Sic transit gloria mundi: i latini avevano già capito tutto se è bastata un’anticipazione di una riga del prossimo libro di Bruno Vespa, ‘Hitler e Mussolini’ in uscita il prossimo 30 ottobre, a porre fine a un’era politica: “Beppe Grillo è responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale”.

Oggi, 24 ottobre 2024, è il giorno del grillicidio firmato Giuseppe Conte: il nuovo padre-padrone del Movimento Cinque Stelle ha dato l’ok affinché quel suo annuncio fosse svelato urbi et orbi già ora. Non a caso, prima della fase finale della costituente dei Cinque Stelle che avrà all’ordine del giorno anche la cancellazione del ruolo che era stato ritagliato addosso a Grillo: quello di Garante.

Il patatrac è compiuto: Conte non rinnoverà a Grillo il contratto da 300 mila euro l’anno da “consulente della comunicazione”, una sorta di fictio iuris con il quale il partito dell’anti-casta e degli scontrini, nemesi tragicomica, lo teneva a bada.

Da oggi, quindi, il Movimento Cinque Stelle non sarà più quello che gli italiani hanno imparato a conoscere dal 4 ottobre 2009, data di fondazione. Tag24.it ha fatto un giro di telefonate a qualche big che l’ha caratterizzato in questi quindici, pazzi anni per sapere cosa ci si deve aspettare ora. L’appello, in ordine alfabetico, è stato il seguente: Casalino Rocco (ex potentissimo addetto alla comunicazione dei governi Conte), Castellone Mariolina (attuale vice presidente del Senato), Fico Roberto (ex presidente della Camera), Spadafora Vincenzo (ex ministro dello sport e delle politiche giovanili) e Taverna Paola (ex vicepresidente del Senato nonché vicaria del Movimento). Cinque nomi per cinque stelle arrivate nel firmamento politico (raggiungendo uno stratosferico 32% nel 2018 che li consacrò primo partito italiano) al grido di onestà e trasparenza. Pronto, ci siete?

Il giorno del grillicidio, come reagiscono al telefono i big di ieri e di oggi del Movimento Cinque Stelle

E insomma: che tra i suoi adepti non ci sia tanta voglia di parlare, come sempre nei momenti più delicati vissuti dal Movimento Cinque Stelle, lo si è capito subito. E quando il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, nel pomeriggio, proprio non ha potuto fare a meno di avvicinarsi ai giornalisti che lo attendevano nei pressi di Montecitorio, l’ha fatto con una faccia che era tutto un programma

Non bisogna interpellare un analista comportamentale per capire che Silvestri sembrava un gatto in tangenziale. Tre frasi, poi, sono davvero emblematiche.

La prima, nel tentativo di sminuire il fatto di oggi: “Non era da così tanti anni che Grillo prendeva 300 mila euro…” – di soldi pubblici, è inteso: dalla bocca del capogruppo del partito degli scontrini e dei tagli dei privilegi e degli stipendi dei politici, what else?

La seconda è la confessione del grillicidio che, secondo i piani di Conte, si compirà del tutto in occasione della costituente: “È in atto una riflessione sul ruolo di Garante”.

La terza è significativa dell’aria che tira all’interno del Movimento: “Non mi sono smazzato di telefonate per approfondire l’affaire Grillo…”

Il giro di telefonate

Al posto di Silvestri, un giro di telefonate all’interno del Movimento l’abbiamo fatto noi di Tag24 per capire cosa accade ora, con Grillo di fatto messo alla porta da Conte. L’ex premier, sempre nel libro di Vespa, lo ha accusato di sabotaggio e di avere un atteggiamento velenoso nei suoi riguardi

“Grillo si batte contro la sua stessa comunità”

ha confidato l’ex premier. E mentre l’Elevato (a questo punto ex) si lecca le ferite, facendo trapelare dai suoi che ufficialmente ancora non gli è stata notificata la fine del contratto, ecco come hanno reagito i cinque big di ieri e di oggi del partito dell’uno vale uno e della trasparenza

  • Rocco Casalino: “Non dico niente”
  • Mariolina Castellone: stacca la telefonata
  • Roberto Fico: “No comment”
  • Vincenzo Spadafora: fa squillare a vuoto
  • Paola Taverna: stacca la chiamata

La scissione dietro l’angolo

A dirla tutta: a questo punto, a grillicidio consumato, mani di Giuseppe Conte sporche di sangue, Bruno Vespa nei panni del maggiordomo (che, come al solito, non è il colpevole: anzi, l’autore dell’ennesimo scoop) e una miriade di testimoni che si girano dall’altra parte, la logica politica porta dritti dritti verso una scissione.

Ma Grillo fino a che punto darà battaglia per il simbolo e il nome? Certo, la nostalgia è canaglia: Casaleggio jr prevede che con Conte rimarrà un solo elettore e sul blog di Grillo da giorni campeggia un post intitolato “Riprendiamoci le nostre battaglie” in cui si legge quest’incipit:

“Il Movimento 5 Stelle, ricordate? Quello che partiva come un meteorite pronto a spazzare via tutto, a ribaltare i tavoli e a dare una sveglia alla politica come si deve. Un’armata di sognatori, ecologisti col turbo, guerrieri della giustizia sociale e difensori dei cittadini…”

E comunque: le cause legali costano, come Grillo, che a luglio ha compiuto 76 anni, da buon genovese, sa. E 300 mila euro l’anno in meno non sono noccioline, forse nemmeno per lui.