decontribuzione in busta paga, consentendo a molti di ricevere un aumento dello stipendio.

Per l’anno prossimo, si conferma la misura che prevede la valorizzazione dei contributi previdenziali ai fini pensionistici. Ciò significa che l’importo dei contributi versati continuerà a essere considerato nel calcolo della pensione.

Allo stesso tempo, il governo confermerà gli sgravi fiscali per i lavoratori con redditi fino a 20.000 euro e aumenterà le detrazioni per quelli con redditi tra 20.000 e 35.000 euro.

Tale misura interesserà circa 1.300.000 lavoratori con redditi fino a 40.000 euro e prevede una riduzione graduale dell’importo dell’agevolazione per i redditi più alti.

Tuttavia, l’opposizione, tramite le parole di Elena Bonetti, ha espresso forti critiche, stimando un aumento complessivo delle tasse di 7,3 miliardi di euro entro il 2028.

Nonostante le buone intenzioni, gli impatti reali di tale provvedimento potranno essere apprezzati solo a medio termine.

Pertanto, sarà necessario attendere prima di poter formulare un giudizio sull’operato del Governo in merito all’obiettivo di diminuire il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese.

Riassumendo, i punti principali sono:

  • aumenti in busta paga: nel 2025, bonus per aumentare il netto in busta paga;
  • decontribuzione: riduzione delle tasse per redditi sotto i 40.000 euro;
  • riforma fiscale: taglio del cuneo fiscale con aumento medio di 100 euro, ma rischio di aumento tasse di 7,3 miliardi entro il 2028.