La legge di Bilancio entra nella sua fase cruciale. Dopo l’approvazione del 15 ottobre in Consiglio dei Ministri, oggi, 23 ottobre, il testo inizia il tour delle Camere. Ma quali sono i provvedimenti più importanti che prevede? Dal punto di vista politico, Palazzo Chigi punta a consolidare i buoni risultati che si sono raggiunti in questi mesi nel mondo del lavoro. Tant’è che ancora ieri, 22 ottobre, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha tenuto a sottolineare l’allargamento del taglio del cuneo fiscale: nel 2025 ne godranno 14 milioni e 300 mila lavoratori rispetto ai 13 di quest’anno. In pratica, assieme al taglio dell’Irpef, la scommessa principale che fa il Governo Meloni in questa manovra, quella su cui punta più soldi per agevolare le assunzioni abbassando il costo del lavoro per le imprese.
I provvedimenti più importanti della legge di Bilancio, il lavoro
Nella bozza del ddl Bilancio, il taglio del cuneo diventa, in parte, un vero e proprio taglio fiscale, non più contributivo e, anzichè fino alla soglia dei 35 mila euro, si applicherà fino ai 40 mila. Fino a 20 mila euro di reddito è un taglio ai contributi; tra i 20 e i 40 mila euro un taglio fiscale che procede gradualmente soprattutto sopra la soglia dei 35 mila euro. Giorgetti, in ogni caso, punta anche a prorogare la decontribuzione per le lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato e due figli, tant’è che per l’anno nuovo lo vorrebbe estendere anche alle lavoratrici autonome. Una scelta derivante dal fatto che per il Governo Meloni è una priorità la tutela delle famiglie con bambini. Lo si capisce anche da ciò che, Camere permettendo, vorrebbe fare per chi accetta di trasferirsi per motivi di lavoro oltre i 100 chilometri con un fringe benefit che può valere fino a 5000 euro.
I provvedimenti per le famiglie
Se sul fronte del lavoro si vorrà consolidare il record italiano di occupati (quest’anno ha toccato il 62,2%, ma gli standard europei continuiamo a vederli col binocolo: in media supera il 75%), tra i provvedimenti più importanti che il Governo Meloni vorrebbe portare a casa in occasione di quella che è la terza legge di Bilancio che firma ci sono anche quelli riguardanti la famiglia. Per combattere l’inverno demografico, un problema che si fa sentire già adesso anche dal punto di vista economico (tant’è che mentre il Governo respinge 12 migranti, Confindustria ne chiede 120 mila l’anno), arriva il nuovo bonus bebè da 1000 euro per chi è sotto la soglia dei 40 mila euro.
Le banche e le bitcoin
Negli ultimi giorni ha fatto molto discutere anche la scelta che Palazzo Chigi si appresta a mettere in campo sulle banche e le monete elettroniche, le bitcoin. Il prelievo sulle plusvalenze delle criptovalute passerà dal 26% al 42%. Mentre dalla tassa sugli extraprofitti di banche e assicurazioni, che tanta tensione ha creato all’interno della maggioranza soprattutto tra Lega e Forza Italia, ora si attendono circa 3,5 miliardi.
Le pensioni
Mai dire Fornero: si rischia di mandare in tilt il leader della Lega Matteo Salvini che da anni promette fuoco e fiamme pur di cancellarla, ma anche quest’anno, se ne riparlerà il prossimo. Perché sul fronte delle pensioni, il Governo ha deciso di confermare Ape sociale, Opzione donna e Quota 103. Inoltre, ci sarà un incentivo fiscale per chi sceglie di continuare a lavorare e solo le briciole per le pensioni minime, un cavallo di battaglia di Forza Italia fin dai tempi di Berlusconi che le voleva a 1000 euro: per adesso, chi le percepisce dovrà accontentarsi di solo 6 euro in più. Da 615 euro, schizzeranno (si fa per dire) a 620,92 euro.
I tagli
Il Governo, in ogni caso, aveva promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani: nessuna nuova tassa, quindi solo tagli per far quadrare i conti. Così, la bozza della legge di Bilancio prevede di recuperare 3 miliardi dalla spending review di ministeri e amministrazioni pubbliche locali e un tetto agli stipendi dei manager pubblici e privati (nelle aziende con contributi statali): esso sarà fissato a 160 mila euro. Una sforbiciata notevole, visto che prima era a 240 mila.
Ma non piangeranno solo i ricchi: un taglio, se in Parlamento non ci saranno correttivi, lo subirà anche il mondo sanitario. Il fondo ad esso destinato nel 2025 e nel 20’26 varrà il 6,1% del nostro Pil: il minimo da 15 anni.