Ilaria Salis, oggi, 22 ottobre 2024, è tornata a far parlare di sè. L’europarlamentare eletta tra le fila di Alleanza Verdi e Sinistra, con un post sui social, ha annunciato che a breve le autorità ungheresi manderanno al Parlamento europeo la richiesta di revoca della sua immunità. Il rischio, quindi, è che per lei si riaprano le porte di un carcere di Budapest, dove è già stata detenuta per mesi prima ancora che il processo a suo carico, con l’accusa di aver aggredito dei manifestanti di destra nella capitale magiara, si concludesse. Proprio per le condizioni in cui è stata detenuta, Ilaria Salis prima è diventata un caso; poi il nome simbolo della battaglia per i diritti umani con il quale il partito di Bonelli e Fratoianni ha puntato in occasione delle scorse elezioni europee.
Il caso dell’immunità a Ilaria Salis che l’Ungheria vuole toglierle
Avs ha incentrato tutta la sua campagna elettorale sul caso Salis. Le foto che ritraevano l’attivista lombarda catene ai piedi in un’aula di tribunale hanno scosso l’opinione pubblica.
Tutti, Governo Meloni compreso, hanno fatto il loro per farle avere almeno i domiciliari. Ma è stato solo con la elezione nel Parlamento europeo che ha potuto prima far ritorno in Italia e poi vivere da persona libera.
I 15 mesi di detenzione in attesa che si espletasse il processo, sembravano un brutto ricordo. Ma le polemiche con Orban, da giugno scorso, non sono mai cessate. Anche nell’aula del Parlamento Ue: quando l’Ungheria ha preso la presidenza di turno del Consiglio Europeo, Salis ha sostenuto che si trattava di un paradosso in quanto l’Ungheria è un Paese con un regime illiberale. Orban le ha risposto accusandola di essere una picchiatrice e che era assurdo che proprio lei parlasse di diritti.
Il post di accusa: “Il tiranno Orban non digerisce le critiche”
Oggi, 22 ottobre, la nuova puntata dello scontro con un comunicato stampa diffuso da Ilaria Salis:
“A breve sarà annunciata al Parlamento Europeo di Strasburgo la richiesta di revoca della mia immunità da parte delle autorità ungheresi. Non è una coincidenza che la trasmissione della richiesta al Parlamento sia avvenuta il 10 ottobre, il giorno successivo al mio intervento in Plenaria sulla presidenza ungherese, quando ho criticato duramente l’operato di Orbán. Evidentemente, i tiranni faticano a digerire le critiche.
Come ho già detto più volte, auspico che il Parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una “democrazia illiberale” in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza. In gioco non c’è solo il mio futuro personale, ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie. Non sussistono le condizioni minime affinché in Ungheria possa svolgersi un processo giusto. Né per me, né per Maja, né per nessun oppositore politico, tantomeno se antifascista. Abbiamo già dimostrato cosa può la solidarietà. È tempo di mobilitarsi di nuovo, in nome dell’antifascismo, della democrazia e di una vera giustizia”
Bonelli: “Il parlamento europeo deve tutelarla”
Ma cosa ne pensa Angelo Bonelli dell’ultimo braccio di ferro della sua Ilaria Salis con il premier ungherese Victor Orban?
“La richiesta dell’Ungheria deve essere respinta dal Parlamento europeo: non è un Paese dove si possa svolgere un processo equo e giusto. Lo dimostra anche il fatto che Orban ha già espresso una sentenza di condanna prima che ci sia una sentenza dei giudici. Del resto, come tutti sanno, in Ungheria i magistrati sono sotto il controllo del suo potere esecutivo”
Il riferimento è a quando, intervenendo alla festa di Pontida della Lega, Orban ha detto che la elezione di Ilaria Salis era tipica dello “stile italiano” per salvarla dal carcere. Tuttavia, se in Italia sono tutti concordi sulla necessità di sottrarla a una giustizia compromessa con la politica quale quella di Budapest, le polemiche invece si accendono a proposito di altre posizioni espresse dall’attivista: sulla legittimità ad occupare le case, ad esempio. O sulla opportunità di abolire le carceri minorili.