Lo show business non è un pranzo di gala. E, sarebbe da aggiungere a questa parafrasi della celebre frase tratta dal “Libretto rosso” di Mao Tse-Tung, non guarda in faccia nessuno. Nemmeno le leggende. Lo sta scoprendo a proprie spese Clint Eastwood il cui prossimo film “Juror #2” (in Italia si intitolerà “Giurato numero 2“) sembra non stia ricevendo dal suo Studio il trattamento solitamente riservato ai film del regista ormai novantaquattrenne.
A quanto pare, infatti, la Warner Bros., storica partner produttiva di Eastwood, avrebbe intenzione di distribuire la pellicola in sole 50 sale cinematografiche su tutto il territorio degli Stati Uniti d’America. Un numero irrisorio, soprattutto per quella che potrebbe essere, vista l’età, l’ultima pellicola diretta da un autore premio Oscar, da decenni nome di spicco dell’intera industria.
Come sempre, le spiegazioni per un comportamento così radicale e, apparentemente, quasi offensivo verso una personalità come Eastwood sono molteplici. È innegabile, infatti, che il regista negli ultimi anni non goda più del favore del pubblico come accadeva un tempo. Dietro a questo distacco, però, potrebbero esserci ragioni più profonde, legate alle possibilità sempre più limitate che film simili hanno di poter essere competitive sul grande schermo. Un problema dell’industria hollywoodiana che sta mettendo in seria difficoltà produzioni d’autore come quella del regista californiano.
Clint Eastwood e Hollywood ingrata: perché la Warner Bros. ‘boicotta’ il suo prossimo film?
Il 40° film da regista di un vero e proprio simbolo di Hollywood rischia, dunque, di non arrivare nemmeno al suo potenziale pubblico.
È Variety a svelare i piani decisamente ‘al ribasso’ che lo Studio ha in mente per la pellicola. “Giurato numero 2” avrà la sua premiere mondiale all’AFI Fest (il festival dell’American Film Institute) domenica 27 ottobre, per poi arrivare nei cinema statunitensi dal 1 novembre (l’uscita in Italia è fissata, invece, per il 14 novembre).
L’articolo a firma J. Kim Murphy cita alcune fonti interne allo Studio hollywoodiano, secondo le quali l’uscita limitata del film non riguarderà il solo mercato americano ma anche altre nazioni. Basti pensare che in Canada, la catena cinematografica Cineplex metterà il film in programmazione in un’unica sala di Toronto e in 160 sull’intero territorio nazionale.
Un segnale di sfiducia verso le possibilità del film al box office? O, piuttosto, un’incapacità degli Studios a trattare pellicole che escano dagli schemi consolidati del cinema pop contemporaneo, fatto di grandi universi seriali incentrati su personaggi che il pubblico conosce e ama da tempo? Probabilmente entrambe le cose.
Al pari di film più o meno recenti di grandi autori, quello di Eastwood fa emergere l’enorme difficoltà della Hollywood attuale a gestire opere dal budget importante (circa 30 milioni quello di “Giurato numero 2“) ma con un pubblico non ‘predefinito’ o ‘preconfezionato’ dal legame con la serie o il franchise di turno. “Megalopolis” di Francis Ford Coppola rappresenta, forse, in questo senso, l’esempio più recente e più eclatante ma la tendenza ha riguardato altri grandi nomi della Mecca del Cinema, da Steven Spielberg a Martin Scorsese.
Non sorprende, in questo senso, il fatto che le fonti riferiscano come la pellicola fosse originariamente pensata per una distribuzione direttamente in streaming, senza nemmeno il passaggio nelle sale. Strategia che, negli ultimi anni, ha riguardato altri autori rinomati con film ritenuti dagli Studios ‘difficili’ per il grande pubblico, come “The Irishman” di Scorsese e “Mank” di David Fincher, per citare due esempi, arrivati su Netflix dopo appena un mese in sala.
American sniper e il lento declino di Eastwood a Hollywood
Alla fine, comunque, “Giurato numero 2” arriverà al cinema, sebbene questo non sia affatto indice di una fiducia cieca e assoluta della Warner verso il film, confermata anche dalla scelta di non promuovere la pellicola per la corsa agli Oscar.
Questa, infatti, sarebbe la decisione dello Studio, stando a quanto riferiscono le fonti. Una mossa che potrebbe sembrare, a prima vista, discutibile viste le note simpatie di cui gode Eastwood nell’Academy che assegna i premi. Sono ben cinque le statuette vinte dal regista in carriera, grazie ai trionfi de “Gli spietati” nel 1993 e di “Million dollar baby” nel 2005, che gli valsero i premi per il Miglior film e la Miglior regia. A questi si aggiunge, poi, il Premio alla memoria Irving G. Thalberg, assegnatogli nel 1995 per il suo impegno come produttore di alto livello.
Tuttavia, se si guarda con più attenzione la carriera recente del regista, si nota che, dopo “American sniper” del 2014, per il quale ricevette 6 candidature (tra cui Miglior film, Regia, Sceneggiatura e Attore protagonista), Eastwood non è più stato protagonista nella serata più importante di Los Angeles.
Se a questo si aggiunge che sempre “American sniper” è ad oggi, 25 ottobre 2024, l’ultimo vero blockbuster di Eastwood, con gli oltre 547 milioni di dollari incassati a livello globale, ecco che anche le decisioni distributive della Warner Bros. si fanno più chiare o, perlomeno, non così oltraggiose. Le uniche eccezioni in questo senso, negli ultimi anni, sono, infatti, “Sully” del 2016 e “Il corriere – The Mule” del 2018, rispettivamente con 243 e 174 milioni di dollari d’incasso.
Giurato numero 2, la trama del canto del cigno di Eastwood
Ma di cosa parla quello che resterà nella storia come uno degli ultimi contributi (se non l’ultimo in assoluto) di una leggenda della macchina da presa?
La vicenda di “Giurato numero 2” ruota intorno a Justin Kemp, un tranquillo padre di famiglia e cittadino modello chiamato a far parte della giuria in un caso di omicidio. Man mano che il processo va avanti, Kemp si rende conto che, forse, sa più di quanto possa ammettere sui fatti al centro dell’indagine giudiziaria. Informazioni che potrebbero determinare la salvezza o la condanna del presunto assassino.
A portarlo sullo schermo, un cast di prima grandezza, con il sempre più lanciato Nicholas Hoult (sarà presto Lex Luthor nel nuovo “Superman” diretto da James Gunn e comparirà nel “Nosferatu” di Robert Eggers) nel ruolo del protagonista, affiancato da Toni Colette (vista di recente in “Hereditary” di Ari Aster, “Cena con delitto – Knives out” di Ryan Johnson e “La fiera delle illusioni – Nightmare Alley” di Guillermo del Toro) e J.K. Simmons (caratterista di razza, tra i suoi ruoli più celebri, quello di J. Jonah Jameson nella trilogia di “Spider-Man” di Sam Raimi e il feroce direttore d’orchestra in “Whiplash” di Damien Chazelle).
Un drammatico dilemma morale sospeso tra cosa è giusto e cosa è sbagliato, per se stessi e per la società in cui si vive. Due concetti non sempre coincidenti nella poetica del regista di San Francisco. In questo suo probabile addio al grande schermo, Eastwood conferma, dunque, quel rigore politico del suo cinema che, comunque vadano le cose al botteghino, senza dubbio mancherà al pubblico mondiale.