La pensione minima, nel 2025, aumenterà a 621 euro per 1,8 milioni di persone. La prima conferma sembra essere arrivata, ma già si captava l’intenzione del Governo di concedere un aumento degli assegni minimi per contrastare la crescita dei prezzi.

Non parliamo certo di un aumento da capogiro, ma si tratta sempre di una cifra mensile in più, anche se modica. Più che un nuovo aumento, ci troviamo di fronte la proroga dell’impianto previdenziale già esistente. Più che altro nel 2025, assisteremo a una rivalutazione delle pensioni inferiore alle attese.

È prevista, inoltre, la possibilità di utilizzare i fondi integrativi per andare in pensione a 67 anni con un assegno minimo.

Senza perderci in troppe anticipazioni, vediamo per bene quali sono le ultime novità trapelate.

Aumento della pensione minima nel 2025

Se ne è tanto parlato e forse, alla fine, si realizzerà davvero. Nel 2025 le pensioni minime aumenteranno del 2,7% (circa 1,7 punti oltre l’inflazione).

L’aumento sarà modico, già criticato da molti e ritenuto insufficiente a migliorare le condizioni economiche dei percettori dell’assegno minimo.

Secondo le prime fonti, l’aumento dovrebbe portare l’assegno a 620,92 euro rispetto ai 614,77 di quest’anno, con la riconferma dell’intervento che prevedeva un incremento del 2,7%.

Non ti tratta tanto di una novità, quanto una riconferma. Ma se cerchiamo bene, qualcosa potrebbe davvero cambiare l’anno prossimo: la rivalutazione delle pensioni sarà inferiore alle attese. Infatti, secondo i dati dell’ISTAT, l’aumento previsto sarà solo dell’1,6% che, se confrontato con i dati del 2022 e del 2023, la rivalutazione aveva portato aumenti del 5,4%.

In ogni caso, l’intervento sulle pensioni interesserà 1,8 milioni di assegni: la conferma è resa tale anche dalla volontà di evitare una riduzione dell’importo.

Utilizzo dei fonti integrativi per andare in pensione a 67 con un assegno minimo

L’aumento delle pensioni minime non è l’unica novità spuntata nelle ultime ore. Sarebbe prevista anche la possibilità di utilizzare i fondi integrativi per raggiungere l’importo dell’assegno sociale per andare in pensione a 67 anni. Nello specifico, si tratterebbe di una possibilità rivolta solo ai lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1996 e che si trovano nel solo calcolo contributivo.

Una possibilità che dovrebbe essere rivolta solo a pochi lavoratori, considerando proprio il fatto che chi ha stipendi bassi ha meno interesse a iscriversi alla previdenza integrativa.

Invece, almeno per ora, sembra non avere futuro la proposta di utilizzare il TFR nei fondi pensione per anticipare la pensione a 64 anni, per avere un assegno pensionistico pari a tre volte l’assegno sociale.

Accanto a questo, non dobbiamo dimenticare gli incentivi fiscali e i premi per convincere i lavoratori a restare al lavoro fino a 70 anni, pur avendo maturato i requisiti per accedere alla pensione anticipata.

Quali sono le ultime novità sulle uscite anticipate dal lavoro

All’orizzonte ci sono novità anche per le pensioni anticipate: sarebbe prevista la conferma dell’Ape Sociale, Opzione donna e Quota 103.

Le misure, con tutta probabilità, saranno confermate con le stesse regole attualmente in vigore. Per quanto riguarda nello specifico Quota 103, ricordiamo come i requisiti stringenti approvati nel 2024 hanno fatto sì che la formula fosse richiesta davvero da pochissimi.

Infatti, era stato previsto:

  • Calcolo interamente contributivo;
  • Limite di quattro volte il trattamento minimo fino all’arrivo all’età di vecchiaia;
  • Allungamento delle finestre mobili.

Sarebbe davvero assurdo pensare a un maggiore inasprimento delle regole, in quanto davvero, così, renderebbe anche inutile la stessa esistenza di Quota 103.

Per saperne di più, però, dopo queste nuove conferme, dobbiamo attendere la conclusione dell’iter di approvazione della manovra 2025. I cambiamenti potrebbero essere ancora all’ordine del giorno, considerando che l’approvazione finale è fissata a entro il 31 dicembre 2024.