A testa bassa, attaccando ma col sorriso di chi la sa lunga. E di chi è convinto che la strada intrapresa è quella giusta. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a parlare in maniera un po’ più articolata, spiegando i concetti e senza buttare lì mezze frasi o battute al veleno. L’occasione sono gli 80 anni del quotidiano Il Tempo, guarda caso, ma è solo una coincidenza, il giornale che aveva fatto lo scoop sulla famosa mail del giudice Patarnello che tanto ha fatto parlare e discutere.
La Premier dà le sue motivazioni su quanto ha fatto e soprattutto detto e scritto il giudice che lavora in Cassazione e che avrebbe messo un po’ in dubbio quanto sta facendo il governo. Una lettera, quella del magistrato Patarnello che la stessa Meloni ha deciso di pubblicare e durante l’incontro-intervista col direttore de Il Tempo Tommaso Cerno, spiega le sue ragioni e la motivazione per cui alla fine ha deciso di pubblicarla.
E lo fa, tenendo bene a mente cosa è successo in merito alle famose chat di Fratelli d’Italia che sono uscite e pubblicate. Non è proprio la stessa cosa, ma tant’è. E qui la sua premessa è d’obbligo anche perché, racconta lei, “ogni giorno leggo che penso ai complotti e che sono complottista, ma per me sono solo dinamiche bizzarre“, tanto che poi precisa e in merito al suo pensiero sulla magistratura puntualizza: “Non credo affatto ci sia volontà di sovvertire la volontà popolare, ma c’è un menefreghismo rispetto alla volontà popolare, della serie: se il popolo non vota come dovrebbe votare vanno sovvertite le scelte“.
Riguardo alla pubblicazione della mail di Paternello spiega: “L’ho pubblicata perché sostiene che agisco secondo una visione politica, ed è vero. Ma il ruolo della politica è rispettare la volontà popolare, non rincorrere interessi personali, ed è quello che faccio. Una politica forte, che non ha scheletri nell’armadio, non ha una seconda agenda, non è condizionabile è un problema per molti, per tutti coloro che sulla debolezza della politica hanno costruito imperi. Io continuo a rispondere alla volontà popolare e a non farmi condizionare da nessuno rispetto a quello che ritengo giusto per dare risposte ai cittadini, nel rispetto delle leggi“.
Meloni e il Modello Albania: “Cambierà la gestione dei flussi e funzionerà”
Giorgia Meloni è sicura del fatto suo, probabilmente si sente a suo agio agli 80 anni de Il Tempo, e non potrebbe essere altrimenti, tanto che risponde a tutto e su tutto, bene o male, con aria e toni sicuri su argomenti che, in questi giorni sono spinosi, come la decisione dei giudici di riportare indietro i migranti dall’Albania e anche su questo ci tiene a fare una premessa, ovvero che “nessuno Stato di diritto può prescindere dalla gestione dei flussi migratori e dal contrasto della immigrazione clandestina, perché l’immigrazione illegale è nemica della migrazione legale: io penso che anche la magistratura sia d’accordo con me“.
Su quello che è successo sui migranti prima partiti, poi rimpatriati, la Premier spiega con vena polemica sui giudici (anche dopo l’incontro con Mattarella)sui giudici, ma argomenta: “La sentenza che ha riportato gli immigrati dall’Albania è irragionevole e dettata da un approccio di visione molto diverso da quello che ha il governo, i giudici si rifanno a una sentenza della Corte europea, ma le non convalide dei migranti irregolari sono iniziate molto prima. Uno dei giudici aveva pubblicamente dichiarato la contrarietà al protocollo Italia Albania, se quei migranti fossero rimasti a Lampedusa e portati in qualsiasi centro in Italia, ci sarebbe stato lo stesso risultato. Il protocollo Italia Albania può oggettivamente cambiare la gestione dei flussi, funzionerà, non consento che venga smontato. La questione dell’Albania è strumentale“.
La Premier Meloni difende la Manovra e attacca chi dice che non dà rilievo alla sanità
La presidente del Consiglio ha accennato anche alla Manovra che è stata approvata e firmata da poco, tentando di far capire la sua “visione” su quanto è stato deciso, soprattutto sulla sanità, visto che ci sono state critiche pesanti su quante è stato fatto, anche sulla Sanità. L’obiettivo è tenere i conti a posto e in ordine, come dovrebbe fare ogni governo, insomma è la prassi, non una cosa eccezionale, con la Premier che spiega il principio guida sia “sostenere il lavoro, i salari e la famiglia“.
Tentare di ottenere più soldi è “la sfida dal prossimo anno in poi” e poi ammette che avrebbe “voluto mettere più soldi su sanità e pensioni, certo, ma nel 2025 abbiamo da pagare 38 miliardi di superbonus, in gran parte per seconde case, altrimenti avremmo aumentato di 20mila euro per ogni pensionato“.
E sulla Sanità non si tiene, anche perché, col suo solito modo di fare, tenta l’affondo snocciolando numeri e rincorrendo le polemiche di questi ultimi giorni, soprattutto con la Schlein e la sanità: “Ho sentito dire di tutto, dicono che ho colpito la sanità pubblica, prendiamo a riferimento il 2019, anno prima del Covid. Quanto c’era nel fondo sanitario nazionale allora? 114 miliardi, ora ce ne sono 136. Più alto o più basso? Sono 22 miliardi di euro. La spesa non va vista tanto in rapporto al Pil, ma la spesa pro capite: nel 2019 lo Stato spendeva 1919 euro per ogni cittadino, nel 2025 2317 euro, 398 euro in più a cittadino. Ora: come si possa sostenere la tesi che abbiamo tagliato, rimane un mistero di Fatima. Avrei voluto mettere più soldi? Certo…”