Il Ponte Acquedotto di Gravina è una delle opere ingegneristiche e architettoniche più affascinanti della Puglia, ma per la città è fonte di gioie e dolori. Il mondo del cinema ne è stregato, tant’è che è stato proposto al pubblico nazionale e internazionale, grazie alle pellicole: Pinocchio di Matteo Garrone, La Lupa di Lattuada, Tolo Tolo di Checco Zalone, Il bene mio di Pippo Mezzapesa, No Time to die con Daniel Craig nei panni di James Bond. Mentre i cittadini in preda a sofferenza e disperazione si recano sul posto per porre fine alla loro vita. Infatti in città viene anche detto ‘ponte dei suicidi’, aspetto che rappresentato alla perfezione nell’ultimo James Bond.
Ponte Acquedotto di Gravina: storia e leggende dell’imponente mare di pietra
Il Ponte Acquedotto, testimone vivente di 8 millenni di cultura e tradizione, è un mare di pietra, che si sviluppa intorno ad uno dei gran canyon più grandi d’Europa. Al lato e intorno troviamo case e abitazioni scavate nella roccia bianche e grigie e chiese rupestri. Qui nasce e si sviluppa la storia e l’identità della comunità gravinese. Situato a due passi dal sito archeologico di Botromagno, risalente al Paleolitico, dov’è situata la necropoli del padre eterno e a ridosso della Chiesa Madonna delle Grazie, il Ponte Acquedotto, a nei secoli ha accolto molte civiltà, leggende e tradizioni. Si narra, infatti, che veniva attraversato dai persone che avevano bisogno di una grazia. Oggi è anche luogo di promesse di matrimonio.
Il significato simbolico e metaforico dell’attraversare
Attraversarlo il Ponte vuol dire fare un viaggio nel tempo, tra ciò che siamo stati e ciò che vogliamo diventare. E’ un luogo che, metaforicamente, collega il passato al presente, racconta la millenaria città pugliese finalmente consapevole delle caratteristiche estetiche, culturali e naturali che racchiude in sé. Alto 37 m, lungo 100 m, luogo del cuore FAI, struttura con una conduttura per l’acqua che a fornire le due vasche: un lavatoio e un abbeveratoio, il cui valore rupestre era considerato sacro, ogni habitat aveva una riserva d’acqua per ciascun abitante del luogo. Gravina in Puglia è, tra le altre cose, la città che ha dato i natali a Papa Benedetto XIII ed è il comune dove ogni anno si tiene la fiera più antica d’Italia: Fiera di San Giorgio.
Il recente restauro
Recentemente sono stati completati i lavori di restauro e riqualificazione, per l’occasione è stata organizzata una festa alla presenza di cittadini, prestigiose autorità locali e regionali. “Il Ponte Acquedotto è tornato a brillare in tutta la sua meraviglia – ha spiegato l’assessore al Turismo di Gravina in Puglia Maria Enza Schinco, a Telenorba – imponente bellezza e maestosità. La parte illuminotecnica è stata finanziata dal FAI, con l’obiettivo di mettere in risalto l’architettura del ponte. Nel 1686, il Ponte, è stato reso vulnerabile da un sisma, successivamente ristrutturato dalla famiglia Orsini che lo ha trasformato in acquedotto. Inizialmente era un viadotto che conduceva i gravinesi nella parte carsica della Gravina, successivamente gli Orsini si sono prodigati a che potesse essere una condotta con i piloni ai margini.”
L’auspicio per il futuro
Se è vero che il Ponte è un luogo di grande suggestione, raccoglitore di storia e tradizione, è anche vero che è tempo di adoperarsi a che rimanga soltanto luogo di bellezza e cultura. L’amministrazione si adoperi per arginare l’aspetto negativo, quello autolesionista, che porta taluni cittadini, travolti dalla sofferenza, ad autoinfliggersi la separazione definitiva dal mondo fisico.
Ph di Annalisa Colavito