È giallo sulla morte di Silvia Nowak, la donna di nazionalità tedesca che la mattina del 18 ottobre scorso è stata trovata carbonizzata in un terreno di Ogliastro Marina, a Castellabate, in provincia di Salerno, dopo essere scomparsa per tre giorni: per ricostruire ciò che le è accaduto la Procura competente indaga per omicidio e occultamento di cadavere. Per ora contro ignoti.

Scomparsa e poi trovata carbonizzata a Castellabate: il giallo della morte di Silvia Nowak

Tutto inizia la mattina del 15 ottobre 2024, quando Silvia Nowak esce dall’abitazione in cui vive ad Ogliastro Marina, una piccola frazione di Castellabate, e scompare nel nulla. Qualche ora dopo, il compagno di 62 anni, suo connazionale, lancia l’allarme.

Partono le ricerche. Carabinieri e volontari della Protezione civile battono ogni area, anche le più difficili da raggiungere, con il supporto di unità cinofile e droni. A loro si aggiunge la Guardia costiera: il timore è che la 53enne possa essere finita in mare.

La svolta il 18 ottobre, quando il suo corpo viene trovato, semi nudo e semi carbonizzato, tra la fitta vegetazione di un terreno che dista appena 150 metri da casa sua, luogo dell’ultimo avvistamento.

Stando a quanto emerso dall’esame autoptico, eseguito ieri dal medico legale Adamo Maiese presso l’ospedale di Agropoli, presenterebbe diverse ferite da arma da taglio, in particolare sull’addome, e fratture alla testa e al polso. L’ipotesi è che sia stata accoltellata nelle ore successive alla sparizione, forse in un luogo diverso da quello in cui è stata data alle fiamme. Che il suo sia un caso di femminicidio.

Il compagno scagionato dalle immagini di una telecamera

Gli interrogativi a cui rispondere sono tanti. Per non lasciare nulla di intentato, gli investigatori si sono recati nella villetta in cui la donna viveva. Sono alla ricerca di ogni elemento che possa aiutarli a ricostruire le sue ultime ore di vita, a capire dove possa essere stata prima di essere uccisa.

Ma cercano anche eventuali tracce ematiche. Così come cercano l’arma del delitto, che ancora manca all’appello. Il compagno, che si è sempre detto estraneo ai fatti, sarebbe stato scagionato dalle immagini di una telecamera di videosorveglianza privata.

Immagini che avrebbero ripreso la donna mentre esce di casa, confermando l’alibi dell’uomo, che negli stessi istanti sarebbe stato dentro, a dormire. La sua speranza è che sulla vicenda sia fatta pienamente luce.

Rivolgo un invito a chi ha potuto vedere qualcosa a rivolgersi ai carabinieri, anche in anonimo, per fornire informazioni utili all’individuazione del responsabile di questo fatto omicidiario,

le dichiarazioni rilasciate all’Agi dall’avvocato Felice Carbone, che lo assiste.

L’ipotesi del femminicidio

Qualche dettaglio in più potrebbe emergere dall’analisi dei dispositivi elettronici in uso alla donna, che gli investigatori hanno provveduto a sequestrare. Il procuratore capo di Vallo della Lucania, Antonio Cantarella, ha parlato, intanto, di “possibile svolta”.

“Ci sono elementi che mi fanno essere ottimista”, ha detto al Corriere della Sera, citando la pista del “femminicidio” come la più accreditata. “Non abbiamo elementi evidenti su questo fronte”, ha risposto invece a una domanda sulle voci secondo cui la donna sarebbe stata vittima di violenze da parte dell’ex marito, quando viveva in Germania.

Il caso è avvolto dal mistero. E a molti avrà riportato alla mente quello di Sharon Verzeni, la barista di 33 anni che la scorsa estate è stata uccisa in strada a Terno d’Isola. Dalle indagini è emerso che uscì di casa per andare a passeggiare e che, tutto ad un tratto, senza motivo, fu accoltellata da un uomo in bici, Moussa Sangare. Il compagno, Sergio Ruocco, era in casa: nel giro di poco sarebbero convolati a nozze.