Con la decisione di non presentare emendamenti al Ddl Nordio sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, il Governo Meloni ha ribadito l’intenzione di proseguire dritto sulla strada della riforma della complessiva della giustizia in Italia.
Quella riforma che non piace a molta magistratura perché considerata un attacco all’indipendenza e all’autonomia della ‘giurisdizione’ e contro cui il sostituto procuratore della Corte di Cassazione Marco Patarnello aveva esortato a reagire senza per questo ‘fare opposizione politica’ nella ‘famosa’ mail pubblicata dal quotidiano “Il Tempo” nei giorni scorsi. Mail che aveva contribuito a inasprire la già velenosa polemica esplosa dopo la decisione del Tribunale di Roma di disporre il rientro in Italia dei 12 migranti trasferiti in Albania.
Separazione delle carriere, a che punto è l’Italia? La ‘battaglia’ degli emendamenti
Il Governo Meloni viaggia spedito verso l’obiettivo di rendere effettivo nel nostro ordinamento la separazione delle carriere in magistratura, tra magistratura giudicante e pubblici ministeri, rendendole due percorsi distinti e separati. Il Ddl Nordio è già stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionale della Camera, dove ieri si sono chiusi i termini per la presentazione degli emendamenti da parte dei partiti. Dopo la discussione di questi ultimi il testo approderà a Montecitorio per la prima approvazione. In seguito approderà a Palazzo Madama per l’approvazione del Senato.
Per non rallentare l’iter in prima Commissione e l’approdo in aula, il Governo ha deciso non presentare nessun emendamento al testo firmato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio così da portarlo in aula a Montecitorio in tempo utile per l’approvazione entro Natale. Solo la Lega ha disobbedito gli ‘ordini di scuderia’ presentando comunque due emendamenti, uno volto ad affermare la ‘prominenza’ delle leggi italiane su quelle europee.
Un emendamento figlio della polemica sull’operazione Albania che, lunedì 21 ottobre, ha portato all’approvazione in tempi record del “Decreto Paesi Sicuri”,firmato ieri dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una scelta quella della Lega di presentare comunque degli emendamenti che avrebbe creato qualche malumore tra gli alleati e in cui qualche ‘malpensante’ potrebbe leggere un nuovo ‘dispetto’ nei confronti di Forza Italia, per il quale la riforma delle carriere dei giudici rappresenta un provvedimento bandiera.
Se la maggioranza si è sostanzialmente trattenuta dal presentare emendamenti, non può dirsi lo stesso dell’opposizione che ha depositato più di 250 emendamenti in gran parte – 170 – a firma Partito Democratico. Hanno presentato emendamenti anche il Movimento 5 Stelle e Avs. Nessun emendamento è stato presentato da Azione, Italia Viva e +Europa, partito quest’ultimo che durante la prima votazione in Commissione, si espresse a favore del provvedimento.
Gasparri: “Siamo in ritardo di decenni. La magistratura va rifondata”
Categorica la posizione di Forza Italia che ha messo la riforma della Giustizia tra i punti del Patto di Governo. Il capogruppo azzurro al Senato, Maurizio Gasparri, intervistato dall’inviato di Tag24.it Michele Lilla in merito alla volontà della maggioranza di spingere sull’acceleratore per l’approvazione della riforma sulla separazione delle carriere entro fine anno ha sottolineato come la riforma sia in ritardo di decenni.
“Accelerazione? Stiamo in ritardo da decenni rispetto allo sconcio della magistratura italiana. Le riforme andavano fatte decenni fa. Mi preoccupa il ritardo decennale, non l’anticipo di qualche settimana.”
Ha dichiarato Gasparri che poi ha rincarato la dose concludendo:
“Ci vorrebbe la rifondazione della magistratura per restituirgli il prestigio che dovrebbe avere in uno stato autorevole.”
I magistrati Ue chiedono a Meloni di fermarsi, ma in Europa molti paesi hanno la separazione
Intanto però l’Associazione Europea Magistrati (EAJ) ha inviato nuovamente il Governo Meloni a non intervenire per modificare la ‘Costituzione e il quadro giuridico che regola la magistatura’. In una lettere inviata alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolineano che:
“Un organo di governo autonomo unico e comune per giudici e pubblici ministeri offre la possibilità di garantire la necessaria forte rappresentanza della magistratura al suo interno e, di conseguenza, un’efficace protezione contro indebite influenze sulla sua indipendenza”.
Così l’EAJ, ma cosa succede nel resto del mondo e in Europa? In Italia la separazione delle carriere in magistratura è avversata da una parte della sinistra e da buona parte della magistratura per il timore che il provvedimento possa minare l’indipendenza dei giudici e creare uno squilibrio nel bilanciamento dei poteri dello Stato. Sono numerosi però i paesi europei in cui vige la separazione delle carriere con percorsi distinti per magistratura inquirente (pubblico ministero) e quella giudicante (giudici).
La separazione, ad esempio, è netta in Francia, Portogallo, Germania, Spagna e Gran Bretagna. Esiste una distinzione seppur meno netto in Svezia, Belgio e Paesi Bassi. Nel resto del mondo, invece, la separazione delle carriere è prevista negli ordinamenti di Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, India e anche Giappone.
La riforma proposta dal Governo Italiano si ispira principalmente agli ordinamenti in vigore in Francia e Spagna.