Chi deve pagare per le ingiuste detenzioni? Un emendamento di Forza Italia alla riforma della Corte dei Conti vuole inchiodare i giudici che sbagliano. La qual cosa, purtroppo, dati alla mano, non capita di rado. Stando all’associazione Errorigiudiziari.com fondata da Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, la malagiustizia colpisce più frequentemente di quanto si creda: in media, 951 volte l’anno. Di conseguenza, solo nel 2023, lo Stato è stato costretto a sborsare per i risarcimenti qualcosa come 29 milioni e 114 mila euro. Partendo da questi dati di fatto, quindi, Enrico Costa, Annarita Patriarca e Tommaso Calderone hanno presentato l’emendamento per valutare il procedimento di responsabilità a carico del magistrato per danno erariale.
Il caso delle ingiuste detenzioni in Italia, cosa propone Forza Italia per la nuova Corte dei Conti
I tre parlamentari di Forza Italia hanno presentato l’emendamento in occasione della discussione in parlamento della riforma della Corte dei Conti. In cosa consiste nello specifico? In pratica, davanti a un provvedimento irrevocabile che accoglie la domanda di risarcimento danni, si dispone che questo debba essere trasmesso al procuratore generale della Corte dei Conti il quale, a sua volta, deve valutare se sussistono le fattispecie per un procedimento di responsabilità ai danni della toga che ha emesso il verdetto sbagliato.
A Tag24.it, ha spiegato il senso del provvedimento Tommaso Calderone, capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera di Forza Italia, con questo video
La storia dell’associazione Errorigiudiziari.com
Come intervenire per limitare gli errori giudiziari è un vecchio rompicapo della politica. Spesso, però, ogni tentativo di riforma è rimasto al palo. Lo sanno bene Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, le anime dell’associazione che ha preso piede oltre 25 anni fa e che si occupa proprio di questo fenomeno:
“Io e Valentino abbiamo iniziato negli anni Novanta spinti da Roberto Martinelli, un maestro della cronaca giudiziaria fin dagli anni Settanta. Fu lui a invogliarci a tenere acceso un faro sugli errori giudiziari, sugli innocenti che finiscono in carcere”
ha raccontato a Tag24 Benedetto Lattanzi, presidente di Errorigiudiziari.com
“Sono molti i casi eclatanti che ci hanno spinto a impegnarci su questo fronte. Oltre a quello di Enzo Tortora, alla fine degli anni Ottanta, il caso di Lanfranco Schillaci, ad esempio: un professore di Limbiate che venne accusato di aver abusato della figlia di due anni. Finì sulle prime pagine di tutti i giornali, gli tolsero anche la patria potestà. Solo qualche mese dopo si scoprì che i segni che la bimba aveva sulle parti intime non erano dovuti a violenze, ma a un tumore che poco tempo dopo se la portò via. Queste storie ci colpirono particolarmente. E da allora siamo impegnati su questo fronte raccogliendo centinaia di storie di cattiva giustizia, tant’è che abbiamo scritto un libro, dei docu-film, e ora abbiamo il nostro sito web. Facciamo continuamente attività di sensibilizzazione sul fenomeno degli innocenti che finiscono in carcere, anche nelle scuole e nelle facoltà di giurisprudenza: secondo noi è sottovalutato”
Per questo Lattanzi e Maimone sostengono l’iniziativa di Forza Italia:
“La nostra associazione chiede da tempo questo: ogni ordinanza di Corte d’Appello che dispone un indennizzo per ingiusta detenzione deve essere comunicata al competente procuratore generale della Corte dei Conti per l’esercizio da parte dello Stato di un’azione di rivalsa nei confronti di colui che ha causato la carcerazione non dovuta”
Quanti innocenti sono stati in carcere: i numeri
I numeri, dicevamo, sono davvero allarmanti. Negli ultimi 31 anni, dal 1992 al 2023, lo Stato ha speso qualcosa come 874 milioni di euro per indennizzare 31.175 innocenti. Ma, nello stesso periodo, la Corte dei Conti ha intrapreso una sola azione di rivalsa per danno erariale nei confronti di un magistrato recuperando 10.425,68 euro.
Se l’emendamento di Forza Italia venisse approvato, ogni volta che il Ministero dell’Economia si trovasse a pagare un indennizzo, procederebbe subito a inviare una nota alla Procura della Corte dei Conti competente.
I casi famosi: da Tortora a Califano, fino a Zuncheddu
La storia repubblicana è piena di casi di malagiustizia. Quello di Enzo Tortora, lo showman ingiustamente accusato di associazione camorristica e traffico di droga e per questo clamorosamente arrestato nel 1983, è solo il caso più famoso. Negli ultimi giorni, complice un docufilm che si è presentato alla Festa del Cinema di Roma, è tornato in auge anche quello del cantautore Franco Califano: qui un reel condiviso dal profilo cantautoresimo mentre racconta la sua esperienza
In questi giorni, poi, si è riparlato anche del caso di Ilaria Capua, la virologa nonché divulgatrice scientifica diventata molto popolare all’epoca del Covid, accusata ingiustamente di diffusione di epidemia. Fortunatamente, non ha mai vissuto l’esperienza del carcere ma, la scorsa settimana, in una intervista concessa a 7 del Corriere ha confessato che
“Erano a pezzi la mia vita professionale e la mia reputazione. Il dolore e la vergogna mi sopraffacevano. Un incendio mi spellava viva, come negli incubi. E poi l’incertezza su tutto, non sai se il pm ti riceverà o meno: ‘Dipende’ era la risposta di rito a ogni mia domanda…”
Il caso Zuncheddu: parla l’avvocato
Solamente a gennaio scorso, poi, è finito l’incubo di Beniamino Zuncheddu, accusato ingiustamente di un triplice omicidio nel 1991 e per questo rinchiuso in carcere per ben 33 anni: il più grave errore giudiziario della storia repubblicana. Il suo avvocato, Mauro Trogu, ha commentato così l’emendamento Costa-Patriarca-Calderone:
“Mi sembra un passo in avanti verso l’equiparazione dei magistrati a tutti gli altri funzionari dello Stato: tutti devono essere responsabili per ciò che fanno. E se lo Stato si trova nella situazione di risarcire un cittadino per dei loro errori, in caso di dolo o colpa grave, è giusto che si rivalga su di loro. Ma finora, per i magistrati, questa regola non è stata osservata. L’emendamento, quindi, va a correggere una anomalia. E crea più equilibrio tra il potere giudiziario e la responsabilità che deve avere chi lo esercita”