Il gruppo dei paesi in via di sviluppo, BRICS, si è riunito a Kazan, in Russia, per il 16esimo vertice. Durante il summit di tre giorni, i leader dei paesi membri, che rappresentano diverse regioni del mondo, discutono vari temi, tra cui la cooperazione finanziaria e la possibilità di un’ulteriore espansione delle alleanze.

Le economie emergenti del Sud del mondo mirano a sfidare l’ordine globale dominato dagli Stati Uniti e dai loro alleati. I BRICS stanno diventando attori sempre più rilevanti sulla scena internazionale soprattutto in vista delle future espansioni.

BRICS, il Sud del mondo ridefinisce gli equilibri globali

23 anni fa, il mondo ha rivolto la sua attenzione ad un particolare gruppo di economie emergenti: il BRIC, acronimo di Brasile, Russia, India e Cina. Un rapporto di Goldman Sachs del 2001 ha acceso i riflettori su questi paesi in via di sviluppo, prevedendo che il loro peso nel PIL mondiale sarebbe cresciuto significativamente negli anni a venire. Il rapporto sottolineava il potenziale di questi mercati emergenti di diventare attori chiave nell’economia globale, sia per le loro dimensioni demografiche che per le industrie in crescita.

Nel 2009, i leader di questi quattro paesi hanno tenuto il loro primo vertice annuale a Ekaterinburg, in Russia. Questa riunione ha segnato l’inizio della cooperazione formale sotto l’acronimo BRIC. L’anno successivo, nel 2010, il Sudafrica è stato invitato a unirsi al gruppo e ha così assunto la denominazione BRICS. Da quel momento, questi cinque paesi hanno iniziato a collaborare in vari settori, tra cui commercio, ambiente, agricoltura e sicurezza internazionale.

Negli ultimi anni, i BRICS hanno assunto anche il ruolo informale di rappresentare le proprie regioni. L’entità rappresentata da questi cinque paesi sfida ormai il predominio degli Stati Uniti e favorisce un eventuale multilateralismo.

I paesi che hanno aderito ai BRICS e l’espansione del gruppo

Il vertice del 2024 segna un momento cruciale per il gruppo, recentemente espanso. Ora include anche Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita non ha ancora confermato la sua adesione, tuttavia, partecipa alle riunioni del gruppo. L’espansione dei BRICS ha aumentato l’influenza del gruppo in diverse parti del mondo.

Ad oggi, i BRICS rappresentano circa un quarto dell’economia globale e, con India e Cina, i paesi più popolosi del mondo, rappresentano anche circa la metà della popolazione mondiale. Il gruppo è composto da paesi con diversi sistemi politici, non necessariamente democratici.

L’attuale composizione del gruppo evidenzia, inoltre, che le relazioni bilaterali o i legami con paesi terzi non costituiscono requisiti fondamentali per l’adesione. Per esempio, anche se la Turchia è un membro della NATO, ha formalmente presentato domanda per unirsi ai BRICS, dove Russia e Cina sono tra i paesi fondatori. Insieme ad Ankara, anche Azerbaigian e Malesia hanno presentato le proprie candidature. Attualmente, circa 30 paesi hanno espresso il proprio interesse a farne parte del gruppo.

Alla conclusione dell’incontro dei BRICS, 13 paesi sono diventati ufficialmente nuovi partner: Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Turchia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam. Il Venezuela non risulta tra questi paesi a causa del veto del Brasile. La decisione del presidente Lula è legata alle elezioni controverse di luglio in cui Nicolas Maduro è stato annunciato vincitore. Diversi paesi non hanno riconosciuto la vittoria del leader venezuelano che ha rifiutato di rendere pubblici i verbali ufficiali.

Il mondo va verso il multilateralismo

Dal 22 al 24 ottobre si svolge in Russia il 16esimo summit dei paesi BRICS. Attraverso questo incontro, la Russia sfida i paesi occidentali che mirano ad isolarla e a danneggiarne l’economia attraverso le sanzioni. Ormai è evidente che l’economia russa non è stata gravemente colpita dalle sanzioni imposte in risposta all’invasione dei territori ucraini. Con quest’ultimo vertice, Mosca ha dimostrato che anche gli sforzi per isolare la Russia non hanno avuto il successo sperato. Dall’inizio della guerra in Ucraina, nel febbraio 2022, Mosca ha intensificato, infatti, le operazioni per rafforzare i legami con il Sud del mondo.

Al primo vertice dopo l’espansione erano presenti i leader di oltre 30 paesi, tra cui il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. Il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, non si è recato a Kazan a causa di motivi di salute.

I BRICS oggi evidenziano due aspetti dell’ordine globale. I paesi del gruppo sono al centro del dibattito sul multipolarismo con l’obiettivo di controbilanciare il predominio dell’Occidente. Inoltre, le economie che 23 anni fa venivano definite “emergenti” stanno ora registrando una crescita costante.

Nel 2018, i paesi dei BRICS hanno superato il contributo dei paesi del G7 al PIL globale, calcolato in termini di parità del potere d’acquisto. Attualmente, il vantaggio dei paesi BRICS rispetto ai paesi del G7 è aumentato di circa 5 punti percentuali. Questo indica che i BRICS non sono più considerati solo economie emergenti. Sebbene non abbiano fondato istituzioni apposite, la loro influenza è in crescita. Pianificano di superare il predominio del dollaro statunitense e il sistema dei pagamenti transfrontalieri SWIFT attraverso alternative. Il gruppo, con altri allargamenti previsti, è destinato a diventare un attore sempre più influente sulla scena globale. Sarà interessante osservare le reazioni degli Stati Uniti, anche se per ora non sembrano esserci segnali di allarmismo.